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giovedì 18 settembre 2014

Con Saunders, il mondo ai tempi di Disneyland

Saunders è uno scrittore serio e moralmente appassionato, che esprime perfettamente la follia dei tempi in cui viviamo.

Così afferma Zadie Smith: e l'opinione è senz'altro autorevole. Però non conoscevo George Saunders e forse non avrei mai messo gli occhi su  Pastoralia - tanto meno lo avrei comprato - non fosse stato per l'impegno decisamente ridotto chiesto al mio tempo e alle mie tasche. Aggiungete che di Minimum Fax ho imparato a fidarmi, perché ci sono case editrici che sono assai di più di un marchio sulla copertina. E non ultimo, anche il fatto che d'estate, magari in viaggio, mi viene un po' più facile coltivare il racconto. E perché ignorare un autore che, in quarta, viene proclamato erede dei Mark Twain e Kurt Vonnegut?

E dunque l'ho acquistato e anche letto e non so se George Saunders sia davvero l'erede di cotanti scrittori, non so e non posso giudicare. Però che iniezioni di buona letteratura che sono le sue pagine. Stravaganza e talento che in Europa avrebbero spinto qualche suo collega a guardarsi compiaciuto l'ombelico. E che qui, invece, regalano uno sguardo obliquo e impietoso sul mondo. Il nostro mondo, o forse il mondo che verrà, giusto dietro l'angolo.

Roba da vertigine. Come nel primo racconto, quello del dipendente di un parco a tema costretto a fare il cavernicolo sotto gli sguardi dei (rari) visitatori. Il mondo al tempo di Disneyland.

Leggere per credere. Roba da vertigine, davvero.  Leggere e non precipitare. Fosse solo per qualche piccolo grande gesto di umanità - magari per un singulto di gentilezza. Solo questo, per aggrapparsi e non cadere nel vuoto.

sabato 30 agosto 2014

Ti sembra importante, questa faccenda delle frasi

Perché scrivere?

Per comporre una certa frase, per finire una certa pagina.

Preoccuparsi delle frasi è un capriccio estetico, l'equivalente culturale del pizzicare la cetra mentre Roma brucia? Questa tesi non l'ho mai capita. Che altro ha a disposizione uno scrittore se non delle frasi? 

Chiedere a uno scrittore di non pensare alle frasi è come dire a un costruttore di non preoccuparsi della qualità dei mattoni.

Perché scrivere?

Perché ti sta a cuore questa faccenda delle frasi: ti sembra importante.

E le vuoi scrivere alla tua velocità da lumaca, con tutta la complicata attenzione che meritano.

Non è solo una cosa degli scrittori: in tutto il mondo la gente sta cominciando a capire la natura rivoluzionaria delle dimensioni ridotte e della lentezza. Del fare le cose con le proprie mani. Del prendersi il tempo che serve. Delle vite su scala umana.

Sono tutti modi di rivendicare le nostre capacità di esseri umani in un mondo che spesso ci vede esclusivamente come produttori o consumatori.

(Zadie Smith, Perché scrivere, Minimum Fax)

sabato 23 agosto 2014

Faccio il poeta, anzi no, l'avvocato

"Quando mi siedo davanti al computer, mi coglie la disperazione!" è una cosa molto letteraria da dire.

"Quando mi siedo davanti al computer mi sento inutile" è, secondo me, un'affermazione un po' più vicina alla verità. Perché ci sono poche cose che possano far sentire più ridicoli, in questo anno del signore 2011, del sedersi a tavolino a scrivere un "romanzo".

No, in realtà eccone una: sedersi a tavolino e scrivere una poesia.

Il ruolo dello scrittore è diventato assurdo. Forse i lettori non se ne sono ancora accorti, ma gli scrittori lo avvertono intensamente. Conosco un poeta che, se gli si chiede cosa fa nella vita, risponde "L'avvocato" anche se non lavora come avvocato da più di dieci anni. 

Gli sembra che starsene in una stanza di Londra, nel 2011, e dire "Faccio il poeta" sia come dire "Accendo i lampioni a gas" o "Sono il banditore del villaggio".

(Zadie Smith, Perché scrivere, Minimum Fax)

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  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...