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giovedì 9 aprile 2015

Chi era Adriano, l'imperatore che mi ha tenuto compagnia?

Chi era Adriano? Chi era davvero, sotto le sue vesti colorare di porpora e senza il suo scettro Non credo di essermi mai posto questa domanda. Sicuramente non ho mai avvertito il bisogno di una risposta.

È che io ho preso per buono l'imperatore che ho incontrato e me lo sono fatto bastare. Non ho cercato altro, non ho ceduto a una smania di verità a tutti i costi. Adriano era l'Adriano del libro. Di quel libro letto la prima volta da liceale arrabbiato che voleva cambiare il mondo, poi da universitario assalito dai dubbi, quindi da giornalista inerme di fronte alla complessità di quello stesso mondo, infine da uomo di mezza età che ogni giorno smaltisce una delusione e ritrova una ragione, o almeno ci prova. 

Il libro di Marguerite Yourcenar, insomma. Memorie di Adriano. Quello con l'imperatore che parla in prima persona e racconta la sua vita al giovane Marco Aurelio, il filosofo che un giorno sarà imperatore. Le parole di chi ha  in serbo solo gli ultimi spiccioli di vita:

la meditazione scritta d’un malato che dà udienza ai ricordi.

Adriano è ancora l'uomo più potente del mondo. Solo che persino l'impero perde consistenza, forse anche verità, al cospetto di un corpo stremato. 

È difficile rimanere imperatori in presenza di un medico; difficile anche conservare la propria essenza umana

E la malattia è un osservatorio scomodo, ma regala vantaggi a chi  intende davvero vedere e capire. Adriano non si tira indietro. La sua storia è un magnifico palazzo descritto dalle cucine, non dalle sale del trono.

(da Paolo Ciampi, La strada delle legioni, Mursia)

lunedì 21 aprile 2014

Le ultime parole dell'imperatore morente

Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t'appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi consueti. Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che certamente non vedremo mai più... Cerchiamo d'entrare nella morte a occhi aperti....

Si conclude così Memorie di Adriano della grande Yourcenar, opera non facile, ma che è da catalogare a tutti gli effetti tra i grandi capolavori di sempre. Opera a cui ritorno sempre e che, vedrete, è fondamentale anche per il mio prossimo libro, in uscita tra qualche giorno.

Giunto al termine dei suoi giorni il grande imperatore scrive una lunga lettera al suo amico Marco Aurelio, guardando con occhio straordinariamente lucido alla sua vita toccata da un singolare destino. L'uomo che è stato il più potente del mondo si avvia da solo alla morte. Non ha troppi rimpianti, perché sa di aver vissuto nel giusto. Sa che la sua opera politica non è mai stata estranea a un senso di umanità.

Che questo porti alla felicità, è un altro discorso, ma di alcune cose è sicuro. Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo, afferma l'imperatore morente.

E noi con lui comprendiamo che la grandezza è questa responsabilità.

Un libro che accoglie nelle sue pagine i problemi degli uomini di ogni tempo. Un libro prezioso per chi si è consegnato all'impegno della politica e a quanti si interrogano sulle effettive priorità della vita.

venerdì 15 gennaio 2010

Adriano e la saggezza della responsabilità


“Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t'appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi consueti. Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che certamente non vedremo mai più... Cerchiamo d'entrare nella morte a occhi aperti...”.

Si conclude così, con una lettera scritta davvero da Adriano, questo libro non facile, ma che è da catalogare a tutti gli effetti tra i grandi capolavori di sempre. Un libro che è uno straordinario viaggio nel tempo e nel cuore degli uomini. Un libro che mi aveva preso terribilmente quando l'ho letto una prima volta, tanti anni fa e che ora ho ripreso in mano: Memorie di Adriano della grande Yourcenar.

Giunto al termine dei suoi giorni il grande imperatore scrive una lunga lettera al suo amico Marco Aurelio, guardando con occhio straordinariamente lucido alla sua vita toccata da un singolare destino. L'uomo che è stato il più potente del mondo si avvia da solo alla morte. Non ha troppi rimpianti, perché sa di aver vissuto nel giusto. Sa che la sua opera politica non è mai stata estranea a un senso di umanità.

Che questo porti alla felicità, è un altro discorso, ma di alcune cose è sicuro. “Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo”, afferma l'imperatore morente.

E noi con lui comprendiamo che la grandezza è questa responsabilità.

Un libro che accoglie nelle sue pagine i problemi degli uomini di ogni tempo. Un libro prezioso per chi si è consegnato all'impegno della politica e a quanti si interrogano sulle effettive priorità della vita.

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