Visualizzazione post con etichetta Mursia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Mursia. Mostra tutti i post

venerdì 30 agosto 2019

Re Artù si ritrova nei pub e nelle miniere

«Mi interessa Re Artù prima che diventi verso di poeti, personaggio di romanzi, ispirazione per il cinema. Anche se è per tutto questo, in effetti, che Re Artù è Re Artù. Almeno per me: l’uomo – o l’ombra – per cui mi sono messo in viaggio». 

Un viaggio tra Galles e Cornovaglia inseguendo l’ombra di Re Artù, mito tra i più grandi e affascinanti della nostra civiltà, lungo sentieri a picco sul mare, castelli di fantasmi, antiche battaglie, isole smarrite nelle nebbie, montagne abitate da giganti. Tra i cavalieri della Tavola Rotonda e l’eterna ricerca del Santo Graal, si riannodano i fili di vicende che parlano ai nostri giorni: perché Artù, in fondo, non è altro che l’idea di un sovrano capace di garantire pace e giustizia. Anche per questo è un mito che non muore. 

Lo si ritrova nelle miniere abbandonate, nei pub di campagna, nei campi da rugby, in abbazie che ricordano San Galgano nella sua Toscana. E soprattutto nelle parole dei grandi della letteratura, da Thomas Malory a Mark Twain, da Chrétien de Troyes a Dylan Thomas.

 Fino a una città dei libri – Hay-on-Wye – che alimenta le leggende e di per se stessa è già una leggenda.

sabato 2 gennaio 2016

L'Inghilterra coast to coast in compagnia di Adriano

Non so quanti conoscono il Vallo di Adriano. Quanti ne hanno già sentito parlare e quanti l'hanno preso in considerazione come una possibile meta di viaggio. 

Credo pochi, ma credo anche che saranno sempre di più in futuro. Merito non della nostra scuola, certo, ma piuttosto degli inglesi. Che ne hanno fatto uno dei grandi itinerari europei per chi intende muoversi a piedi o in bicicletta.
 

Dal Mare del Nord al Mare di Irlanda, un coast to coast ancora piuttosto originale, con distanze che non spaventano nemmeno un pantofolaio come me.
 

Se non ci credete, date un occhio alla cartina. È come se all'alba del mondo un gigante avesse provato a strozzare l'Inghilterra. Non c'è riuscito, ma il collo è rimasto così.
 

Però in un viaggio come questo non ci sono da mettere in conto solo i chilometri. Anche gli anni vogliono la loro parte.
 

E ve l'ho già detto, sono qui per questo. Voglio inoltrarmi nella storia, non solo nella campagna inglese. 

Passo dopo passo, visto che le insidie non mancano: il tempo, lo so, a volte è una palude che inghiotte vita e risputa ombre.
 

Starò attento, con il mio bagaglio fatto più di domande che di indumenti. Accetterò a cuor leggero tutta la lentezza che è nell'ordine delle cose.
 

E per non smarrirmi ho scelto con attenzione la compagnia. Avrò Adriano al mio fianco, l'uomo dal quale discende tutto questo, dalle pietre del Muro giù giù fino alla gente che arranca per queste colline. 
Fino a queste pagine, anche.
 

Un imperatore romano per compagno, non è da tutti. Però me lo merito, con tutto il tempo che ho fantasticato su di lui. Sui segni che ha lasciato in questo mondo e su tutto ciò che di lui è semplicemente svanito. 

(da Paolo Ciampi, La strada delle legioni, Mursia)

domenica 25 ottobre 2015

Coast to coast nella campagna inglese

Non so quanti conoscono il Vallo di Adriano. Quanti ne hanno già sentito parlare e quanti l'hanno preso in considerazione come una possibile meta di viaggio.

Credo pochi, ma credo anche che saranno sempre di più in futuro. Merito non della nostra scuola, certo, ma piuttosto degli inglesi. Che ne hanno fatto uno dei grandi itinerari europei per chi intende muoversi a piedi o in bicicletta.
 

Dal Mare del Nord al Mare di Irlanda, un coast to coast ancora piuttosto originale, con distanze che non spaventano nemmeno un pantofolaio come me.
 

Se non ci credete, date un occhio alla cartina. È come se all'alba del mondo un gigante avesse provato a strozzare l'Inghilterra. Non c'è riuscito, ma il collo è rimasto così.
 

