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martedì 25 ottobre 2011
domenica 18 settembre 2011
Altro che moderni, siamo contemporanei
Cinque righe di Edmondo Berselli, per una riflessione più grande di noi e più amara di quanto vorremmo:
Qualcuno ricorderà un saggio di Roberto K. Merton, intitolato Sulle spalle dei giganti, che chiosava fino alla vertigine l'assunto di Bernardo di Chartres secondo cui i moderni riescono a vedere più lontano, in lungo e in largo, di qua e di là, perché sono comodamente sistemati sulle spalle dei grandi, i classici. Noi invece, altro che moderni, siamo contemporanei: viviamo nei bar, sui treni, in auto, a cena, in salotto. In pratica, sulle spalle dei nani
(da Edmondo Berselli, Il più mancino dei tiri, Biblioteca di Repubblica-Espresso)
Qualcuno ricorderà un saggio di Roberto K. Merton, intitolato Sulle spalle dei giganti, che chiosava fino alla vertigine l'assunto di Bernardo di Chartres secondo cui i moderni riescono a vedere più lontano, in lungo e in largo, di qua e di là, perché sono comodamente sistemati sulle spalle dei grandi, i classici. Noi invece, altro che moderni, siamo contemporanei: viviamo nei bar, sui treni, in auto, a cena, in salotto. In pratica, sulle spalle dei nani
(da Edmondo Berselli, Il più mancino dei tiri, Biblioteca di Repubblica-Espresso)
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Sarà pure vero, se si pensa alla filosofia come pensiero sistematico, chiave per decifrare i significati ultimi della vita e del mondo, ragionamento sulle idee. Però penso che la filosofia siasoprattutto quella sapienza, meglio ancora, quella saggezza, che deve funzionare come una bussola nella vita di tutti i giorni. E allora, allora leggete pagine come quelle raccolte in La serenità (Mondadori).
Leggete il grande Seneca, che con le sue parole sbuca dagli anni di Nerone e pure sembra scrivere oggi.
Leggete cosa risponde all'amico Sereno - un nome che è quasi un programma - che in realtà è più turbato che sofferente ("non sono propriamente malato, ma non sto nemmeno bene"), in preda a qualcosa di molto simile allo spleen di Charles Baudelaire. Si rivolgono all'uomo contemporaneo, le parole di Seneca. All'uomo che rovista dentro se stesso e non si piace.
Ci invita, Seneca, a decidere cosa conta davvero, a fare un passo indietro se necessario, a conquistare una libertà che pianta le sue radici dentro di noi.
Poi anche lui, con la sua vita, ci riuscì e non ci riuscì: come succede anche a noi, che ogni momento ci ripromettiamo qualcosa che difficilmente saremo in grado di mantenere, solo che ci proviamo di nuovo.
Seneca come noi, lo stesso tempo, le stesse domande.