Visualizzazione post con etichetta commissario Montalbano. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta commissario Montalbano. Mostra tutti i post

lunedì 2 settembre 2013

Diventando personaggi di un romanzo, senza saperlo

Pare che Georges Simenon un giorno abbia incontrato per strada un tipo piuttosto grasso, con la bombetta, e che si sia detto: questo sicuramente è un ispettore di polizia.

Il commissario ancora non aveva bussato alle porte della sua immaginazione, ma fu proprio in quel momento che si accese una lampadina. Jules Maigret nacque così, con i lineamenti, la fisionomia, forse anche gli abiti di quell'uomo.

Buffo come i personaggi conquistano il loro diritto a un'esistenza fatta della stessa materia dell'ombra e del sogno, eppure incredibilmente vera.

Andrea Camilleri racconta questo, a proposito del suo commissario:

Io non avevo mai visto compiutamente Montalbano. Intero non me l'ero mai immaginato, però, poi, una volta l'ho visto. E' stato quando un professore di filologia dell'Università di Cagliari, Giuseppe Marci, fece un corso universitario su Il birraio di Preston e mi disse: vuoi venire a Cagliari a chiudere il corso? Dissi: ma come facciamo a riconoscerci all'aeroporto? E il professore rispose: non si preoccupi, avrò sotto braccio Il birraio di Preston. Così arrivai all'aeroporto, scesi, e mi trovai di fronte Montalbano con sotto braccio il mio libro...

Pare che oggi, leggendo gli ultimi libri di Montalbano, il professore telefoni a Camilleri e gli dica: certo, sto invecchiando maluccio.

Che mistero, i personaggi dei libri, impasto di vita, di vite, di realtà e fantasia.

Magari un giorno vi troverete anche voi all'aeroporto, o in una stazione o chissà dove: solo per entrare a vostra insaputa in un romanzo.

domenica 10 febbraio 2013

Quando Camilleri liquidò il suo commissario

Che si prova a uccidere il personaggio che non solo hai fatto vivere titolo dopo titolo, ma ti ha anche regalato il successo?

Ci penso su da quando mi sono imbattuto in alcune frasi di Andrea Camilleri, che pare aver condannato il suo Montalbano. Con una sentenza capitale che difficilmente sarà commutata:

Non volendo fare la fine di altri giallisti come Manuel Vazquez Montalbàn o Jean-Claude Izzo, che sono deceduti prima di far uscire di scena il loro personaggio, io mi sono portato avanti e ho già messo nero su bianco la fine del mio commissario. Ho scelto di farlo morire nelle pagine del libro, non per strada

Umano, troppo umano, che uno scrittore alle prese con la sua mortalità non prenda in considerazione anche la mortalità delle sue creature - e non decida di regolarsi a modo suo. Se poi si tratta di uno scrittore di gialli e noir la cosa si fa persino suggestiva: dopo tanti delitti sulla carta, in fondo, ecco un delitto che fa fatica a rimanere sulla pagina, che implica qualcosa anche nella vita vissuta.

Però, a dirla tutta, questa è solo l'ultima delle illusioni dell'autore, la più insensata: sperare che i tuoi personaggi ti accompagnino nella dipartita. Quando loro rimarranno vivi e vegeti, per forza, e magari ti saluteranno dall'altro lato della sponda, perfino irridenti.

Vivi perlomeno fino a quando non si consumerà l'ultima possibilità di lettura.

mercoledì 3 agosto 2011

Sconosciuti che diventano Maigret o Montalbano

Pare che Georges Simenon un giorno abbia incontrato per strada un tipo piuttosto grasso, con la bombetta, e che si sia detto: questo sicuramente è un ispettore di polizia.

Il commissario ancora non aveva bussato alle porte della sua immaginazione, ma fu proprio in quel momento che si accese una lampadina. Jules Maigret nacque così, con i lineamenti, la fisionomia, forse anche gli abiti di quell'uomo.

Buffo come i personaggi conquistano il loro diritto a un'esistenza fatta della stessa materia dell'ombra e del sogno, eppure incredibilmente vera.

L'altro giorno ho letto questo di Andrea Camilleri, a proposito del suo commissario:

Io non avevo mai visto compiutamente Montalbano. Intero non me l'ero mai immaginato, però, poi, una volta l'ho visto. E' stato quando un professore di filologia dell'Università di Cagliari, Giuseppe Marci, fece un corso universitario su Il birraio di Preston e mi disse: vuoi venire a Cagliari a chiudere il corso? Dissi: ma come facciamo a riconoscerci all'aeroporto? E il professore rispose: non si preoccupi, avrò sotto braccio Il birraio di Preston. Così arrivai all'aeroporto, scesi, e mi trovai di fronte Montalbano con sotto braccio il mio libro...

Pare che oggi, leggendo gli ultimi libri di Montalbano, il professore telefoni a Camilleri e gli dica: certo, sto invecchiando maluccio.

Che mistero, i personaggi dei libri, impasto di vita, di vite, di realtà e fantasia.

Magari un giorno vi troverete anche voi all'aeroporto, o in una stazione o chissà dove: solo per entrare a vostra insaputa in un romanzo.

giovedì 9 giugno 2011

Perché Andrea Camilleri uccide il suo commissario

Che si prova a uccidere il personaggio che non solo hai fatto vivere titolo dopo titolo, ma ti ha anche regalato il successo?

Ci penso su da quando mi sono imbattuto in alcune frasi di Andrea Camilleri, che pare aver condannato il suo Montalbano. Con una sentenza capitale che difficilmente sarà commutata:

Non volendo fare la fine di altri giallisti come Manuel Vazquez Montalbàn o Jean-Claude Izzo, che sono deceduti prima di far uscire di scena il loro personaggio, io mi sono portato avanti e ho già messo nero su bianco la fine del mio commissario. Ho scelto di farlo morire nelle pagine del libro, non per strada

Umano, troppo umano, che uno scrittore alle prese con la sua mortalità non prenda in considerazione anche la mortalità delle sue creature - e non decida di regolarsi a modo suo. Se poi si tratta di uno scrittore di gialli e noir la cosa si fa persino suggestiva: dopo tanti delitti sulla carta, in fondo, ecco un delitto che fa fatica a rimanere sulla pagina, che implica qualcosa anche nella vita vissuta.

Però, a dirla tutta, questa è solo l'ultima delle illusioni dell'autore, la più insensata: sperare che i tuoi personaggi ti accompagnino nella dipartita. Quando loro rimarranno vivi e vegeti, per forza, e magari ti saluteranno dall'altro lato della sponda, perfino irridenti.

Vivi perlomeno fino a quando non si consumerà l'ultima possibilità di lettura.


La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...