Visualizzazione post con etichetta brevità. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta brevità. Mostra tutti i post

giovedì 8 novembre 2012

I due minuti del discorso di Abramo Lincoln

Mi pare curioso che in tempi in cui il tempo è scarso e le parole sono inflazionate vadano ancora per la maggiore libri di sterminata lunghezza, come se il numero delle pagine facesse premio sulla qualità. Ma mi pare ancora più curioso che si misuri il valore e l'importanza di quanto si ha da dire sul tempo che ci prendiamo a noi e a chi ci ascolta.

Per questo mi è piaciuta la storia che qualche tempo fa Marco Missiroli ha raccontato su La Lettura del Corriere della Sera: I due minuti che inventarono l'America. E' la storia del discorso di Gettysburg, pronunciato da Abramo Lincoln dopo la battaglia più sanguinosa della Guerra civile. Quel giorno - il 19 novembre 1863 - c'erano i famigliari dei caduti: non poteva essere un'orazione come le altre, non poteva essere la retorica della guerra.

Le autorità accolsero Lincoln spiegandogli che avrebbe avuto tutto il tempo a disposizione. Chi lo precedeva - l'ex segretario di Stato - si stava dando daffare con un intervento di due ore.

Ma quando si presentò davanti alla folla, l'applauso fu rotto da una voce: Chi ci ridarà i nostri figli?

Il Presidente si toccò la barba, guardò l'orologio, ripiegò in quattro i fogli e se li mise in tasca. In fondo, c'era bisogno di pochissime parole, per il discorso che si dice abbia rifondato lo spirito del Nuovo Mondo. E nelle parole di Marco Missiroli:

Il miglior discorso che la storia americana, e una madre del suo popolo, avrebbe ricordato per sempre era di appena dieci frasi. Durava due minuti.

mercoledì 7 novembre 2012

Un po' di nostalgia per il romanzo lungo

Sta tramontando l'epoca del romanzo lungo, travolto prima che dal gusto del lettore dalle nuove tecnologie?

In diversi se lo stanno domandando e recentemente anche Gail Rebuck, presidente della Random House, una delle più grandi casi editrici del mondo, ha risposto così a chi gli domandava se in futuro si leggeranno ancora romanzi: "Sì, ma quanto lunghi?"

E certo, la nuova epoca dell'editoria digitale e dei lettori multitasking infligge un deprimente senso di obsolescenza ai cultori del Dottor Zivago o della Recherche. Scrive Enrico Franceschini su Repubblica:

I lettori non hanno più tempo da dedicare a libri di 400 o 500 pagine, sottoposti come sono a troppe distrazioni dal web, fra social network, email, tablet e telefonini intelligenti.

E può non dispiacere l'età dell'oro che si annuncia per il romanzo breve, di cui bene parla Ian McEwan:

Spesso i critici reagiscono a un romanzo breve come se un autore avesse sbagliato qualcosa o non avesse osato abbastanza, ma un libro più lungo non significa necessariamente un libro migliore, anzi.

D'accordissimo, tanto più che si possono catalogare come romanzi brevi anche Morte a Venezia di Thomas Mann o The Dead di James Joyce. Però in tutto questo mi sento un po' dinosauro. Che bello, sprofondare di tanto in tanto in quegli oceani di carta e perdersi nelle trame, ripartendo ogni giorno da dove ci si era lasciati il giorno prima, magari rallentando verso la fine, perchè è un dispiacere che quella storia non prosegua, che quel personaggio ci dica addio...

venerdì 2 dicembre 2011

Quando Abramo Lincoln ci insegno la brevità

Mi pare curioso che in tempi in cui il tempo è scarso e le parole sono inflazionate vadano ancora per la maggiore libri di sterminata lunghezza, come se il numero delle pagine facesse premio sulla qualità. Ma mi pare ancora più curioso che si misuri il valore e l'importanza di quanto si ha da dire sul tempo che ci prendiamo a noi e a chi ci ascolta.

Per questo mi è piaciuta la storia che Marco Missiroli ha raccontato su La Lettura, il nuovo splendido supplemento di cultura del Corriere della Sera: I due minuti che inventarono l'America. E' la storia del discorso di Gettysburg, pronunciato da Abramo Lincoln dopo la battaglia più sanguinosa della Guerra civile. Quel giorno - il 19 novembre 1863 - c'erano i famigliari dei caduti: non poteva essere un'orazione come le altre, non poteva essere la retorica della guerra.

Le autorità accolsero Lincoln spiegandogli che avrebbe avuto tutto il tempo a disposizione. Chi lo precedeva - l'ex segretario di Stato - si stava dando daffare con un intervento di due ore.

Ma quando si presentò davanti alla folla, l'applauso fu rotto da una voce: Chi ci ridarà i nostri figli?

Il Presidente si toccò la barba, guardò l'orologio, ripiegò in quattro i fogli e se li mise in tasca. In fondo, c'era bisogno di pochissime parole, per il discorso che si dice abbia rifondato lo spirito del Nuovo Mondo. E nelle parole di Marco Missiroli:


Il miglior discorso che la storia americana, e una madre del suo popolo, avrebbe ricordato per sempre era di appena dieci frasi. Durava due minuti


La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...