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mercoledì 6 giugno 2012

Senza perdere tempo a piangerci addosso

Tendiamo a convincerci che tutto peggiori semplicemente perché così succede entro i confini del nostro mondo. 

Un po' alla volta diventiamo meno capaci di fare cose che ci piacerebbe fare, sentiamo di meno, vediamo di meno, mangiamo di meno, soffriamo di più, i nostri amici muoiono, sappiamo che anche noi faremo presto la stessa fine...

Non c'è da sorprendersi, forse, se scivoliamo in un facile pessimismo generalizzato nei confronti della vita, ma è un attitudine molto noiosa e rende gli ultimi, tristi anni di una vita ancora più tristi. 

Se invece intorno al nostro mondo ci sono persone appena 'agli inizi', persone per cui gli anni a venire sono ancora lunghi e pieni di chissà cosa, questo ci rammenta - anzi, ci permette di sentire ancora - che non siamo semplici puntini alla fine di esili linee nere proiettate verso il nulla, bensì facciamo parte dell'ampio e variegato fiume che pullula di inizi - ne siamo ancora parte integrante, e lo sarà anche la nostra morte, così come lo è la giovinezza di questi ragazzi. 

E allora, finché abbiamo la forza e la capacità di capirlo, non perdiamo tempo a piangerci addosso.

(Diana Athill, Da qualche parte verso la fine, Bur)

lunedì 6 dicembre 2010

L'ampio fiume che pullula di inizi

Vorrei dirvi che parole come queste sono un buon modo per iniziare questa domenica un po' grigia. Ma in realtà vorrei che quanto ci scrive qui Diana Athill,  in una pagina trattaDa qualche parte verso la fine, ci accompagnassero sempre. Buona domenica a tutti...

Tendiamo a convincerci che tutto peggiori semplicemente perché così succede entro i confini del nostro mondo. Un po' alla volta diventiamo meno capaci di fare cose che ci piacerebbe fare, sentiamo di meno, vediamo di meno, mangiamo di meno, soffriamo di più, i nostri amici muoiono, sappiamo che anche noi faremo presto la stessa fine... Non c'è da sorprendersi, forse, se scivoliamo in un facile pessimismo generalizzato nei confronti della vita, ma è un attitudine molto noiosa e rende gli ultimi, tristi anni di una vita ancora più tristi. Se invece intorno al nostro mondo ci sono persone appena 'agli inizi', persone per cui gli anni a venire sono ancora lunghi e pieni di chissà cosa, questo ci rammenta - anzi, ci permette di sentire ancora - che non siamo semplici puntini alla fine di esili linee nere proiettate verso il nulla, bensì facciamo parte dell'ampio e variegato fiume che pullula di inizi - ne siamo ancora parte integrante, e lo sarà anche la nostra morte, così come lo è la giovinezza di questi ragazzi. E allora, finché abbiamo la forza e la capacità di capirlo, non perdiamo tempi a piangerci addosso

martedì 23 novembre 2010

Da qualche parte verso la fine, con Diana

Sono stati scritti libri su libri sulla giovinezza, e ancora di più sulle complesse e ardue esperienze legate alla procreazione, ma non c'è un granché sull'invecchiamento. E visto che ho ormai imboccato da un po' quella strada, (...) mi sono detta: "Perché non provarci?" E quindi ecco, ci provo

Ci ha provato, Diana Athill, straordinaria editor che per oltre mezzo secolo ha lavorato per regalarci le pagine dei grandissimi della letteratura mondiale (Philip Roth, John Updike, Mordecai Richeler, V. S. Naipul, Margaret Atwood.... può bastare?). Ci ha provato ed è venuto fuori questo piccolo grande gioiello, che a me incanta già dal titolo: Da qualche parte verso la fine (Bur).


Diana Athill ha ormai da tempo varcato la bella soglia dei 90 anni, può permettersi di guardarsi indietro e raccontare la sua vita per intero. Ma in realtà non è questo che fa, questo libro non ci squaderna la sua carriera, non indugia più di tanto su incontri con personaggi famosi e su storie personali. Questo libro ha per argomento la vecchiaia, la sua vecchiaia. Raccontata senza piangersi addosso, ma anche senza tanta retorica sulla saggezza dell'età.


Quando si comincia ad accusare l'età è consolante stare con qualcuno che ha i tuoi stessi acciacchi, dice Diana Athill, ma in realtà è come se avesse invitato tutti noi nel salotto di casa, avesse preparato il tè e ora, con molto garbo, avesse iniziato a intrattenerci con le sue parole.

E non ci risparmia niente, questa bella signora. E dunque eccomi qui, nella vecchiaia inoltrata, diretta verso la mia fine inevitabile.... E non c'è nemmeno il conforto della religione, la realtà è nuda e cruda. C'è piuttosto un corpo che ogni giorno perde qualcosa, c'è una vita che si dirada di possibilità, c'è il rimpianto sempre in agguato.

Eppure, eppure, c'è anche il sorriso. C'è la forza di guardare in faccia le cose e poi di viversele. Gustandosi fino in fondo tutto quello che c'è da gustarsi.