Però in un viaggio come questo non ci sono da mettere in conto solo i chilometri. Anche gli anni vogliono la loro parte.
 

E ve l'ho già detto, sono qui per questo. Voglio inoltrarmi nella storia, non solo nella campagna inglese. 

Passo dopo passo, visto che le insidie non mancano: il tempo, lo so, a volte è una palude che inghiotte vita e risputa ombre.
 

Starò attento, con il mio bagaglio fatto più di domande che di indumenti. Accetterò a cuor leggero tutta la lentezza che è nell'ordine delle cose.
 

E per non smarrirmi ho scelto con attenzione la compagnia. Avrò Adriano al mio fianco, l'uomo dal quale discende tutto questo, dalle pietre del Muro giù giù fino alla gente che arranca per queste colline. 
Fino a queste pagine, anche.
 

Un imperatore romano per compagno, non è da tutti. Però me lo merito, con tutto il tempo che ho fantasticato su di lui. Sui segni che ha lasciato in questo mondo e su tutto ciò che di lui è semplicemente svanito.

(da Paolo Ciampi, La strada delle legioni, Mursia)

sabato 19 settembre 2015

In cammino, io sono qui e ho il mio tempo

Sono partito di buon mattino, il passo leggero, riposato. Sto bene. Mi aspetta Corbridge, antica città romana sulla strada che porta a ovest, fino a Carlisle. 

Oggi né l'orologio né la distanza impongono i loro consueti diktat. E nemmeno le condizioni meteorologiche, benché il sole di ieri sia solo un ricordo. Si respira una singolare sensazione di libertà, che forse ha a che vedere proprio con la scelta del movimento lento, che conta solo sulle proprie forze.

Camminando faccio giustizia. E tanti saluti agli spot delle automobili.

Avete presente? Modelli nuovi fiammanti che scivolano lungo nastri di asfalto come palle di biliardo. Suv che manca poco si librano in aria. Navigatore satellitare e corsa libera, potenza e relax, tanto mai che ci sia nessuno davanti e nemmeno dietro, mai che capiti un ingorgo, una buca, una strada interrotta, un clacson che proclama la sopraggiunta crisi isterica.

Sono ovunque, ce li infliggono ovunque. Ma io sono qui e ho il mio tempo. Non gli appartengo più, al tempo. Sarà che posso prescindere dai miei anni, dalla mia epoca. Non più automobilista. Semmai pellegrino, a modo mio. Senza cercare un santuario, senza puntare a un'indulgenza.

Pellegrino: parola di altri secoli. Pellegrino cioè peregrino, dal latino per agros, per i campi – in qualche modo i romani lo zampino lo lasciano sempre, se non altro con le etimologie.

Per i campi, cioè fuori dalle città. Che significa anche fuori dal tempo delle città. È questo, il pellegrinaggio.

Tempo fuori dell'ordinario, tempo stralciato per ritrovare se stessi o ascoltare altre voci, che non siano il rombo dei motori, il brusio della folla.

(da Paolo Ciampi, La strada delle legioni, Mursia)  

mercoledì 19 agosto 2015

Passo passo, lungo il Vallo di Adriano

Non so quanti conoscono il Vallo di Adriano. Quanti ne hanno già sentito parlare e quanti l'hanno preso in considerazione come una possibile meta di viaggio.

Credo pochi, ma credo anche che saranno sempre di più in futuro. Merito non della nostra scuola, certo, ma piuttosto degli inglesi. Che ne hanno fatto uno dei grandi itinerari europei per chi intende muoversi a piedi o in bicicletta.
 

Dal Mare del Nord al Mare di Irlanda, un coast to coast ancora piuttosto originale, con distanze che non spaventano nemmeno un pantofolaio come me.
 

Se non ci credete, date un occhio alla cartina. È come se all'alba del mondo un gigante avesse provato a strozzare l'Inghilterra. Non c'è riuscito, ma il collo è rimasto così.
 

Però in un viaggio come questo non ci sono da mettere in conto solo i chilometri. Anche gli anni vogliono la loro parte.
 

E ve l'ho già detto, sono qui per questo. Voglio inoltrarmi nella storia, non solo nella campagna inglese. 

