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mercoledì 21 agosto 2013

Quando la Shoah non avrà più testimoni

Le leggi biologiche ci permettono di prevedere che i testimoni diretti della Shoah saranno presto tutti morti. Le testimonianze che molti di loro hanno considerato un dovere, portandole specialmente nelle scuole, saranno sospese per sempre. Ma che cosa cambia?

Certo i testimoni erano/sono mossi dalla loro passione (comprendere e far comprendere, o meglio illustrare l'incomprensibile): passione che una pagina letta ad alta voce non comunica con altrettanta efficacia. Però dal punto di vista conoscitivo non c'è alcuna perdita, perché sulla Shoah sappiamo tutto...

Certo meno commossa, certo più didattica, ci sarà sempre, nelle scuole e nei lager, una voce che proviene dal profondo dell'orrore. E ci saranno sempre i figli e i nipoti che cercheranno in quei luoghi il paesaggio in cui i loro cari furono trucidati, che cercheranno di vedere quello che videro i loro occhi prima del buio, o magari cercheranno una briciola di cenere del loro corpo profanato.

(da Cesare Segre, Shoah senza più testimoni, La lettura del Corriere della Sera)

lunedì 4 giugno 2012

Quanto si beve nella letteratura americana

Bisognerebbe scriverla la storia di come l'alcol ha preso in ostaggio la letteratura americana, quando due Martini prima di pranzo erano un segno di distinzione virile.

Così scrive Livia Manera sulla Lettura del Corriere della Sera, a proposito del grande John Cheever, lo scrittore americano di cui quest'anno ricorrono i 100 anni dalla nascita e i 30 dalla morte, con inarrestabili fiumi di alcol in mezzo.

Afferma Livia Manera che in Cheever - un uomo che anche nel nome rammenta un'etichetta di whiskie - l'alcolismo rappresentava un paradosso:

Un virus che distrugge nel corpo e nello spirito quest'uomo minuto, con l'aria del signore di campagna e una certa pretesa di aristocrazia, ma non sembra mai sfiorare la lucidità della sua mente. 

Paradosso, senz'altro. Paradosso che comunque ha lasciato a John Cheever la possibilità di scrivere romanzi e short stories tra i più belli dei suoi tempi, pagine che gettano una singolare luce nel lato oscuro della vita americana, sobborghi e caffé del West Side, ville con piscina e bottiglie svuotate.

Però fa riflettere questa storia della letteratura americana ostaggio dell'alcol. Mica solo John Cheever e Raymond Chandler. Pensate agli investigatori o alle attrici condannate a bere spuma. 

giovedì 24 maggio 2012

Ogni scrittore arriva dopo

Si può pubblicare a pagamento, perchè lo ha già fatto Moravia; si può pubblicare ormai vecchi perchè è già successo a Bufalino; si possono avere molti rifiuti da case editrici perchè ne ha già avuti altrettanti Tomasi di Lampedusa; si può essere stroncati dalla critica perchè la ista di stroncature illustri è lunghissima; si può smettere di scrivere romanzi ed essere considerati grandi scrittori del secolo perchè è già successo a Flaiano.

 Si può non vendere una copia perchè i grandi scrittori che non hanno venduto una copia sono migliaia; si può sperare di essere riconosciuti grandi scrittori dopo la morte perchè è successo a Kafka, a Morselli e a tanti altri. 

Si può spettegolare sul proprio tempo perchè lo ha già fatto Dante; si possono avere idee spaventose perchè le ha già avute Céline. La cosa bella e rassicurante, in letteratura, è il fatto che qualsiasi destino ti capiti, c’è già stato un precedente. 

E’ già accaduto persino che si siano pubblicati libri brutti ma di grandi successo.

(Francesco Piccolo, Ogni scrittore arriva dopo, dalla Lettura del Corriere della Sera)

La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...