Prendete prima di tutto le Marche - che sono plurali e femminili, e sono state raccontate solo per una piccola parte. O piuttosto prendete un posto che pochi di noi saprebbero localizzare sulla carta geografica - la Val di Chienti, terra appartata ma anche terra di confine e quindi di passaggio, come in effetti lo sono, fin dal nome, le Marche. E poi prendete una donna per cui questo posto non è un altrove indeterminato, un sogno di qualche futuro, ma un luogo del cuore che è radici, passato, promessa di ritorno.
Ecco, partirei da questi ingredienti per suggerirvi Questo trenino a molla che si chiama il cuore di Loredana Lipperini, donna dei libri che questa volta mette se stessa dentro un libro. Da questi ingredienti, perché poi non è facile dirvi che cos'è che viene fuori - se un racconto di viaggio, un memoir, un saggio sul passato e sul presente o altro ancora: ed è il bello di questo libro come della collana in cui questo libro trova posto, la Contromano di Laterza.
Meglio forse sarebbe tentare una lista di ciò che mi ha incuriosito e colpito, così, alla rinfusa: come si fa magari con i vecchi giocattoli che un giorno ritrovate in soffitta. Dal Guerin Meschino al Museo delle Cose, tanto per dire. E a lungo potrei dilungarmi.
Invece provo a tirare una riga e vi dico che questo libro del ritorno, questo libro dei legami con una terra che è come la casa di famiglia, è prima di tutto un libro sui confini.
E non solo perché la Val di Chienti è un serpente che si snoda da una regione all'altra senza dar segno di cambiamento, tanto che si dice che il tetto di una casa lasci cadere la terra piovana in terra umbra da una parte e in terra picena dall'altra. Fossero così semplici, i confini.
C'è anche il confine che separa i tempi di una terra che, soprattutto dopo il terremoto, sta cambiando troppo rapidamente - e vai a sapere se il gioco valga davvero la candela. C'è il confine tra il prima e il dopo nella vita di chi scrive. E c'è il confine che a volte traccia una distanza tra chi scrive, appunto, e la sua opera. Magari consegnata al mondo con un altro nome.
Non faceva così anche il grande Fernando Pessoa, con i suoi eteronimi? Ecco i suoi versi, che si fanno titolo:
E così sui binari in tondo
gira, per intrattenere la ragione,
questo trenino a molla
che si chiama cuore
Il cuore: che poi, tra tanti confini, è ciò che sa sempre andare al di là. E scoprirne le ragioni.
Ecco, partirei da questi ingredienti per suggerirvi Questo trenino a molla che si chiama il cuore di Loredana Lipperini, donna dei libri che questa volta mette se stessa dentro un libro. Da questi ingredienti, perché poi non è facile dirvi che cos'è che viene fuori - se un racconto di viaggio, un memoir, un saggio sul passato e sul presente o altro ancora: ed è il bello di questo libro come della collana in cui questo libro trova posto, la Contromano di Laterza.
Meglio forse sarebbe tentare una lista di ciò che mi ha incuriosito e colpito, così, alla rinfusa: come si fa magari con i vecchi giocattoli che un giorno ritrovate in soffitta. Dal Guerin Meschino al Museo delle Cose, tanto per dire. E a lungo potrei dilungarmi.
Invece provo a tirare una riga e vi dico che questo libro del ritorno, questo libro dei legami con una terra che è come la casa di famiglia, è prima di tutto un libro sui confini.
E non solo perché la Val di Chienti è un serpente che si snoda da una regione all'altra senza dar segno di cambiamento, tanto che si dice che il tetto di una casa lasci cadere la terra piovana in terra umbra da una parte e in terra picena dall'altra. Fossero così semplici, i confini.
C'è anche il confine che separa i tempi di una terra che, soprattutto dopo il terremoto, sta cambiando troppo rapidamente - e vai a sapere se il gioco valga davvero la candela. C'è il confine tra il prima e il dopo nella vita di chi scrive. E c'è il confine che a volte traccia una distanza tra chi scrive, appunto, e la sua opera. Magari consegnata al mondo con un altro nome.
Non faceva così anche il grande Fernando Pessoa, con i suoi eteronimi? Ecco i suoi versi, che si fanno titolo:
E così sui binari in tondo
gira, per intrattenere la ragione,
questo trenino a molla
che si chiama cuore
Il cuore: che poi, tra tanti confini, è ciò che sa sempre andare al di là. E scoprirne le ragioni.
Grandissimo poeta non è, il nostro Briac, e anche come romanziere lascia a desiderare. In realtà, nonostante tutte le pose e umori da scrittore maledetto e da esistenzialista da rive gauche, non c'è niente da fare, di libri nel cassetto non ce ne sono e il foglio resta desolatamente bianco. Ma che succede se la crisi creativa lascia solo le ragnatele in tasca, con prospettiva di sfratto imminente?
Cosa succede ce lo racconta, a modo suo, Luca Ricci, in un libriccino spiazzante, esilarante, grottesco. Gli scarafaggi della casa - squinternata banda che ha scelto di chiamarsi Beatles (come gli "altri" scarafaggi) - sanno di non potersi permettere un nuovo inquilino, magari più attento all'ordine e alla pulizia della casa, ahi loro. Così saranno loro a inventarsi il libro - anzi il potenziale best-seller - che permetterà a Bric di rimanere a casa.
Tra Kafka e Kraus, solo per dire i primi nomi con la kappa che mi sono venuti in mente, certamente surreale e sulfureo, Come scrivere un best seller in 57 giorni (Contromano di Laterza) è proprio un bel modo di mettere il dito nella piaga, liberandosi di tante sterili discussioni, di tante manie e mode che magari fanno tanto intellettuale, ma non ci lasciano niente di più di un pugno di mosche.
Non si vive di solo pane, è vero. Ma anche la cultura non è cultura, non è lavoro, se è solo rimirarsi l'ombelico.