Passo dopo passo, visto che le insidie non mancano: il tempo, lo so, a volte è una palude che inghiotte vita e risputa ombre.
 

Starò attento, con il mio bagaglio fatto più di domande che di indumenti. Accetterò a cuor leggero tutta la lentezza che è nell'ordine delle cose.
 

E per non smarrirmi ho scelto con attenzione la compagnia. Avrò Adriano al mio fianco, l'uomo dal quale discende tutto questo, dalle pietre del Muro giù giù fino alla gente che arranca per queste colline. 
Fino a queste pagine, anche.
 

Un imperatore romano per compagno, non è da tutti. Però me lo merito, con tutto il tempo che ho fantasticato su di lui. Sui segni che ha lasciato in questo mondo e su tutto ciò che di lui è semplicemente svanito.

(da Paolo Ciampi, La strada delle legioni, Mursia)

sabato 18 luglio 2015

Il superfluo che scivola via col cammino

Non so cosa c'entri con questo viaggio. Non so, ma credo che valga lo stesso per i viaggi, meglio, per la smania di catalogarli con grande profluvio di preposizioni, aggettivi e sostantivi.



Il viaggio è sempre verso qualcosa, implica sempre una distanza. È vicino o lontano. Pare non contare per se stesso ma per la sua destinazione, regione, paese o continente che sia. 

Non so cosa c'entri, ma ora che mi sto dirigendo verso Walltown Crags avverto che molte delle cose che finora ho considerato dei viaggi appartengono al superfluo. Possono cadere a ogni passo, come foglie di autunno al primo stormire. 

Walltown Crags, balcone sul tempo, sui tempi, fuori dal tempo. Posto buono per sciogliersi dai pensieri e abbandonarsi a ogni congettura. Per riposare la mente e lasciarla andare, come un pattinatore che scivola sul ghiaccio con leggerezza. 

Perché a volte capita, è in superficie che si scopre il senso della profondità.




(da Paolo Ciampi, La strada delle legioni, Mursia)

giovedì 9 aprile 2015

Chi era Adriano, l'imperatore che mi ha tenuto compagnia?

Chi era Adriano? Chi era davvero, sotto le sue vesti colorare di porpora e senza il suo scettro Non credo di essermi mai posto questa domanda. Sicuramente non ho mai avvertito il bisogno di una risposta.

È che io ho preso per buono l'imperatore che ho incontrato e me lo sono fatto bastare. Non ho cercato altro, non ho ceduto a una smania di verità a tutti i costi. Adriano era l'Adriano del libro. Di quel libro letto la prima volta da liceale arrabbiato che voleva cambiare il mondo, poi da universitario assalito dai dubbi, quindi da giornalista inerme di fronte alla complessità di quello stesso mondo, infine da uomo di mezza età che ogni giorno smaltisce una delusione e ritrova una ragione, o almeno ci prova. 

Il libro di Marguerite Yourcenar, insomma. Memorie di Adriano. Quello con l'imperatore che parla in prima persona e racconta la sua vita al giovane Marco Aurelio, il filosofo che un giorno sarà imperatore. Le parole di chi ha  in serbo solo gli ultimi spiccioli di vita:

la meditazione scritta d’un malato che dà udienza ai ricordi.

Adriano è ancora l'uomo più potente del mondo. Solo che persino l'impero perde consistenza, forse anche verità, al cospetto di un corpo stremato. 

È difficile rimanere imperatori in presenza di un medico; difficile anche conservare la propria essenza umana

E la malattia è un osservatorio scomodo, ma regala vantaggi a chi  intende davvero vedere e capire. Adriano non si tira indietro. La sua storia è un magnifico palazzo descritto dalle cucine, non dalle sale del trono.

(da Paolo Ciampi, La strada delle legioni, Mursia)

domenica 15 marzo 2015

Ripensando ai muri della storia, assieme a Marguerite

Non so se Marguerite Yourcenar abbia mai camminato lungo l'Hadrian's Wall, come sto facendo io in questi giorni. 

Pensate: le Memorie escono nel 1951, esattamente dieci anni prima del giorno in cui il pianeta si risvegliò per scoprire cosa era successo a Berlino. 

