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domenica 18 agosto 2013

Mi dicevano Pablo perché suonavo la chitarra

Mi dicevano Pablo perché suonavo la chitarra.

La notte che Amelio si ruppe la schiena sulla strada di Avigliana, ero andato con tre o quattro a una merenda in collina – mica lontano, si vedeva il ponte – e avevamo bevuto e scherzato sotto la luna di settembre, finché per via del fresco ci toccò cantare al chiuso. Allora le ragazze si erano messe a ballare.

 Io suonavo – Pablo qui, Pablo là – ma non ero contento, mi è sempre piaciuto suonare con qualcuno che capisca, invece quelli non volevano che gridare più forte. 

Toccai ancora la chitarra andando a casa e qualcuno cantava. La nebbia mi bagnava la mano. 

Ero stufo di quella vita.

                                                (Cesare Pavese, incipit de Il compagno)

domenica 13 febbraio 2011

Con Ungaretti in una domenica di nebbia

Domenica mattina, domenica di indolenza, domenica di nebbia che tutto scontorna e confonde. Non so perché, ma sembra che ciò che si dice, o si scrive, possa essere più vero, andare più lontano e toccare qualche altra vita. Un po' come lo sguardo, che cerca oltre ciò che non vede distintamente.

Mi viene in mente una poesia di Ungaretti, la trovo quasi subito. Si chiama Sereno,  è una manciata di parole ridotte all'osso. Eccola.

Dopo tanta
nebbia
a una
a una
si svelano
le stelle

Respiro
il fresco
che mi lascia
il colore del cielo

Mi riconosco
immagine
passeggera

Presa in un giro
immortale

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