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venerdì 22 maggio 2015

L'uomo nell'ombra in un noir diverso

Per chi è stanco dei solito noir a menù fisso, ammazzamenti in dosi crescenti e rese di conti senza un sussulto. Per chi esige qualcosa di meno scontato anche nel raccontare i fatti di casa nostra, leggi mafia o 'ndrangheta, perché anche un romanzo di genere può essere una formidabile occasione per capirci qualcosa di più. Per chi sa che una buona trama non basta, perché bisogna entrare dentro i personaggi, scavare nei loro vissuti, nei tempi diversi della loro storia.

Beh, per tutto questo è davvero una buona lettura La firma del puparo di Roberto Riccardi (edizioni e/o), l'ultima inchiesta del tenente Rocco Liguori.

Dentro ci sono molte cose dentro, che sono anche pezzi di mosaico o piuttosto fili di una ragnatela che dovrebbero ricondurre al puparo, personaggio che vive nell'ombra e muove i fili di tutto.

Però c'è soprattutto il tempo, in questo libro. Il tempo dell'indagine, fiato sul collo per arrivare in fondo e salvare vite. Ma soprattutto il tempo della vita: tracce del passato che davvero galleggiano come sugheri in mare.

Perché poi questa è una storia che riporta a paese natio, alle radici, alla stagione dell'infanzia. A due ragazzini che hanno respirato la stessa aria e giocato gli stessi giochi, prima di incamminarsi su strade diverse: uomo di giustizia, l'uno, uomo di criminalità organizzata, l'altro.

Ci sarà possibile di ritrovarsi, per un atto di riparazione o almeno per un cenno di saluto?

lunedì 28 aprile 2014

Camilleri e quel "ma" che spiega tutto

Ma c'era la mafia.

Già, perchè cercare spiegazioni più complicate? Ci sono storie così aggrovigliate che pare di non poterne mai venire a capo, tante sono le forze in gioco, le questioni irrisolte, le evenienze e gli imprevisti. E ci sono storie così semplici, che per dipanarle basta un'avversativa. Per dipanarle e prima ancora per darle un verso una volta per tutte. Un "ma" che anche i bambini: una sillaba e poi quella parola che spiega anche troppo. C'era la mafia, come no. Eccome, se c'era.

Ruota intorno a questa sillaba, La banda Sacco, piccolo grande libro con cui Andrea Camilleri lascia a riposo il suo commissario per addentrarsi in una pagina di storia della sua Sicilia. Per raccontarci di come l'impossibile possa diventare possibile, in terra di mafia. Perfino che una famiglia di onesti lavoratori, capaci di costruire una bella impresa con la forza della fatica e dell'ingegno,finisca per diventare una banda da far fuori a ogni costo, da seppellire col piombo e gli anni di galera.

Storia di mafia, certo. Però intorno a quel "ma" girano un bel po' di altre cose. Mica solo che la mafia vive di vendette, questo è risaputo. Ma che i nemici di mafia diventino nemici dello Stato, questo è un po' meno scontato. Eppure quale rete di complicità, connivenze, silenzi interessati in questa storia...

Storia vera, storia desolante. Storia raccontata in un impasto di italiano e di dialetto che arriva dritto al cuore. Storia che basta a se stessa, non ha bisogni di ricami sopra, come nei libri di Leonardo Sciascia. Storia che riguarda tutti, come no. Sicilia metafora dell'Italia, diceva Sciascia, appunto....




martedì 4 ottobre 2011

Se le parole mettono paura alla mafia

Mi hanno sempre colpito le domande che mi fanno all'estero. Ma com'è possibile che le parole rappresentino un pericolo per le organizzazioni criminali? Non è tutto esagerato? Come può un uomo fragile e come lei fare paura ai clan?


Ma a fare paura non è l'uomo che scrive, sono le tante persone che ascoltano, gli occhi che leggono una storia, le tante lingue che la racconteranno. 


La parola diventa premessa dell'azione e in molti casi essa stessa azione. E' questa la potenza delle storie, che mi ha sempre fatto provare fiducia e non mi ha mai fatto sentire schiacciato dalla malinconia... 

(da Roberto Saviano, Vieni via con me, Feltrinelli)

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  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...