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sabato 18 giugno 2016

Metti una domenica mattina, bici e cantine in Toscana

Allora prendo la bici ed esco.

Ecco, fa proprio così e lo fa molte volte Emiliano Gucci, scrittore e libraio che è nato a Firenze, lavora a Prato e che tra Firenze e Prato abita. Ci sono viaggi che portano lontano per chilometri e chilometri, ci sono viaggi che non ti allontanano troppo da casa - anche se pedalando si fanno sentire, come no, sulle gambe - e che pure consentono di scoprire mondi.

E' quanto Emiliano ci dimostra con le pagine di Sui pedali tra i filari. Da Prato al Chianti e ritorno, pubblicato nella collana Contromano di Laterza. Quante cose ci ha infilato dentro, a partire dalle due passioni che lo accompagnano e che tra loro si accompagnano anche piuttosto bene, soprattutto se sei nato in Toscana: le scorribande su due ruote e le visite alle cantine del buon vino.

Ma, soprattutto se vivi in Toscana, appunto, bici e vino sono la chiave per entrare dentro i territori, per incontrare le persone e le loro storie, per fare i conti con miti e leggende varie.

E allora ecco le colline del Montalbano e del Chianti, le strade e i vigneti di Carmignano o di Radda, ma anche i capolavori di Leonardo da Vinci e  del Pontormo, le memorie dei grandi toscani del ciclismo come Bartali, Nencini o Bitossi. Ecco una bicchierata ma ecco anche la polvere e il sapore di impresa nella giornata dell'Eroica. Ecco le parole che affiorano dalle letture dei grandi toscani della penna, da Curzio Malaparte a Indro Montanelli.

Passato e presente, muscoli e parole, fiaschi e pedali. Quante cose, davvero, anche solo saltando sulla bici la domenica mattina perché ci si vuole bene davvero e allora si parte e si tiene gli occhi bene aperti e vai a sapere cosa si riporta a casa.

lunedì 12 gennaio 2015

Con Fausto e Gino è una storia italiana


Ecco un libro da consigliare anche a chi di ciclismo mastica poco o niente, così come a chi non ne può più della storia degli eterni rivali, Fausto Coppi e Gino Bartali: ma come, un altro libro, non bastavano tutti quelli che anno dopo anno sono già usciti, promettendo rivelazioni o almeno particolari inediti?

E invece sì, è qualcosa di diverso Gino e Fausto. Una storia italiana, romanzo di Franco Quercioli pubblicato da Ediciclo. Diverso perché diverso è lo sguardo, il linguaggio, la voce, anzi, le voci che prendono la parola.

Occhio al sottotitolo: una storia italiana. E attraverso queste due vite intrecciate, raccontate non da uno storico dello sport ma da un narratore di storie, è tutta un'altra Italia che passa sotto gli occhi. Oltre le imprese sportive, oltre l'epopea dei due campioni, oltre la successione dei Tour, dei Giri di Italia, delle grandi classiche sulla strada.

C'è tutta la nostra storia, lì dentro. Quello che eravamo e da cui forse poteva discendere anche un'Italia diversa. Quello che è successo, i fatti, le parole, i sogni.

Con la forza di uno stile che mi riporta ai grandi scrittori di un tempo della mia cara vecchia Toscana, uno stile che è semplicità, esattezza, emozione, Franco Quercioli sospinge verso la cima la bicicletta del mia immaginazione. In alto, magari fino a un traguardo sui Pirenei: dal quale è più facile scorgere il senso di due vite e di un paese intero.

domenica 29 settembre 2013

Nel giorno del Mondiale a Firenze: Gino Bartali e Curzio Malaparte

Per rimanere sui soliti caratteracci toscani, pare che una volta Curzio Malaparte, lo scrittore, abbia chiesto a Gino Bartali, il campione:
Non trovi che la tua bicicletta somigli a una bella ragazza?
 E che lui, accarezzando il cuoio morbido del sellino, abbia risposto:
Troppa magra per i miei gusti.
Ma levategliela, la bicicletta, da sotto il sedere di Ginettaccio. Levatelo, il sogno della bicicletta, a uno come Curzio Malaparte, che nel 1949 si prese anche la briga di scrivere di Coppi e Bartali per i francesi, con qualche parolina che magari fece anche indispettire i cugini di Oltralpe.

