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martedì 30 settembre 2014

Un racconto di viaggi è sempre una storia di incontri

E gli altri?

Per introdurre questo tema bisognerebbe precisare all'inglese: "last, but not least"... Insomma, la curiosità del viaggiatore e poi del narratore è una dote individuale, ma la storia che possiamo raccontare non sarà mai frutto solo del nostro lavoro.

"Senza l'aiuto degli altri non si può scrivere un reportage" diceva Ryszard Kapuscinski. Il reporter è solo "l'estensore finale", l'ultimo anello di una catena composta da moltissimi individui che ci offrono spunti, storie, riflessioni.

Un racconto di viaggio è sempre una storia di incontri. Non dimentichiamolo.

(Paolo Ciampi in Parole in viaggio di Alessandro Agostinelli, Tito Barbini, Paolo Ciampi, Romano editore)

lunedì 15 settembre 2014

Sul viaggio che è sempre ritorno

Mi pare che fosse in uno dei romanzi di Novalis, il grande romantico tedesco, che ci si rivolgeva ai viandanti con questa domanda: "Dove siete diretti?". E la risposta, inequivocabile, era questa: "Sempre verso casa".

Il viaggio in fondo è sempre un ritorno, perlomeno un ritorno a se stesso. Questo è anche il tema di fondo del mio viaggio più difficile e forse del mio libro più complesso, "Le rughe di Cortona". Un viaggio verso casa.

Un viaggio, aggiungo, in cui sono andato davvero a fondo. E lo so che per i pessimisti al fondo non c'è mai davvero fondo, ma io insisto a non annoverarmi tra di essi. Per me toccando il fondo non resta altro che putare i piedi e darsi la spinta per risalire.

In definitiva il senso del viaggio è stato proprio questo: chiudere un cerchio; smarrire il sentiero e poi ritrovarlo.

Arrivando comunque nel vivo delle mie questioni irrisolte.

(Tito Barbini, in Le parole in viaggio di Alessandro Agostinelli, Tito Barbini, Paolo Ciampi, Romano editore)

giovedì 11 settembre 2014

In viaggio con il rumore e il silenzio


Il mondo dei viaggiatori potrebbe essere diviso in queste due categorie: silenzio e rumore.

Ci sono luoghi del pianeta dove il rumore imperversa e luoghi che abbndano di slienzio.

E mi piace pensare che organizziamo i nostri viaggi sulla base di una miscela di questi due elementi, ogni volta che abbiamo bisogno più dell'uno o dell'altro.

(Alessandro Agostinelli, da Parole in viaggio di Alessandro Agostinelli, Tito Barbini, Paolo Ciampi, Romano editore)

lunedì 7 luglio 2014

Buone parole per raccontare buoni viaggi


È stato al termine di un'intensa giornata di docenza alla Scuola di narrazioni “Arturo Bandini”, qualche tempo fa. Avevo appena salutato le persone con cui avevo trascorso otto ore di confronto su molte esperienze e molte parole. Il tempo era volato via e anch'io me ne tornavo a casa con qualcosa in più di quando, quella mattina, mi ero presentato in aula. Prima di andarmene lo sguardo mi era caduto su alcuni fogli: gli appunti che mi ero preparato per l'occasione.

Non che li avessi seguiti passo passo. Anzi, tutto sommato li avevo trascurati, affidandomi agli interessi e agli umori di chi avevo davanti. Però erano stati utili – se non altro perché mi avevano aiutato a mettere a fuoco alcune idee sulla scrittura legata al movimento nel tempo e nello spazio. Ora li avevo abbandonati sul tavolo, come una cartella stampa dopo che si è scritto un articolo o come il biglietto di uno spettacolo appena concluso. Peccato, però. Forse, lavorandoci sopra, a qualcosa potevano ancora servire.

