Visualizzazione post con etichetta vacanza. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta vacanza. Mostra tutti i post

giovedì 1 novembre 2012

Una persona che se ne va è come un personaggio


Il concerto sta per finire. E ci voleva davvero, un bel concerto. Con che occhi che ora mi guardo intorno. Mi piacerebbe perfino attaccare discorso con qualcuno. Chiacchierare, bere qualcosa, chiacchierare ancora. Non lo farò, mi conosco. O forse sì, chissà.

Quello che so è che domani mattina partirò per il mare. Mi attende una settimana scarsa di ferie che penso di essermi meritato.
 
Saranno le prime vacanze in cui dovrò fare a meno delle telefonate di mia madre, di quegli squilli che mi coglievano sempre nei momenti meno opportuni.
 
E lo so che succederà. Sarà magari quando rientrerò nella camera di albergo per fare la doccia e prepararmi per la cena, oppure più tardi, quando uscirò per una passeggiata-boccata d’aria-gelato.
 
Sarò presto di ritorno, in ogni caso, perché in vacanza non ho mai fatto le ore piccole, mi piace tirare tardi solo con i miei amici, nella mia città, nel mio quartiere, nel mio locale, vai a capire perché, e insomma, sarò di ritorno presto e poi non mi rimarrà altro che un libro, o un po’ di televisione per non perdere l’abitudine.
 
Solo un attimo prima di spegnere la luce del comodino mi folgorerà un pensiero: «Mia madre oggi non ha telefonato». E qualcosa cambierà, nell’andamento lento di una sera di vacanza.
 
Lo so, il tempo delle sorprese sarà ancora inevitabilmente lungo. Succederà anche la prossima primavera, quando mi ritroverò con le cesoie davanti alle sue ortensie e la vorrò accanto per sciogliere un dubbio che da solo non ho mai risolto: che faccio, poto?
 
È così, la morte è in primo luogo una fuga di gesti, di abitudini, di situazioni. Per questo ce ne accorgiamo poco a poco. Una persona che ti lascia è più o meno come il personaggio di un libro: il libro finisce, ma non è che il personaggio ci muoia dentro una volta che giriamo l’ultima pagina.

(da  Paolo Ciampi, Una domenica come le altre, Mauro Pagliai editore)

martedì 24 gennaio 2012

E' Barcellona o Praga magica?

Si comincia con un ragazzo che dalla vita non ha avuto nulla, se non l'amore per i libri (che non è poco) e il sogno di diventare uno scrittore per il quale venderebbe l'anima, novello Faust che per la testa ha solo l'odore di inchiostro e la fame di firma.

Si continua e si finisce anche con una storia piena di tutti i colpi di scena che è doveroso attendersi in un libro come questo, che sa miscellare sapientemente tutti gli ingredenti del vecchio feuilleton per riproporli a un lettore dei nostri tempi.

C'è persino troppo ne Il gioco dell'angelo di Carlos Ruiz Zafòn, troppo, compreso un eccesso di mestiere e di compiacimento. E lo devo dire, mi era piaciuto di più L'ombra del vento - del resto, quando un libro viene presentato in copertina con l'espressione "dall'autore di..." c'è sempre d'aspettarsi la fregatura e qui almeno la fregatura non c'è.

Troppo, ma il fatto è che questo libro me lo sono portato a Barcellona, durante una vacanzina di qualche giorno fa, ed è a Barcellona che me lo sono letto, cercando nelle mie camminate la Barcellona degli anni Trenta raccontata da Zafòn, quella città di nebbie e misteri, quasi una Praga in versione catalana.

E allora ho bussato alle porte di questa storia e sull'uscio ho incontrato Don Basilio, il dispotico vicedirettore di giornale che vede come il fumo negli occhi l'uso liberale degli avverbi e l'aggettivazione eccessiva e che al giovane Martìn spiega cose così:


A sopravvivere in questo mestiere sono quelli che hanno priorità e non princìpi

Senza avere affatto tutti i torti, peraltro.

E così mi sono lasciato aprire la porta e sono entrato nella storia e la storia è diventata la mia mappa fantastica di Barcellona. Ed è con questa storia che ho compiuto il mio viaggio.

La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...