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sabato 22 settembre 2012

Se i nostri gesti sono seguiti da puntini di sospensione

Sono convinto che se viviamo un decimale è già tanto: il resto è un infinito evanescente che solo gli pscicanalisti e certi scrittori inglesi reputano loro compito ricondurre a una certa, definitiva chiarezza.

Per come la vedio io, a chi scrive libri spetterebbe piuttosto ritrarre l'imprendibilità di quell'infinito, una cosa simile al rendere permanente in un quadro il riflesso in una pozzanghera o eterno, in una pagina, il momentaneo passaggio di un velo di nebbia su un lago.

Ho in mente quelle frasi di Céline, che muoiono a metà e se la cavano con tre puntini di sospensione: nella loro indigenza, sono la figura di tutto quello per cui mi verrebbe da utilizzare il termine "letteratura". 
Proprio perché il vuoto in cui si perdono è il vuoto pieno di fantasmi in cui effettivamente accadono i nostri gesti, che non sono mai finiti, ma sempre seguiti da puntini di sospensione (di solito ci pensano gli altri a cercare di completarli e questo è quel che definiamo "avere delle relazioni"). 

(Alessandro Baricco, parlando di Chesil Beach di Ian MacEwan su Repubblica)

mercoledì 1 dicembre 2010

Cèline e la tragedia del medico che non fu creduto

Alzi la mano chi ha mai sentito parlare del dottore Semmelweis. Credo molto pochi: e quei pochi, se ci sono, credo proprio lo debbano a questo gioiello di Louis-Ferdinand Céline, peraltro il primo e forse il meno conosciuto dei capolavori del grande e discusso scrittore francese.

Il dottor Semmerlweis, libretto nato come tesi di laurea, è la storia del medico ungherese che nella Vienna imperiale combatté e vinse la guerra contro la febbre puerperale che all’epoca sterminava migliaia di donne in tutta Europa.

Semmelweis non era un grande scienziato, ma un uomo che si preoccupava del suo lavoro, guardandosi intorno. Per questo, semplicemente, vide quello che gli altri non vedevano.

La sua intuizione, per certi versi geniale, ebbe il dono della più estrema semplicità: sarebbe bastato che negli ospedali ci si lavasse le mani prima di toccare le partorienti, per salvare loro la vita.

Cèline ci racconta la tragedia di un uomo che, non creduto, fu osteggiato fino alla pazzia e alla morte. E una volta giunti all’ultima pagina non si dileguerà tanto facilmente il ricordo di questo medico coraggioso, di questo medico che seppe mettere in discussione l’organizzazione degli ospedali sfidando la meschinità e l’invidia dei molti.

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