Non sono sicura che scavare nel passato in cerca di peccati sia un'occupazione utile per chi è molto anziano, considerato che ormai si può fare ben poco per porvi rimedio. Ho raggiunto una fase in cui si spera di essere perdonati per la concentrazione esclusiva con cui ci si dedica a vivere il presente

E che grande lezione di vita.

domenica 26 settembre 2010

Il coraggio del libraio e i libri da sbirciare

Sabato mattina, un giorno di sole come solo una giornata di settembre ti sa regalare, col cielo più limpido, i colori più brillanti. Giornata perfetta per abbandonare questo computer, uscire, magari girellare per i mercatini.
Senza averlo messo in conto mi ritrovo dentro una delle librerie del mio quartiere. Una di quelle librerie - per la cronaca si chiama Puntifermi ed è nata da non molto - che fanno sentir bene solo a dare un occhio alla vetrina, perchè si capisce che i titoli scelti hanno un senso, che rispondono a un gusto, anche personale, piuttosto che alle classifiche, che esprimono amore per i libri, prima di tutto.

Punto il libro della Diana Athill - quello di cui ho già scritto qualcosa pregustandone la lettura - e mi metto in fila alla cassa: giornata di acquisti, oggi, magari fosse sempre così. Dietro di me un signore di una certa età sbircia il libro che ho tra le mani: "Bello", si lascia scappare. Cominciamo a discutere.

Ma poi la mia attenzione si sposta sulla conversazione che si è accesa davanti a me, sul libro dell'Avallone. Sono tentato di dire la mia. Non lo faccio, ma è questo il pensiero che mi balena: qui sto proprio bene.

E anche domenica scorsa, a Poggibonsi. La notizia dell'apertura di una nuova libreria, Il mondo dei libri, mi spinge a vincere la pigrizia. Abbandono il divano, prendo la macchina. Ha vinto la curiosità: prima ancora che per la libreria, per le persone che hanno avuto il coraggio di imbarcarsi in tutto questo. Di questi tempi, poi.

Scopro una libreria bella, luminosa, ricca di titoli per niente scontati. Scopro librai entusiasti, uno spazio di incontri da levarsi il cappello, la voglia di essere assai di più di un negozio che vende libri.

E poi qualche giorno fa, mentre me ne sto andando in bicicletta. Ecco che passo davanti a una libreria storica di Firenze, anch'essa non troppo lontano da dove abito. Scopro che una settimana fa è rinata a nuova vita, grazie a diversi lavori e a qualche buona idea.

Oggi è la Libreria Caffé il Parterre, un posto con 10 mila libri, ma anche con i tavolini per il caffé, i dolci fatti in casa, la musica, i giornali in lettura.

E ora mi viene in mente di mettere in fila tutto questo e mi dico, per prima cosa: che bello scommettere ancora sui libri.

Poi mi viene anche di riattizzare la "polemica", e penso a tutti gli amici che già stanno celebrando la morte del libro, seppellito dalla potenza tecnologica del digitale, cosa che, inequivocabilmente, dovrebbe segnare anche la morte delle librerie.

E a costo di passare un'altra volta per l'uomo del neolitico chiedo: avete idea di cosa rischiamo di perdere?

Per quanto mi riguarda avrò ancora bisogno di posti dove sbirciare i libri altrui, farmi consigliare, scambiare quattro chiacchiere con quello sconosciuto che solo per il fatto di trovarsi lì mi fa ben sperare.

domenica 13 giugno 2010

La signora dei libri e l'arte della vecchiaia



Un'autrice che mi dispiace di non aver avuto mai modo di conoscere e un libro, scritto da una signora di 93 anni, che mi riprometto di fare mio quanto prima.

Beh, su di me ha avuto davvero un buon effetto il titolo presentato sulla Repubblica di ieri da Leonetta Bentivoglio. Pensare che spesso solo alla parola "recensione" ci si tira indietro: più o meno sensatamente, credo. E invece quell'articolone su doppia pagina mi ha permesso di prendere confidenza con Diana Athill, inglesissima signora del libro nata, pensate, nel 1917 (l'anno di Lenin e di Caporetto), donna che ha attraversato il secolo con il suo lavoro di editor (ha lavorato tra gli altri con Philip Roth, Norman Mailer, Mordecai Richler, Margaret Atwood, Simone de Beauvoir, può bastare?).

Leggo che oggi Diana Athill si è ritirata in una casa di riposo piena di splendidi amici, così dice lei; che è un po' sorda e che cammina con un bastone. Ma evidentemente ha ancora molto da dirci e lo fa con un libro, Da che parte verso la fine, che la Bentivoglio racconta così:

Lei, che dopo i settant'anni ha cominciato a firmare saggi e critiche letterarie, riferisce di averlo scritto, già ultranovantenne, su precisa indicazione dell'editore. "Mi disse che avrebbe voluto leggere qualcosa sull'essere vecchi". Da quell'impulso è fiorito questo volumetto che è un po' autobiografia, un po' collage di prospettive esistenzialie un po' raccolta di riflessioni sul momenti dell'addio. Un testamento che si lascia assaporare come un piccolo-grande viaggio capace d'illuminare la giornata a chi lo sta leggendo e d'inculcargli la voglia di regalarlo alle ersone a cui vuole bene...

Come un bel regalo è quello che ci fa Diana, con la sua arte della vecchiaia.

Diana è diversa. Lieta dell'essere, del non rammaricarsi, del non cavillare, del non invidiare, del godere in pieno di se stesso, per questo va ringraziata.

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