Visualizzazione post con etichetta Silvino Gonzato. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Silvino Gonzato. Mostra tutti i post

mercoledì 12 gennaio 2011

Con Emilio Salgari, la fantasia che non mente

 Si diceva capitano di lungo corso e non aveva mai viaggiato. Mentiva Emilio Salgari? O semplicemente volava con le sue parole? E quelle parole in libertà alla fine sono diventate una prigione? In I due viaggiatori provo a rispondere così.

Proprio così. Di questo sono convinto. Emilio non mente, Emilio lascia la parola alla sua fantasia.
Il problema è che la fantasia agisce come una droga, che regala un senso di onnipotenza e poi svuota di tutto. Fa toccare il cielo con un dito ma nel frattempo taglia la luce.
Fosse solo difendere con la sciabola l’onore. È che obbliga i familiari, e persino la donna di servizio, a tirare di scherma; è che si adagia sul letto dopo aver cosparso profumi sulle lenzuola per farle odorare di tropici; è che si firma Selvaggio Malese nelle lettere indirizzate alla fidanzata Ida, da lui ribattezzata Aida, come la verdiana figlia del re etiope.
Papà vive sempre con i marajà, diranno i suoi bambini.
Sul retro di un foglietto dove ci sono disegni e appunti per la trama delle Tigri di Mompracem, ha scritto: Avevo 23 anni quando caddi prigioniero del pirata Sandokan. E ancora: Io sono schiavo e compagno di Sandokan.
Si è inventato come personaggio dei suoi stessi romanzi. Lo scorridore, l’avventuriero, il pioniere, il condottiero. Il gioco può anche valere la candela.
Dice ancora Silvino Gonzato: Non è che sia un bugiardo, sembra di un altro mondo.
Sottoscrivo. E sì, il gioco può valere, finché il mondo non presenta il conto. Finché le parole sono passaporto e non prigione.

domenica 5 settembre 2010

La vita tranquilla di Salgari, capitano mancato

No, io non ero nato né per imitare il mestiere di mio padre, né per condurre una vita tranquilla, troppo tranquilla

Ancora una volta sono tornato a leggere le lettere e le note autobiografiche di Emilio Salgari, uno scrittore, ormai lo dovreste sapere, che per me è stato assai più di uno scrittore, perchè a lui devo i miei sogni di ragazzino, i primi e più emozionanti viaggi della mia vita di esploratore di carta.

E come ti si stringe il cuore, ad andare oltre i romanzi per cogliere la storia della sua vita. Non che la sua sia stata una vita tranquilla. Però non è stata comunque la vita sognata, quella in cui avrebbe dovuto essere un capitano di lungo corso, un esploratore, un avventuriero.

Lui che scriveva:

Fin dalla più tenere età io avevo una passione bizzarra incomprensibile, cioé quella di farmi marinaio, di avere un giorno una nave da comandare, un equipaggio sotto di me, di scorrere gli ampii mari in cerca di avevnture, di burrasche, di vere emozioni

Le uniche emozioni invece furono quelle vissute sulla carta. Però ci credeva: questo era il suo dono e la sua condanna.

E lo so che ha ragione Silvino Gonzato, autore di una delle più belle biografie dedicate a Emilio:


Era uno di quei predestinati all’errare randagio nell’universo senza limiti della fantasia, che per lui cominciava là dove l’Adige, sboccando nel mare, incontrava i pantani coperti di crema vegetale della Malesia, le tempestose acque dello Stretto di Bering, le placide lagune dei Caraibi, e le navi condotte da capitani coraggiosi che continuavano a battere gli oceani con l’unica preoccupazione di fermarsi una volta l’anno per raccontare le loro avventure

Ha ragione, perché se nella vita di Emilio non risultano scorribande a cavallo, assalti lancia in resta, glorie di ussari e cavalieri, questo è solo quello che si dice noi: bene o male è come se ci siano state.

La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...