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sabato 10 settembre 2011

Il grande Hem è meno grande senza sbronze e safari?

Di lui ne parleremo a lungo, con l'anniversario della sua scomparsa alle porte, quindi meglio armarsi di santa pazienza. Caro vecchio Hem, che cosa ti combineranno?

E poi di chi (o di cosa) si parlerà davvero? Di te o del mito che di te è stato fatto, certo non senza la tua complicità?

Perchè è così, quando si parla di Ernest Hemingway in realtà non si sa di chi (o di cosa) si parli. E ha ragione da vendere Marco Cicala, sul Venerdì di Repubblica.

Eterno reduce dei Ruggenti anni Venti, Hemingway visse sino all'ultimo in una lunga bugia autoprodotta: l'affabulazione. Menzogna che siamo disposti a perdonare perché almeno è raccontata bene, ma pur sempre patacca rimane

E dunque, si dice che fece la Guerra di Spagna e poi partecipò alla Liberazione di Parigi del 1944, ma errore, nell'uno e nell'altro caso fu poco più di un turista. Si dice che fu un espertissimo di corride, ma gli espertissimi smentiscono sdegnati. Si dice che all'Havana fosse implicato in chissà quali storie di spionaggio e controspionaggio, ma pare che sia un film. Si dice che abbia sfidato in duello un tipo per un insulto ad Ava Gardner, ma si tratta di un altro film. Si dice che per lui l'amicizia fosse sacra, ma pensate solo a come ha trattato tutti coloro che l'hanno aiutato a diventare il grande Hem, da Sherwood Anderson a Francis Scott Fitzgerald.

E allora? Il grande Hem è meno grande senza sbronze e safari?

Afferma ancora Marco Cicala:


Per fortuna i grandi libri ci tengono al riparo da chi li ha scritti

Io faccio un passo avanti. E dico: mancherebbero all'appello diversi grandi libri, senza uomini così, sbruffoni e mitomani, incontenibili affabulatori, giganti sia nello sfiorare il cielo che nel rotolare per terra.

mercoledì 24 agosto 2011

Se il grande Hem è un po' meno grande

Di lui ne parleremo a lungo, con l'anniversario della sua scomparsa alle porte, quindi meglio armarsi di santa pazienza. Caro vecchio Hem, che cosa ti combineranno?

E poi di chi (o di cosa) si parlerà davvero? Di te o del mito che di te è stato fatto, certo non senza la tua complicità?

Perchè è così, quando si parla di Ernest Hemingway in realtà non si sa di chi (o di cosa) si parli. E ha ragione da vendere Marco Cicala, sul Venerdì di Repubblica.

Eterno reduce dei Ruggenti anni Venti, Hemingway visse sino all'ultimo in una lunga bugia autoprodotta: l'affabulazione. Menzogna che siamo disposti a perdonare perché almeno è raccontata bene, ma pur sempre patacca rimane

E dunque, si dice che fece la Guerra di Spagna e poi partecipò alla Liberazione di Parigi del 1944, ma errore, nell'uno e nell'altro caso fu poco più di un turista. Si dice che fu un espertissimo di corride, ma gli espertissimi smentiscono sdegnati. Si dice che all'Havana fosse implicato in chissà quali storie di spionaggio e controspionaggio, ma pare che sia un film. Si dice che abbia sfidato in duello un tipo per un insulto ad Ava Gardner, ma si tratta di un altro film. Si dice che per lui l'amicizia fosse sacra, ma pensate solo a come ha trattato tutti coloro che l'hanno aiutato a diventare il grande Hem, da Sherwood Anderson a Francis Scott Fitzgerald.

E allora? Il grande Hem è meno grande senza sbronze e safari?

Afferma ancora Marco Cicala:


Per fortuna i grandi libri ci tengono al riparo da chi li ha scritti

Io faccio un passo avanti. E dico: mancherebbero all'appello diversi grandi libri, senza uomini così, sbruffoni e mitomani, incontenibili affabulatori, giganti sia nello sfiorare il cielo che nel rotolare per terra.

sabato 20 marzo 2010

Yehoshua e i suoi consigli di scrittura


Sarà a Roma il prossimo 27 marzo, a tenere la conferenza Come scrivo i miei libri, ma intanto Abraham Yehoshua alcune cose le anticipa sull'ultimo Venerdì di Repubblica, in una bella intervista di Marco Cicala. Mi piace quello che dice, l'autore de L'amante e de Il signor Mani, solo per ricordare due dei suoi più grandi libri.

Per esempio sul racconto come palestra di scrittura: "Sulla breve distanza la lingua si fa le ossa. Può concedersi di essere più intensa, concentrata, poetica".

Sull'importanza della parola parlata come apprendistato: "A trentasei anni, da riservista, venni inserito in un'unità di militari-conferenzieri. Mi spedirono negli avamposti sul Canale di Suez per parlare di letteratura...". A Yehoshua è servito. (ma che esercito singolare, quello che prevede anche i militari conferenzieri di letteratura...)

Sulla sveltezza della narrazione che non rende un buon servizio: "Un omicidio, un suicidio, un divorzio, un tizio che scompare di casa o scompare... Fatti del genere li trovi sempre più spesso sbrigati in poche righe. Mentre nella realtà, anche se durano un attimo, sono stratificazioni complesse. E se capitano a te puoi impazzirci. Nei libri, gli shock dovrebbero toccarti come nella vita"

E un aneddoto letterario che gli piace sempre raccontare:
"A Isaac Babel, l'autore ebreo-russo della geniale raccolta di racconti L'armata a cavallo, l'editore implorava di scrivere infine qualcosa di più lungo delle novelle. Un giorno lo scrittore gli si presenta barcollando sotto un'alta pila di fogli. L'editore esulta. Ma dal mucchio, Babel estrae solo una pagina e gliela consegna: Questo è il prodotto finito. Il resto sono prove":

La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...