E ora lo capisco più di prima: il passato non è fermo una volta per tutte, così come è stato archiviato. Cambia con i nostri occhi. Non c'è solo il presente che sta nel tempo e il futuro che è un'incognita.

Anche la Yourcenar si guardava intorno. Non si preoccupava mica solo degli antichi romani. Leggeva l'autobiografia di Winston Churchill, signore di un'altra Britannia e in lui vedeva prima di tutto un uomo che, almeno entro certi limiti, sapeva spiegarsi e farsi capire. Scrutava il mondo così come era uscito dopo la guerra di Hitler. Si interessava dell'istituzione delle Nazioni Unite e, chissà, forse accarezzava la speranza di un governo mondiale capace di farla finita con tante cose. 

Meditava soprattutto sulla possibilità di un politico di genio, anzi, lo aspettava e lo auspicava. Uno da cui aspettarsi una pace duratura. 

Un po' come Dante Alighieri con  il suo Arrigo, un altro imperatore, un'altra speranza di pace: non che a entrambi sia andata un granché bene.

Lo stesso Muro, prima e dopo Berlino. In effetti un altro Muro, ai tempi in cui lei scriveva del suo imperatore.  

(Paolo Ciampi, La strada delle legioni, Mursia)

giovedì 26 febbraio 2015

Meditando sui viaggi nel vento del Vallo di Adriano



Non so cosa c'entri con questo viaggio. Non so, ma credo che valga lo stesso per i viaggi, meglio, per la smania di catalogarli con grande profluvio di preposizioni, aggettivi e sostantivi.
Il viaggio è sempre verso qualcosa, implica sempre una distanza. È vicino o lontano. Pare non contare per se stesso ma per la sua destinazione, regione, paese o continente che sia. 
Non so cosa c'entri, ma ora che mi sto dirigendo verso Walltown Crags avverto che molte delle cose che finora ho considerato dei viaggi appartengono al superfluo. Possono cadere a ogni passo, come foglie di autunno al primo stormire. 
Walltown Crags, balcone sul tempo, sui tempi, fuori dal tempo. Posto buono per sciogliersi dai pensieri e abbandonarsi a ogni congettura. Per riposare la mente e lasciarla andare, come un pattinatore che scivola sul ghiaccio con leggerezza.
Perché a volte capita, è in superficie che si scopre il senso della profondità.

(da Paolo Ciampi, La strada delle legioni, Mursia)



venerdì 13 febbraio 2015

E mi lascio andare al vento

Mi giro intorno, mi lascio andare al vento. Sono un bambù, che si piega ma spera di non spezzarsi. Misuro lo spazio che mi accoglie, spazio verso il nord, rifletto. 

C'è stato un tempo in cui non esistevano questi campi ben ordinati, separati gli uni dagli altri dai contratti e dai muretti di confine, un tempo in cui tutto era solo e soltanto foresta. Mi sento più grande di quanto sono. Sarà che in questo posto posso prescindere da molte cose. Da quasi tutte in effetti. Quindi mi rimetto in cammino. 

Calpesto un prato verde, soffice come un tappeto su cui non disdegnerei di rotolarmi. Come a ricercare le capriole dell'infanzia. E perché no? È quasi sempre così, lungo il National trail. Non pensate a uno dei nostri sentieri segnati da solchi profondi, con l'erba che, nel caso, sopravvive solo al centro. Lungo il Muro spesso si ha la sensazione di attraversare il green di un circolo del golf.

Pare che dietro ci sia anche una scelta precisa. I prati aiuterebbero a preservare meglio ciò che ancora gli archeologi non hanno dissepolto. Non so se crederci, ma di sicuro approvano quelle pecore a poche metri da me, che alzano il muso e per un attimo, solo per un attimo, smettono di ruminare. 

Sono arrivato a Chesters, un posto che fin nel nome trattiene ciò che era. Da castra, l'antico accampamento romano. E prima ancora Cilurnum, parola celtica che richiama l'idea del calderone. Chesters era un antico forte costruito là dove il Muro scavalcava il Tyne per proseguire sull'altra sponda. 

Per almeno tre secoli vi hanno alloggiato truppe reclutate in regioni lontane. In particolare i cavalieri delle Asturie, terra aggrappata alla Spagna, terra sferzata dall'Oceano, terra di guerrieri e di minatori. Venne abbandonato solo tra la fine del quarto e l'inizio del quinto secolo, per essere inghiottito da secoli davvero bui. 

