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martedì 15 aprile 2014

La Romagna è uno stato della mente

La Romagna non è un luogo preciso, ma uno stato della mente. Noi sappiamo benissimo di essere romagnoli, come sappiamo di avere quasi sempre la testa attaccata al collo.

Non ci sfiora nemmeno il dubbio che possano scambiarci per un altro.

Spesso, per rompere il ghiaccio, qualcuno mi dice di avere un conoscente che abita dalle mie parti. "Sa Cavina - mi dicono - anch'io ho un carissimo amico dalle sue parti. Di Reggio Emilia".

Io mi sforzo di non offendermi. Non tanto perché non voglio essere scambiato per un reggiano, ci mancherebbe; quelli sono dei signori, per carità. E' che soffro quando incontro gente che non sa dov'è la Romagna.

Reggio Emilia non è affatto dalle mie parti. Come può non conoscere la differenza? Certo, ci sono meno di cento chilometri di distanza, ma se ci mettete di fianco, siamo lontani anni luce.

Insomma, quella è gente che, se ha qualcosa da dire, ci fa un disco e se la canta: Guccini, Vasco Rossi, Gianni Morandi, Lucio Dalla, Ligabue, Zucchero, Luca Carboni, Cremonini, Nek.

Noi, se abbiamo qualcosa da dire, parliamo. E se non abbiamo niente da dire, parliamo ancora di più; sono buoni tutti a star zitti quando non si hanno argomenti.

(Cristiano Cavina, Romagna mia!, Laterza)

lunedì 17 settembre 2012

Roberto Roversi, quel sovversivo mite

Roberto Roversi era un sovversivo mite.

Mite: per capirlo basta, se non avete mai avuto la fortuna di parlargli, o di sentirlo parlare, guardare una sua fotografia.

Sovversivo: nella tradizione del socialismo emiliano anarcoide, visionario, acceso d'utopia.

Tra i pochi intellettuali italiani capaci di ignorare il mercato culturale e spesso surclassarlo dall'alto della sua formidabile indifferenza agli elogi e al denaro, pubblicando per minuscoli e sconosciutissimi editori, e dicendo, del mestiere di libraio, che il suo aspetto spiacevole è vendere, perché separarsi da un libro è sempre una privazione.

Capace di spendersi nelle minuzie (riviste minime hanno dovuto patire, per avere un suo articolo, assai meno di grandi giornali) e poi di viaggiare tranquillo dentro il pop, le hit parade, le radio per ragazzini, scrivendo testi per Dalla ("Automobili" è un capolavoro totale) e per gli Stadio.

Lo cantava anche Morandi ("chiedi chi erano i Beatles"), forse il cantante italiano più popolare di tutti i tempi. Il poeta Roversi volava dai libretti stampati in trentacinque copie ai milioni di dischi: prodigi della vera libertà intellettuale, quando c'è.


(Michele Serra, Quel sovversivo mite ci ha insegnato la libertà di pensiero, da Repubblica del 16 settembre)

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