Una piccola isola di parole nel grande oceano della rete per condividere libri e mondi
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giovedì 24 marzo 2011
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La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar
Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...
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E ci sono fin troppi libri, che raccolgono quei viaggi, quegli sguardi, quelle pagine.
Forse abbiamo bisogno anche di disintossicarsi, non della letteratura di viaggio, certo, ma di tante incrostazioni che su di essa si sono depositate. Troppa enfasi, troppa retorica del viaggiatore, troppa presunzione esibita da chi deve puntellare il senso di un'esperienza che si vuole unica e che deve trovare ragioni o pretesti.
C'è bisogno di voci sincere, oneste. C'è bisogno di nuovo sangue nell'esperienza del viaggio e del racconto di viaggio. E c'è bisogno delle parole misurate e sensate di chi sa che il primo viaggio è sempre nel mondo dei propri sentimenti e delle proprie convinzioni, anche se non siamo protagonisti di un'impresa e non ci troviamo al centro della Storia.
Come in Viaggio in Birmania (nemmeno il titolo ha effetti speciali), il cui autore non prova a spacciarsi come il Terzani o il Kapuscinski di turno. Michele Cucuzzella in Birmania - o se si preferisce in Myanmar - arriva come volontario, per fare una piccola grande cosa, insegnare inglese ai bambini.
Della Birmania e della sua cultura sa poco, mi pare. E proprio per questo le sue sono parole pulite, dirette, capaci di accompagnarci amichevolmente in questo paese magnifico e maledetto.
Dalla Off the road della Vallecchi un altro bel tassello che si aggiunge al mosaico delle ragioni per cui viaggiare forse non sarà indispensabile, però fa sempre bene.