 Tutto questo tempo in mezzo e ora ci sono io. 

Non più erba, sotto i miei piedi, ma la strada lastricata che tagliava a metà l'accampamento. Le pietre levigate da milioni e milioni di passi di legionari.

(da Paolo Ciampi, La strada delle legioni, Mursia)

lunedì 19 gennaio 2015

Antoine, l'aviatore dei cieli e dei deserti

Sono i cieli, ma anche i deserti. Sono le stelle che indicano la direzione più di una mappa. Sono gli spazi, ma anche i silenzi. Sono gli uomini, incredibilmente piccoli visti dall'alto di un velivolo e incredibilmente grandi quando ti accolgono con una brocca di acqua per liberarti dalla sete.

Non so bene spiegare perché, ma ci sono emozioni che risuonano come una musica antica, in Terra degli uomini, libro di Antoine de Saint-Exupèry che temo ben pochi conoscono, tanto di quest'autore la lettura obbligata è solo il Piccolo Principe.

Io stesso questo libro l'ho incontrato su una bancarella e recuperato in una vecchia edizione di Mursia: come una cosa preziosa che balza fuori da un baule.

Dentro, la storia di Antoine aviatore, perché questo era il suo mestiere, ai tempi in cui volare era un'avventura da pionieri e si volava su aggeggi che sembravano fendere l'aria per miracolo, esposti ai venti, alla pioggia, a ogni imprevisto.

Antoine scavalcava montagne, attraversava i deserti, per consegnare la posta. Ma così riscopriva se stesso. E nella solitudine ritrovava anche gli altri. Nei mondi dello spazio azzurro si poteva riconsiderare uomo tra gli uomini.

Un giorno il suo velivolo andò in avaria, dovette atterrare nel mezzo del Sahara (non vi ricorda qualcosa del Piccolo principe?), nel nulla. E in quel nulla scoprì molte cose...


giovedì 19 giugno 2014

In Inghilterra in compagnia dell'imperatore

Non so quanti conoscono il Vallo di Adriano. Quanti ne hanno già sentito parlare e quanti l'hanno preso in considerazione come una possibile meta di viaggio.

Credo pochi, ma credo anche che saranno sempre di più in futuro. Merito non della nostra scuola, certo, ma piuttosto degli inglesi. Che ne hanno fatto uno dei grandi itinerari europei per chi intende muoversi a piedi o in bicicletta.
 

Dal Mare del Nord al Mare di Irlanda, un coast to coast ancora piuttosto originale, con distanze che non spaventano nemmeno un pantofolaio come me.
 

Se non ci credete, date un occhio alla cartina. È come se all'alba del mondo un gigante avesse provato a strozzare l'Inghilterra. Non c'è riuscito, ma il collo è rimasto così.
 

Però in un viaggio come questo non ci sono da mettere in conto solo i chilometri. Anche gli anni vogliono la loro parte.
 

E ve l'ho già detto, sono qui per questo. Voglio inoltrarmi nella storia, non solo nella campagna inglese. 

Passo dopo passo, visto che le insidie non mancano: il tempo, lo so, a volte è una palude che inghiotte vita e risputa ombre.
 

Starò attento, con il mio bagaglio fatto più di domande che di indumenti. Accetterò a cuor leggero tutta la lentezza che è nell'ordine delle cose.
 

E per non smarrirmi ho scelto con attenzione la compagnia. Avrò Adriano al mio fianco, l'uomo dal quale discende tutto questo, dalle pietre del Muro giù giù fino alla gente che arranca per queste colline. 
Fino a queste pagine, anche.
 

Un imperatore romano per compagno, non è da tutti. Però me lo merito, con tutto il tempo che ho fantasticato su di lui. Sui segni che ha lasciato in questo mondo e su tutto ciò che di lui è semplicemente svanito.

(da Paolo Ciampi, La strada delle legioni, Mursia)

lunedì 12 maggio 2014

Il Vallo di Adriano a piedi o in bicicletta

 


Il Vallo di Adriano era l'estrema frontiera
dell'Impero, il limite oltre il quale
c'erano solo i barbari.

