
Non lo perderò - anche perché mi affascina la figura retorica del cretino - ma intanto mi sono goduto quello che del libro (e della cretineria diffusa e dilagante) ha scritto su Repubblica Gabriele Romagnoli, sotto il titolo La fiera della stupidità (titolo che mi viene da confondere con La fiera della vanità: spesso trattasi della stessa cosa).
Afferma Romagnoli:
Nel catalogo di Monzò cretineria é: barattare l'amore con la pietà (tanto la passione brucia), avere nostalgia di un immaginifico ieri (quando non c'era la televisione, quando c'era la televisione e non il computer), non fermare una spirale quando inizia il suo corso (finché i maestri saranno irrisi da discepoli ignoranti). Così come lo è credere alla più trita delle proemsse elettorali, riempire un vuoto con una bolla di vanità, assuefarsi a tutto questo, dipingendosi sul volto il riso degli sciocchi che assistono al talk show più cretino del secolo....
E via di seguito per un elenco ovviamente opinabile, parziale, ampliabile pressoché all'infinito (regola quasi matematica), ma per cui vale senz'altro la conclusione di Romagnoli:
Da sempre uno degli scopi della letteratura è segnalare in modo scientifico il danno che si verifica nelle menti. Quim Monzò rileva con soavità, a tratti con qualche indebita tenerezza, che stiamo rincretinendo.
Come viaggiano le parole, come raccontano il mondo e la sua storia, le parole. Carlo Cipolla, che era un uomo capace di raccontare le grandi dinamiche dell'economia e della società con il passo leggero del curioso, qui ce ne regala diverse. E alla fine di Piccole Cronache (Il Mulino), di questo libriccino insomma che raccoglie una serie di articoli pubblicati sul Sole 24 Ore e sul Corriere della Sera, ci sembra di saperne di più sull'uomo, sui suoi affari, sui suoi guai.
Piccole cronache, appunto. Lampi di luce sulla storia degli orologi o delle epidemie, della pirateria o dei commerci illegali, delle monete e delle mercanzie che ci confermano quello che dovremmo sempre tenere a mente.
Che la storia non è cosa lontana, da addetti ai lavori. Che la storia ci appartiene. Che la storia è già la nostra vita quotidiana.