È stato in quel momento che mi sono venute in mente alcune persone che con me condividono la passione per il viaggio e soprattutto per la scrittura di viaggio. Buoni viaggiatori – senz'altro in questo migliori di me – in confidenza con la parola che si mette in cammino per raccontare quella fondamentale esperienza dell'uomo che è, appunto, il viaggio. Amici che scrivono, che leggono molto, che raccontano. Amici che, quando non sono in viaggio, spesso e volentieri sono impegnati in presentazioni, incontri, lezioni. Figurarsi se anche loro non avevano qualcosa, anzi, molto da condividere. Perchè non assem
blare le nostre esperienze, i nostri sguardi, i nostri consigli, per costruire insieme una piccola guida per la scrittura di viaggio?

L'idea è piaciuta ed ecco che n'è venuto fuori: questa piccola guida che vi proponiamo con la convinzione che in realtà si tratti dell'inizio di un percorso. Di un viaggio di parole – diciamo così – che intendiamo fare insieme – insieme anche a voi – per riflettere sul significato, sulle possibilità e anche sulle tecniche della scrittura.

Si parte da qui, con questa nostra squadra e con questo titolo nella collana Fuorirotta della Romano editore che contiamo diventi occasione per incontri, lezioni, seminari, chiacchierate in luoghi accoglienti e partecipati. E chissà che grazie a questo lavoro, fatto anche di proposte, approfondimenti, stimoli, perfino critiche, altre edizioni di questa guida e altri strumenti non possano vedere presto la luce.

Noi siamo qui. Pronti a questo viaggio. 

(Paolo Ciampi, con Alessandro Agostinelli e Tito Barbini, Parole in viaggio, Romano editore)

lunedì 16 aprile 2012

Cosa ci rimane di Fosco Maraini

Cosa rimane di Fosco Maraini - il viaggiatore, l'etnologo, il fotografo, lo scrittore - nel centenario della sua nascita, che cade quest'anno, spero con poche celebrazioni ma con molta voglia di recuperare la storia e la lezione di questo grande uomo?

Una buona risposta ce la dà Alessandro Agostinelli sull'Espresso:

Resta la memoria della sua vita. Perché Maraini voleva che tutto quello che ha trovato, raccolto, scattato, appuntato, ricevuto, comprato in giro per il mondo e riportato a casa  potesse chiudere un cerchio, che quell'universo potesse contribuire ad aprire gli occhi a tutti coloro che altrimenti non si ricordano quanto il mondo sia più grande delle nostre abitudini, della nostra maniera di camminare o di impugnare una forchetta, del nostro modo di vedere la vita.

E siamo già molto oltre la commemorazione che le cifre tonde ci impongono.

venerdì 8 luglio 2011

Con pigrizia alle Hawaii, tra musica e vulcani

I nostri voti arrivano quando il Presidente è già stato eletto

Benvenuti alla Hawaii, cinquantesimo Stato degli Stati Uniti di America, la più lontana, diversa (anche se forse oggi un po' meno diversa), inverosimile delle stelle della democrazia stelle e strisce.

Dici Hawaii, ed è un suono rotondo e magico, un sospiro che evoca spiagge e vacanze esotiche. Corone di fiori per saluto e cocktail indolenti. Elvis Presley vestito da marinaio dell'Us Navy e un ukulele pizzicato con malinconia.

E non so se questo immaginario sia più debitore a Hollywood o ai cataloghi dei tour operator, ma se mi fermo a pensarci, allora questo arcipelago del Pacifico svanisce, come una linea di costa nelle nebbie del mattino. Che cosa so davvero delle Hawaii?

Ci voleva un viaggiatore, un viaggiatore scrittore come Alessandro Agostinelli, con Honolulu Baby (Vallecchi, collana Off the Road) per portarmi davvero fin qui. In questo mondo a parte con tutte le sue tentazioni e contraddizioni. Tra vulcani che ancora sfidano il cielo e centri commerciali come a New York. Tra surfisti che agognano la grande onda e indigeni che ancora rivendicano l'indipendenza.

E' andato lontano, Agostinelli. Con pochi dollari e molta curiosità. Con l'idea che una musica hawaiiana può riscattare molte delusioni. Con la consapevolezza che il viaggio si adatta più alla pigrizia che alla frenesia, e ditelo al resto del mondo.

Viaggiare: non ci sono molti altri modi di visitare più da vicino se stessi.

Così comincia Agostinelli, e io sottoscrivo. Anche a Honolulu, ascoltando un ukulele.

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