Oggi è diventato uno straordinario itinerario
da percorrere a piedi o in bicicletta,
con la lentezza da riservare
a un viaggio che appartiene al tempo
non meno che allo spazio.

(da Paolo Ciampi, La strada delle legioni.
L'Inghilterra coast to coast
lungo le vie romane, Mursia editore)

sabato 8 settembre 2012

La domanda che torna a proposito di guerra

Piero Jahier fu tra quegli intellettuali - in effetti, non pochi - che nel corso della Grande Guerra si arruolarono come volontari. Quando si presentò al Comando, impacciato nella sua nuova uniforme, gli venne da pensare alla vita che stava consegnando all'esercito: prendetela pure, ma spendetela bene.

Difficile pensare che ci sia modo di spendere bene una vita in guerra. Però Jahier aveva assai poco a che spartire con il manipolo dei vari Papini, Marinetti, D'Annunzio, le belle anime che cantarono la guerra come una festa o un'occasione di igiene. Appuntamento da buongustai, come declamarono, bagno di sangue da amare con cuore di maschi.

Le trincee, oltre a tante vite, fecero strage (questa sì meritata) di tante di queste parole.

Jahier no, Jahier non si inventò un'estetica della guerra. La guerra, semmai, fu ricerca di una condivisione, di una storia comune, di una sofferenza da spartire.

Non se ne pentì perché in effetti non ebbe molto di cui pentirsi.

E ancora ci arriva una delle domande che popolano questo Con me e con gli Alpini (Mursia), diario di guerra che si fa raccolta di poesie e prose. La domanda che torna, appunto:

Perché alcuni son chiamati a lavorare e guadagnar sulla guerra, e altri a morire?

Domanda buona per ogni guerra, domanda che ancora incalza la sua risposta.

domenica 29 maggio 2011

Due scaffali di libri e i miei sogni di ragazzino


(dal mio I due viaggiatori, Mauro Pagliai editore)

Sono orgoglioso della mia libreria come di poche altre cose di casa. È bella, sa di antico. Castagno stagionato, aria di solidità, la semplicità che ha l’eleganza delle cose che sono come devono essere, senza artifici, senza strane pretese. Farebbe la sua figura in una vecchia biblioteca, di quelle con un odore particolare, che non so se è della carta o dell’inchiostro o della cera con cui si tratta il legno, ma che è quello e solo quello. L’odore delle vecchie biblioteche.

Pensare che è costata il giusto, forse addirittura meno del giusto. Trovata e presa da un vecchio rigattiere che a sua volta l’aveva trovata e presa come un’occasione irripetibile. L’intero archivio di un comune alluvionato, dato via per poco o niente come se il fango gli avesse inferto danni irreparabili.

Due scaffali sono solo per loro, i libri di Emilio. Le vecchie edizioni illustrate che mi sono trovato in casa, forse di mio padre, forse addirittura di qualche mio nonno; i meravigliosi cofanetti della Mondadori, uno per ciclo, che per qualche anno mi vennero regalati per Natale; i libriccini della Mursia, assai meno pretenziosi, con quei caratteri fitti fitti e quelle pagine così leggere che a volte girandole si strappavano; i volumi che più tardi amici come Tito mi hanno portato di ritorno dai loro viaggi. Questo ti piacerà, l’ho trovato in una bancarella di Buenos Aires...

Due scaffali possono non essere un granché per chi ama i libri, per chi li ama anche a prescindere dalla lettura, per chi li ama di un amore fisico, come oggetti del desiderio da guardare, toccare, annusare, sfogliare. Sono qualcosa di enorme se dentro ci sono tutte le ore che un ragazzino ha passato a leggere e fantasticare.

Come diceva Cicerone? Una casa senza libri è come un corpo senz’anima. Oggi capisco meglio cosa voleva dire.

Per l’ennesima volta ora li abbraccio con uno sguardo che ancora non è routine. L’indice corre lungo le coste, come a controllare che negli ultimi giorni qualche titolo non sia sparito.

Qui sono custoditi lunghi pomeriggi d’estate su una sdraio in giardino, per terra un altro libro in attesa e la caraffa del tè freddo di mia madre. E anche tante sere di inverno, la pioggia battente e io sotto le coperte: la mia cameretta come la cabina del comandante e fuori il fortunale che imperversa.

La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...