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venerdì 4 gennaio 2013

Murgia e la donna che la Chiesa inventò

Dovevo fare i conti con Maria, anche se questo non è un libro sulla Madonna. E' un libro su di me, su mia madre, sulle mie amiche e le loro figlie, sulla mia panettiera, la mia maestra e la mia postina. Su tutte le donne che conosco e riconosco.
Libro ambizioso, Ave Mary di Michela Murgia, libro non facile da leggere per i suoi molteplici riferimenti e piani di lettura, libro presumo ancora meno facile da scrivere, per una donna che non rivendica verità, ma che piuttosto cerca se stessa, in un cammino che dovrà riportarla alle radici piuttosto che allontanarla da esse.

Non lasciatevi sviare dal sottotilo: E la Chiesa inventò la donna. Questo non intende essere un pamphlet, tanto meno un regolamento di conti. E se non manca il dolore, e talvolta qualcosa di simile all'indignazione, il tono è sommesso, il ragionare garbato e disponibile. Forte più di domande che di risposte.

Laddove Cristo ancora oggi muore simbolicamente mille volte al giorno su tutti i muri delle nostre scuole, nell'intimità delle nostre case di credenti, dietro i banchi dei tribunali e sui petti siliconati delle soubrette, la morte di Maria è stata cancellata e sottratta alla rappresentazione, cristallizzando per tutte le donne un modello divinizzato a cui nessuna può accostarsi con qualche speranza di identificazione.

Ed è su questa operazione di rimozione che si interroga Michela Murgia, credente senza verità di comodo, per un libro buono per tutti e tutte, un libro che ci aiuta a capire di più sulla nostra civiltà e sulle storie di cui siamo figli e figlie.

sabato 29 dicembre 2012

La donna vestita di nero di Michela Murgia

- Non mi si è mai aperto il ventre, - proseguì, - e Dio sa se lo avrei voluto, ma ho imparato da sola che ai figli bisogna dare lo schiaffo e la carezza, e il senso, e il vino della festa, e tutto quello che serve, quando gli serve. Anche io avevo la mia parte da fare, e l'ho fatta.
- E quale parte era?
- L'ultima. Io sono stata l'ultima madre che alcuni hanno visto.

Che libro potente, Accabadora di Michela Murgia, per quello che dice e per quello che tace, per le parole con cui avvicina il mistero della vita e per le parole con cui se ne tiene a rispettosa distanza. Libro necessariamente poetico, perché solo la poesia può raccontare e allo stesso tempo tacere. Libro che apre uno squarcio di luce su una Sardegna arcaica, prossima al precipizio della modernizzazione, per donare grani di una possibile verità che in realtà non prescinde da noi.

E quella figura vestita di nero, che talvolta viene chiamata di notte, la vecchia sarta che altri chiamano accabadora: l'ultima madre, pronta a farsi carico di una morte pietosa. Lasciate da parte le lacerazioni dell'etica, le diversi visioni sulla vita e sulla morte. Prima di tutto c'è la grandezza di questo personaggio.

Questa figura d'ombra, che appartiene all'ombra. E che come un'ombra tornerà di tanto in tanto a trovarci per porgere le domande più difficili e necessarie.

domenica 14 ottobre 2012

Sono granai di civiltà, le biblioteche

La politica italiana ci sta dicendo da anni che la cultura è un lusso che possiamo permetterci solo quando abbiamo risolto tutti gli altri irrisolvibili scompensi. 

Allora non appaia strano vedere oggi che le biblioteche cominciano a difendersi da sole e a chiamare a raccolta intorno a sé il pacifico popolo dei lettori. 

Non appaia strano nemmeno vederle tendere la mano ad altri operatori, anche se meno istituzionali come librai e associazioni, per difendere insieme il diritto alla lettura e la sua diffusione con qualunque mezzo. 

Per questo oggi a Napoli per il Bibliopride ci sarà anche la rete di Lìberos con tutti i bibliotecari sardi: ci collegheremo in diretta telefonica dall’altra parte del mare, consapevoli che dove non arriva la lungimiranza di una politica miope, sarà la nostra capacità di fare rete a salvare i granai dei libri e quello che rappresentano.
 

La gente del libro non è un mondo con il forcone in mano, ma essere miti non significa essere disposti a farsi cancellare come se si fosse privi di valore.

(da Michela Murgia, Salviamo le biblioteche. Sono i granai della civiltà, Repubblica 13 ottobre)

venerdì 21 ottobre 2011

Se il piccolo libraio vi sembra un lusso

C'è un libraio indipendente a Cagliari in Piazza Repubblica che si chiama Patrizio Zarru. Quando entro da lui mi guarda sornione e poi dice: "Ho un libro per te". Di sotto lo scaffale della cassa estrae un saggio, un testo di quelli che di solito nelle librerie di provincia nemmeno arrivano, perché opera di autori poco noti, editi da case editrici improbabili con temi di antropologia o di scienze della comunicazione talmente marginali che secondo me saremo dieci persone in tutto a leggerli. Lui si ricorda che mi piacciono quelli e quando arriva il rappresentante dei libri ogni tanto fa un ordine apposta: una sola copia per me

Se il piccolo libraio vi sembra un lusso, se in tempi di crisi puntate volentieri - ed è comprensibile - verso gli sconti delle grandi catene, se le sirene dei negozi on line vi tentano - e come no, è così facile e comodo - in ogni caso andate a leggervi Michela Murgia su Repubblica di ieri (Le grandi virtù dei piccoli librai).

Quante virtù racchiuse in questa professione: passione, cultura, capacità di attenzione, coraggio.... e quanta preoccupazione, anche. I piccoli librai come i panda giganti? Davvero a rischio di estinzione?

