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La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar
Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...
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La terapia sì, mai titolo poteva essere più appropriato, perché di malattia si trattava. Dolorosa che non ti dava scampo, intrigante come...
Ce l'abbiamo tutti, noi matti che dobbiamo sopravvivere nel mondo dei normali.
Di Sandrone Dazieri finora avevo letto poco e senza molta convinzione. E dunque è stata davvero un piacere inatteso, la lettura di La bellezza è un malinteso (Mondadori), libro bello fin dal titolo, che peraltro gioca una parte non secondaria nella trama.
Bello, ma non tanto per le atmosfere hard-boiled, che nemmeno sono necessarie. Bello perché è un libro che si contiene a stento nel genere, fatto non solo di omicidi e vari colpi di scena, intriso com'è anche di periferie, sonni agitati, crepuscoli, interrogativi che guardano dentro più che alle vicende che capitano fuori.
Bello, perché è bella la figura del Gorilla, il protagonista, che Dazieri ha accompagnato negli anni, fatto crescere e maturare, segnato dall'età, dalle esperienze, dalle scelte di vita. Lui che ora esige una vita tranquilla e che si farebbe bastare il suo lavoro per un'assicurazione. Lui che si è perfino sposato e non vagheggia avventure e bevute.
Lui, soprattutto, che non è solo lui, perché è ormai abituato a convivere con il suo Socio: quel doppio che peraltro non è mica raro, solo che quasi sempre viene ignorato, e nel caso, detestato e combattuto. Quando invece, tutto sommato, ci si può anche convivere. Fino a farla franca, un'altra volta ancora.