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venerdì 17 aprile 2015

Buona per tutti, la vita di Enrico

Anche per chi non era ancora nato negli anni di queste vicende. Anche per chi le notizie dei telegiornali ha cominciato a seguirle solo dopo che Enrico Berlinguer se n'era andato, ucciso da un malore durante un comizio a Padova. Anche per chi comunista non è mai stato e non ne ha avuto mai nemmeno la più tenue tentazione. E dirò di più: anche per chi di politica ne ha sempre masticata poca e con la dovuta diffidenza.

Perché è una bellissimo libro, Enrico Berlinguer di Chiara Valentini (Feltrinelli), biografia che finalmente mi è capitato di leggere, vincendo pigrizie e diffidenze. Biografia a tutto tondo, sottolineo, niente a che vedere con un saggio  o peggio ancora con il tentativo di propinarci un santino politico.

Nonostante le complicate vicende di un partito e di un leader che attraversa decenni decisivi della storia del nostro paese, qui c'è soprattutto un uomo. Schivo, rigoroso, attento, affettuoso, di poche e buone amicizie e di solidi affetti familiari. Un uomo che certe cose le ha capite perfino prima del tempo e che pure mi piace ricordare soprattutto per i suoi gesti misurati, per il suo sorriso triste.

Forse bisognerebbe partire dalla fine, da quel funerale che vide non un partito, ma la gente di un intero paese stringersi intorno alla sua figura. Ma se questo è l'epilogo, io mi tengo stretto l'inizio: la Sardegna, l'amore per il mare, gli amici con cui si poteva passare le notti a giocare a poker e a coltivare sogni.

giovedì 30 ottobre 2014

Come spiegare chi era Sandro Pertini

Come la storia che un padre racconta al figlio, magari perché non ha saputo farne nient'altro. E chissà se il figlio ci crederà davvero, però, incredibile, lo sguardo è attento, le labbra si stanno schiudendo in una domanda...

E' una storia che fa bene condividere con i propri figli, anche solo per vedere l'effetto che fa, quella che Giancarlo De Cataldo racconta in Il combattente (Rizzoli). Libro di cui la prima cosa che mi ha colpito è il sottotitolo: Come si diventa Pertini. Sottotitolo che fa riflettere e che prende subito le distanze da ogni cedimento retorico, che poi è ciò che fa sì che le persone straordinarie siano piantate sopra un piedistallo: perché è in questo modo che si perdono, e che le perdiamo.

E dunque, cosa dobbiamo ricordare di Sandro Pertini? L'antifascista che non fece un passo indietro e che per questo fu seppellito in carcere? Il vecchiettino con la pipa in bocca che salta in piedi durante la finale del Mondiale di Spagna e regala a tutti un fiotto di tenerezza nel tripudio sportivo? O forse qualcosa che va oltre i luoghi comuni, le istantanee della storia, i giudizi una volta per tutte?

E' bello, questo libro, perché ci restituisce un personaggio a tutto tondo, senza fare sconti alle asprezze del carattere e delle convinzioni. La storia di un uomo che sembra appartenere irrimediabilmente ad un'epoca morta e sepolta - un po' come Enrico Berlinguer - e che invece...

Invece fa bene parlare di Sandro Pertini, dopo che il nuovo è avanzato, dopo che ha vinto la politica vetrina, la politica spettacolo, comparsata televisiva e irruzione nei social media, con molta allergia per la sostanza e anche per l'essere semplicemente se stessi.

Fa bene parlarne e fa bene interrogarci: come raccontarlo ai nostri figli? Chissà se gli piacerà, il buon vecchio Sandro.

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  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...