Michela Murgia, per fortuna, non è così pessimista: sarà che c'è bisogno di credere che la qualità alla fine possa essere riconosciuta e premiata. E penso a una qualità intessuta anche di relazioni umane, di disponibilità a regalare tempo, fosse solo per chiacchierare di un qualche titolo piuttosto bizzarro.

E bisogna esserne consapevoli prima:

Difficile che un territorio possa convivere a lungo con un libraio senza rendersi conto del valore aggiunto che rappresenta, ma anche se accadesse, la voragine sarà lampante il giorno dopo la sua chiusura definitiva

Condivido e rilancio.

venerdì 5 novembre 2010

Voltiamo pagina o voltiamo pagina?

Voltiamo pagina. Ovvero, come li sfogliamo Accabadora di Michela Murgia o La caduta dei giganti di Ken Follett? Li maneggiamo, li strapazziamo, li macchiamo con il caffé, alla maniera di sempre, oppure li sfioriamo solo fuggevolmente? In altri termini, versione virtuale o di carta?

La domanda non è solo di Mirella Serri dalle pagine di Tuttolibri. In realtà è di tutti noi. Insomma, voltiamo pagina (nel senso di continuare a fare ciò che facciamo da sempre) o voltiamo pagina (nel senso di cominciare un'altra storia)?

Bella domanda. Domanda con cui fare i conti comunque, ora che in Italia gli ebook sono saliti a quota 5 mila. Ora che in parecchi si lanciano in ardite previsioni: ci sarà il sorpasso?

Malgrado tutti gli entusiasmi innescati dai patiti delle nuove tecnologie, fanno riflettere i dati pubblicati da Giovanni Solimine su L'Italia che legge.

I lettori forti in Italia sarebbero sui 4 milioni e (udite udite) sarebbero addirittura in aumento (i problemi sono oltre quei 4 milioni, pensate che nel complesso legge solo il 38% degli uomini). In gran parte è questa la fetta che si contenderanno ebook e libri di carta. E sono pronto a scommettere che in tanti acquisteranno gli uni e gli altri, senza schierarsi per nessuno dei due partiti.

E credo proprio che abbia ragione: Mirella Serri:


Arriva l'ebook, pronto ad affiancare, a collaborare ma non a soppiantare i volumi più tradizionali... Per il momento carta resiste, conta e canta

giovedì 7 ottobre 2010

Michela Murgia e il mondo che deve sapere

Le scienze umane della psicologia sociale in mano a questa gente diventano armi di distruzione di massa

Esagerazione? Non stupitevi di niente, perché non c'è proprio più niente di cui stupirsi. Provate a tracciare una linea di demarcazione, per mettere di qua ciò che è vero e magari anche ciò che è solo credibile, di là ciò che è invenzione, licenza creativa. E' un attimo e quella linea è spazzata via.

Tutto è drammaticamente vero. Tutto sopravanza ogni immaginazione proprio nel momento in cui si spaccia come delirio e satira.

Per dire fino a qualche momento fa avrei giurato che almeno fosse inventato il nome di questa multinazionale americana specializzata nel piazzare alle povere casalinghe (di Voghera e non) l'aspirapolvere da tremila euro brevettato dalla Nasa. E invece ecco, scopro che la Kirby esiste.

Esiste quindi anche il suo call center, esiste il suo esercito di telefoniste e venditori, esiste il suo sistema di infiltrazione endemica nelle nostre case, con l'obiettivo di venderci sogni e alleggerirci il portafoglio.

Vero quello che racconta Michela Murgia, vera questa sua esperienza di lavoro: e chissà se al tempo si sarebbe mai immaginata di imporsi con un libro come Accabadora.

Ho letto Il mondo deve sapere tardi, diverso tempo dopo aver visto il film di Paolo Virzì Tutta la vita davanti. E se a volte arrivare al libro dopo il film (o viceversa) infligge il senso del già visto, qui ho percepito due sguardi diversi e complementari sulla stessa realtà.

Nel film la vita della telefonista precaria – quella che si racconta nel suo blog. Nel libro il modo con cui questa micidiale macchina entra nella vita di ognuno di noi.

E ho pensato a tutte le telefonate che mi sono arrivate. Alle offerte irripetibili a cui non ho saputo dire di no. A questo mondo dove ben poco è come sembra. Alle valanghe di parole che ci vengono rovesciate addosso, come se fosse una conversazione tra amici, solo che in realtà niente, nemmeno una pausa, è frutto di improvvisazione.

Si sa, ma ci si casca ancora. Continueremo a cascarci. Queste cose funzionano, ci dice Michela Murgia:

Siamo davvero così manipolabili, è evidente. Perché mentre noi non pensiamo minimamente a quello che diciamo, c'è chi dall'altro lato del telefono ha già pensato a tutte le possibili obiezioni e sa come prevenirle con abili dribbling verbali. Così ci ritroviamo a dire sì senza nemmeno sapere perché lo abbiamo fatto

Sbalorditivo, è proprio tutto vero.

Si sa ma ci si casca ancora. Continueremo a cascarci. Queste cose funzionano, ci dice Michela Murgia:

“Siamo davvero così manipolabili, è evidente. Perché mentre noi non pensiamo minimamente a quello che diciamo, c'è chi dall'altro lato del telefono ha già pensato a tutte le possibili obiezioni e sa come prevenirle con abili dribbling verbali. Così ci ritroviamo a dire sì senza nemmeno sapere perché lo abbiamo fatto”

Sbalorditivo, è proprio tutto vero.

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