In Italia la bicicletta appartiene a pieno titolo al patrimonio artistico nazionale, esattamente come la Gioconda di Leonardo, la cupola di San Pietro o la Divina Commedia. Ci si stupisce che non sia stata inventata da Botticelli, Michelangelo o Raffaello.
In Italia, se per caso dite che la bicicletta non è stata inventata da un italiano, intorno a voi gli sguardi si faranno cupi e sui volti calerà una maschera di tristezza


Solo che non era più nemmeno una questione di rivalità. Era solo una questione di bellezza, la stessa bellezza di cui aveva parlato Oriani.

Ma guardatela! Guardate il suo profilo slanciato, elegante, essenziale, la sua linea perfetta, rigorosa come un teorema di Euclide, semplice e al tempo stesso capricciosa come la crepa incisa dal fulmine nello specchio azzurro di un ciel sereno. Guardate la forma del manubrio, ricurvo come le antenne di un insetto, e quelle due ruote che tanto ricordano il famoso cerchio tracciato con un solo tratto di carboncino, su una pietra, da un piccolo pecoraio di nome Giotto....


Giocava facile, Malaparte, a ricordare che sia Giotto che Ginettaccio erano nati dalle parti di Firenze. Però non era questo, non era decisamente questo. Piuttosto era ancora un'idea di leggerezza e meraviglia.

Ci chiediamo come possa stare in piedi ed ecco che lei prende il volo, in equilibrio su un invisibile filo d'acciaio, come un acrobata sulla fune.
In silenzio trafigge lo spazio, in silenzio entra nel tempo. Senza un briciolo di pudore, viola tutti i misteri del paesaggio, dell'orizzonte, della natura. Scivola sulla strada come sul filo di un rasoio, inclinandosi con grazia nelle curve, dondolando dolcemente in salita, gettandosi alla cieca verso le verdi vallate, verso l'abisso delle pianure assolate


Libertà, leggerezza, meraviglia. Gli stessi sentimenti dei velocipedisti delle Cascine, centauri che sfidavano i tempi e che quella gelida mattina di febbraio, ultimo anno di Firenze capitale, non erano lì solo per disputarsi una medaglia.
Perché c'era un'idea di progresso che pedalava con le loro gambe.
Un'idea di libertà, leggerezza e meraviglia. E di bellezza, tanta bellezza.

(da Paolo Ciampi, La prima corsa, Mauro Pagliai)

sabato 3 settembre 2011

Coppi, Bartali e le due filosofie dell'Italia

Non mi piace la boxe, non capisco nulla di cricket, però sono sicuro che in giro ci sono degli splendidi libri ambientati in quei mondi, in grado di soddisfare anche il sottoscritto. E non importa che a voi il ciclismo resti del tutto indifferente, questo è un consiglio che vale per tutti: Coppi e Bartali di Curzio Malaparte, ripubblicato qualche tempo fa da Adelphi, è un piccolo gioiello che regala più di quanto promette.

A riprova che quello che conta davvero, non è dove si dirige l'attenzione, ma la capacità di guardare, di scavare un senso, di trovare le parole giuste.

Curzio Malaparte, dunque, ai tempi in cui il ciclismo era un grande passione popolare a cui davano voce le migliori firme italiane. Curzio Malaparte e i due campioni, non per raccontare una storia di sport, ma per raccontare l'Italia di allora, e ancora di più, due visioni del mondo, due modi di dare un senso al nostro vivere su questa terra.

Va lontano, il grande Malaparte. Nelle pedalate dei due campioni vede scelte di campo filosofiche, mica scherzi:

Questa rivalità rappresenta uno degli aspetti più moderni della disputa fra credenti e liberi pensatori. Gino è figlio della fede. Fausto è figlio dle libero pensiero

E vai, per le salite dei Pirenei, come se fossero i più impervi interrogativi dell'uomo. Lo scetticismo degli illuministi e la Provvidenza dei timorati. La solitudine e il desiderio di appartenenza. I valori contadini e il nuovo mondo dell'industria.

L'Italia di allora, l'Italia di oggi, forse. Più precisamente: l'Italia - nel suo cuore popolare e autentico - che vorrei ancora oggi in movimento per le strade del paese. Divisa e unita. Diversa e capace di stupefacenti sintonie.

Perchè dice Malaparte:

Per quale ragione Gino e Fausto dovrebbero odiarsi? Non corrono mica sulla stessa bicicletta

E ancora di più diceva Gino:

Quando è morto Fausto, è morta metà di me

Due metà si possono rimettere insieme e tirarne fuori qualcosa di buono. Basta che siano fatte della stessa pasta. Più difficile oggi, certo, con le mille tessere di un puzzle fatto più di interessi che di valori. 


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  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...