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mercoledì 7 maggio 2014

Posti misteriosi, proprio accanto alle grandi strade

Chi ha detto che in Italia non c'è più terra incognita?

Cosi si chiede Paolo Rumiz, nel bel mezzo di un viaggio alla scoperta della montagna italiana, prima le Alpi da un capo all'altro, poi gli Appennini fino all'estrema propaggine meridionale. Curva dopo curva, su strade secondarie, fili sottili e tortuosi sulle mappe degli automobilisti, che quasi sempre prediligono la linea retta, assecondata da viadotti e gallerie. Strade dimenticate, strade che solo di tanto in tanto tocca imboccare, per una deviazione obbligata, perché non se ne può fare a meno.

Sostiene Paolo Rumiz, che in quel viaggio si è concesso il piacere estremo di partire e arrivare in fondo con una vecchia Topolino, che è proprio questo ciò che vale, il tempo che sembra perso e invece si guadagna, la sorpresa annidata dietro ogni tornante. A volte, afferma, neanche troppo lontano dalle linee rette con cui abbiamo preteso di soggiogare le montagne. I posti più misteriosi, afferma, stanno spesso accanto alle grandi strade, totalmente ignorati dal flusso che li percorre. Ed è un po' come per i ladri, che si dice rubino meglio vicino alle questure.

Solo qualche mese fa, con colpevole ritardo, ho letto La leggenda dei monti naviganti. A mio parere uno dei libri più belli di Rumiz. Dopo averlo finito l'ho messo via, su uno scaffale, con un pizzico di gratitudine misto a invidia: quel viaggio non era il mio viaggio.

Poi pochi giorni fa sono partito per un trekking con i miei amici. La via alta della Liguria, montagna con vista mare. A poche centinaia di metri in linea d'aria Portovenere, le Cinque Terre, alcuni dei luoghi più amati, conosciuti, frequentati da turisti di ogni paese. Poco più sopra, bellezza rarefatta, accarezzata dal silenzio. E solo così ho inteso davvero quel libro.

sabato 24 dicembre 2011

Il Golfo dei Poeti e il mare degli antichi Greci


Fa impressione incontrare sulla spiaggia di Lerici, dove è nato e vive, un personaggio così fuori del tempo.

E che emozione, quell'incontro, così come lo racconta Alessandra Iadicicco, sulle pagine di Tuttolibri, e che nonè con un autore di best-seller, uno di quelli che scala le classifiche e va in televisione. Angelo Tonelli, figurarsi, è un filologo, mestiere oscuro e faticoso, anche se dalla splendida etimologia: amico della parola. E' stato allievo del filosofo Giorgio Colli, da sempre si immerge nelle pagine di Kant, Nietzsche e Schopenhauer (e non so se questo possa essere misura di una vita serena), ma soprattutto è il grande traduttore dei Greci classici. Con undici anni di paziente lavoro ha consegnato alla nostra lingua tutte le tragedie di Eschilo, Sofocle, Euripide.

Non possiedo nessuna competenza che possa arrivare all'altezza delle sue scarpe. Ma mi piace quell'incontro, mi piace quella scelta di vita non in una città di librerie ed editori, ma là, con il Mar Ligure davanti, e Portovenere, le Cinque Terre, il Golfo dei Poeti che Tonelli ha ribattezzato Golfo degli Dei, perchè a volte la mitologia riesce anche in questo, riesce a stendere la sua tavolozza dei suoi colori anche sul mondo in cui viviamo.

E allora il Mar Ligure potrebbe davvero essere l'Egeo, il mare solcato dagli eroi della guerra di Troia. Quel mare, o un altro mare, quello delle parole che possono essere oceano e viaggio che dura una vita.

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  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...