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martedì 19 luglio 2011

Emilio, Cesare e i sogni fuori di città

Gli spazi aperti, il mare come la natura tutta, sono gli unici luoghi possibili per la libertà d'azione e la ricerca della felicità

Anni di letture salgariane e non mi era mai venuto in mente. Eppure è così, si parli del Borneo come dei Caraibi. I mari sono libertà, sono possibilità, sono occhi che spaziano lontano e cuore che asseconda i sogni. Volete mettere con le città, che chiudono lo sguardo e celano trappole? Maracaibo o Sarawak,  non importa. Se proprio dev'essere terra, che sia terra donata al mare, protetta dal mare, isole come lo possono essere solo la Tortuga oppure Mompracem.

Ed è sempre stato così, in compagnia di Emilio Salgari. Solo che mi ci è voluta una bella pagina di Felice Pozzo da Il Corsaro Nero. Nel mondo di Emilio Salgari, (Franco Angeli) per capirlo davvero.

E per alimentare altre suggestioni. Il mare per Emilio come la campagna per Cesare Pavese. Il luogo dei sogni, della giovinezza.

Cesare che come Emilio si lascia spezzare quei sogni proprio in città. A Torino. Emilio che scrive: Vi saluto spezzando la penna. Cesare che si congeda più o meno allo stesso modo: Non parole. un gesto. Non scriverò più.

E chissà quant'altro ci avrebbero regalato, con altri mari davanti a loro, di acque o di colline. 

lunedì 18 luglio 2011

Se il Corsaro Nero è la possibilità di ricominciare

Corsaro Nero o Sandokan? Personalmente non ho mai avuto dubbi, tra i due grandi personaggi di Emilio Salgari:  il Corsaro Nero. Lui e il mare dei Caraibi, con  i galeoni e i filibustieri. L'isola della Tortuga per ripararsi e una Maracaibo da espugnare sempre nella testa. Ma soprattutto lui, il Corsaro Nero, il nobile diventato corsaro, l'eroe pallido e malinconico, l'uomo perseguitato dai suoi fantasmi, dilaniato tra l'onore e l'amore, divorato da una febbre di vendetta che ha per bersaglio più se stesso che il nemico dichiarato.

La sua dannazione: innamorarsi della figlia dell'uomo che si vuole morto. Abbandonare quella donna, annegare nel senso di colpa, infine ritrovarla.

Devo a Felice Pozzo (Il Corsaro Nero, Franco Angeli, coautori Pino Boero e Walter Fochesato), grande studioso del grande Emilio, la possibilità di ritornare allo straordinario epilogo di tutta questa storia, che non è solo di cappa e spada.

Una notte dei tropici, la luna che proietta raggi azzurri, l'aria tiepida e profumata.

Lui la prende per mano dicendo  'Bisogna che veda il mare'  poi le cinge la vita e si incamminano.

Pensare che per il Corsaro Nero il mare finora è stata la tomba dei fratelli per cui ha giurato vendetta. Luccica quel mare, come se riflettesse le anime dei morti ammazzati.

Il giorno dopo i compagni del Corsaro troveranno sulla sabbia la spada del Corsaro. A riva manca una scialuppa.

Se ne sono andati, in silenzio. Il mare non è più vendetta, è libertà. Possibilità di ricominciare.

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