Prima di tutto il piacere del libro tra le mani, sensazioni che era una vita che non mi capitavano, l'idea di dover aprire le pagine con il tagliacarte come si faceva una volta, supplemento di cura e rito preparatorio della lettura. Prima di tutto la casa editrice - l'Italosvevo, una di quelle piccole case editrici che fanno grande, malgrado tutto, il panorama editoriale italiano - e il titolo della collana: Piccola biblioteca di letteratura inutile - a dimostrazione di quanto bisogno si abbia di ciò che è inutile.
Ma dopo queste premesse c'è lui, Valerio Aiolli, a mio parere uno dei migliori autori italiani dei nostri anni, tanti bei libri da Io e mio fratello al più recente Lo stesso vento. E con lui c'è questa storia - o questi frammenti di storia come recita il sottotitolo - che ci porta nella Firenze di fine Ottocento, non più capitale di Italia, ma meta frequentatissima da scrittori e artisti anglo-americani.
Il carteggio Bellosguardo, questo è il titolo, concentra in poche pagine un intero mondo, tanta letteratura, parecchie riflessioni sull'amore - anzi, sull'amore trattenuto, sospeso, non corrisposto - e anche una tragedia finale.
E dunque Bellosguardo, la splendida collina sopra Firenze che anch'io ho tante volte frequentato, con le mie passeggiate e anche con un libro dedicato a un personaggio quale Jessie White - la Miss Uragano di Mazzini e Garibaldi - che proprio a questo stesso mondo appartiene.
E' qui che si intrecciano le vicende Henry James e di Costance Fenimore Woolson. Lui è il grande autore americano, un'opera che molti fili legano a Firenze e una vita sentimentale inesistente o ben nascosta. Lei è discendente dell'autore de L'ultimo dei mohicani, è donna facoltosa per mezzi ma già irrimediabilmente etichettata come zitella.
Cosa succederà non lo racconto, scopritelo da soli. Vi dico solo che c'è Firenze come in Camera con vista. Che c'è tanta letteratura. Che il titolo non vi deve ingannare, semmai rimanda a un grande libro di Henry James, Il carteggio Aspern, non a un saggio o a uno sfoggio di erudizione.
Dentro c'è perfino Roland Barthes con i suoi Frammenti di un discorso amoroso, a dimostrazione del tema su cui davvero ruota la narrazione di Aiolli. Dentro c'è persino Aiolli stesso - con la sua parabola di vita, con i suoi sentimenti e le sue ferite - lo si capisce fin dal primo rigo:
Dalla finestra della cucina vedo la collina.
Così si comincia. Il resto a voi.
Ma dopo queste premesse c'è lui, Valerio Aiolli, a mio parere uno dei migliori autori italiani dei nostri anni, tanti bei libri da Io e mio fratello al più recente Lo stesso vento. E con lui c'è questa storia - o questi frammenti di storia come recita il sottotitolo - che ci porta nella Firenze di fine Ottocento, non più capitale di Italia, ma meta frequentatissima da scrittori e artisti anglo-americani.
Il carteggio Bellosguardo, questo è il titolo, concentra in poche pagine un intero mondo, tanta letteratura, parecchie riflessioni sull'amore - anzi, sull'amore trattenuto, sospeso, non corrisposto - e anche una tragedia finale.
E dunque Bellosguardo, la splendida collina sopra Firenze che anch'io ho tante volte frequentato, con le mie passeggiate e anche con un libro dedicato a un personaggio quale Jessie White - la Miss Uragano di Mazzini e Garibaldi - che proprio a questo stesso mondo appartiene.
E' qui che si intrecciano le vicende Henry James e di Costance Fenimore Woolson. Lui è il grande autore americano, un'opera che molti fili legano a Firenze e una vita sentimentale inesistente o ben nascosta. Lei è discendente dell'autore de L'ultimo dei mohicani, è donna facoltosa per mezzi ma già irrimediabilmente etichettata come zitella.
Cosa succederà non lo racconto, scopritelo da soli. Vi dico solo che c'è Firenze come in Camera con vista. Che c'è tanta letteratura. Che il titolo non vi deve ingannare, semmai rimanda a un grande libro di Henry James, Il carteggio Aspern, non a un saggio o a uno sfoggio di erudizione.
Dentro c'è perfino Roland Barthes con i suoi Frammenti di un discorso amoroso, a dimostrazione del tema su cui davvero ruota la narrazione di Aiolli. Dentro c'è persino Aiolli stesso - con la sua parabola di vita, con i suoi sentimenti e le sue ferite - lo si capisce fin dal primo rigo:
Dalla finestra della cucina vedo la collina.
Così si comincia. Il resto a voi.
(da La libertà di Giovanni Verga)
Ecco, forse la verità del nostro Sud, di quella che è stata l'unificazione di Italia, o per dirla in altro modo, l'annessione del Meridione al Regno di Italia, finora si è intesa meglio con le parole della letteratura che con le analisi della storia.
Soprattutto quello che successe subito dopo, quando Giuseppe Garibaldi si era dovuto ritirare in buon ordine, perché lui e i suoi uomini erano diventati un impiccio per il nuovo Regno.
In genere sui libri del liceo la questione si liquida in poche righe: il brigantaggio che mise a dura prova l'esercito regio per qualche anno. Un problema di ordine pubblico, al massimo di criminalità organizzata, un po' come in altri anni la mafia.
E invece fu vera guerra, guerra civile, guerra sociale. Costata un'enorme quantità di morti, chi dice addirittura centomila. Massacri, terrore, le solite vittime di ogni guerra sporca. Trame, cospirazioni, tradimenti. Paesi spazzati via, vite cancellate.
Ci voleva un libro come Il sangue del Sud di Giordano Bruno Guerri, per gettare luce su tutto questo e raccontarlo con coraggio, ma anche con equilibrio, senza idealizzare nessuno e senza alimentare strane nostalgie. Senza nemmeno la tentazione di idealizzare come una sorta di Che Guevara nostrano un brigante tipo Carmine Crocco, che pure diceva cose sacrosante:
Molti, molti si illusero di poterci usare per le rivoluzioni. Le loro rivoluzioni. Ma libertà non è cambiare padrone. Non è parola vana e astratta
Rimane l'orrore per tutto quello che fu fatto, per come fu piegato il brigantaggio: rastrellamenti, fucilazioni di massa, rappresaglie che noi siamo abituati a collocare in altri periodi della nostra storia e ad attribuire in esclusiva a altri eserciti.
Ma questa è anche la storia di come la verità fu cancellata, rimossa, nascosta. Commissioni di inchiesta e depistaggi. Armadi della vergogna, anche per il nostro Sud. All'inizio della storia di Italia. Come un marchio di fabbrica, un difetto di costruzione, un peccato originale.