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mercoledì 22 febbraio 2012

Quando la Borsa di Amsterdam fallì per i tulipani

E dunque, non sapevo che la prima Borsa del mondo è stata quella aperta ad Amsterdam nel 1609, tanto meno sapevo che di lì a poco anche quella prima Borsa fece crack, come spesso capita alle Borse. Nè che a rovinare gli speculatori allora non furono i derivati e i titoli spazzatura, ma i tulipani, visto che a quei tempi si poteva tentare di speculare anche sugli innocentissimi bulbi.

Non lo sapevo e ho appreso tutto questo grazie a quella splendida rivista che è Storica. Ed è su di essa che mi sono imbattuto anche sulle parole di Jossé de la Vega, mercante ebreo olandese, poeta e filantropo, che nel 1688 scrisse Confusione delle confusioni, dedicato proprio al mondo degli affari. Da Storica recupero tre splendide citazioni:

Non consigliare a nessuno di comprare o vendere azioni. Poiché formulare previsioni è una forma di stregoneria, è meglio di non vantarsi di fare il consulente finanziario.

Il profitto del mercato azionario è come il tesoro dei folletti: un momento è cenere; un altro momento è carbone; un momento sono diamanti; un altro momento ancora sono ciotoli.

Ma soprattutto:


Accetta sia i tuoi profitti sia le tue perdite. E' preferibile incamerare ciò che ti arriva fra le mani nei momenti favorevoli che sperare che la buona sorte e le circostanze favorevoli durino a lungo.

Che poi, curiosamente, mi ricordo quello che andava ripetendo un monaco buddista giapponese nel tredicesimo secolo, Nichiren Daishonin:

Soffri per quel che c'è da soffrire e gioisci per quello c'è da gioire. Considera entrambe, sofferenza e gioia, come fatti della vita...

Come dire che dai disastri dell'economia si possono ricavare buone parole per la cura delle nostre vite. 



mercoledì 2 novembre 2011

Steve Jobs e la bellezza che non è futile

Ricorda Curzio Maltese che Steve Jobs è stato Steve Jobs anche perchè a un certo punto della sua vita decise di lasciare l'università e si iscrisse a un corso di calligrafia. Proprio così, calligrafia: parola che racchiude in sè il concetto del bello, dello scrivere scegliendo la bellezza anche dei caratteri, piuttosto che semplicemente dello scrivere bene.

E afferma Curzio Maltese, nella sua rubrica sul Venerdì di Repubblica:

Jobs ricorda a tutti quanto è importante la bellezza nelle scelte della vita e quanto sia al centro del mercato. Senza questa scelta bizzarra e in apparenza futile, Apple non avrebbe avuto caratteri tanto belli

Non è evidentemente solo una questione di stile o di cultura. La bellezza può essere anche utile, non solo futile. Il nostro boom economico degli anni Sessanta fu spinto anche da oggetti che non erano solo moderni e funzionali, erano anche belli, dalla Vespa alla Giulietta, ai frigoriferi e alle lampade made in Italy.

E oggi? Oggi mi sa che la crisi è anche questo, la conseguenza di un paese che ha rinunciato a coltivare la bellezza, nell'arte come nelle città, nel design industriale come nella cura del paesaggio. Abbiamo semplicemente puntato a fare cassa senza intendere che questa poteva essere anche la strada più diritta per finire sul lastrico.

Dice, Curzio Maltese:


A un giovane ambizioso, oggi bisognerebbe consigliare di seguire un corso di calligrafia, invece del master di finanza alla Bocconi per imparare a far soldi in Borsa. Tanto, se andiamo avanti così, presto non ci sarà più niente su cui speculare

Sottoscrivo. A volte è proprio la strada che si dirige più lontano che conduce a destinazione.

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  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...