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sabato 4 settembre 2010

L'Argentina dei libri e l'Argentina degli emigrati

Non sono mai stato in Argentina, ma se un giorno riuscirò ad andarci sono convinto che la confonderò facilmente con il sogno dell'Argentina che mi accompagna da molti anni. Un'Argentina quasi esclusivamente letteraria, anche se non manca certo una buona colonna sonora. Le pagine di Jorge Luis Borges, ma anche quelle del mio amico Tito Barbini. Le storie di Magellano e degli ultimi indios. I racconti sul calcio e dintorni del grandissimo Osvaldo Soriano, che sapeva trasformare le parole di calcio in poesia, cosa del resto che faceva anche Maradona in campo. Qualche pennallata di Corto Maltese e poi anche le sottili inquietudini metafisiche di Julio Cortàzar. E così via.

Non avevo messo a fuoco - colpa mia - l'Argentina dei nostri emigranti. L'Argentina che per diversi anni è stata un'altra "Lamerica", forse migliore dell'altra, quella che accoglieva, si fa per dire, a Ellis Island. Storie comunque di fatica, sudore, emarginazione, non solo di speranza.

Ci ho pensato l'altro giorno, leggendo il libro di Erri De Luca Il giorno prima della felicità. Ci sono alcuni passi bellissimi su questa Argentina, fissati attraverso il racconto di uno dei personaggi, Don Gaetano: vent'anni di Sudamerica di cui riesce a rammentare quasi esclusivamente il viaggio, l'oceano.

I viaggi sono quelli per mare con le navi, non coi treni. L'orizzonte dev'essere vuoto e deve staccare il cielo dall'acqua. Ci dev'essere niente intorno e sopra deve pesare l'immenso, allora è viaggio. Qualcuno piangeva, pure nella miseria, che lo costringeva, gli rimordeva la perdita. Tranne pochi e peggiori, nessuno aveva spirito di avventura. I soldi del biglietto erano stati raccolti dai risparmi di varie famiglie. Erano il loro investimento nel futuro. Sarebbero stati rimborsati dalla riuscita del loro parente. Il compito schiacciante, l'obbligo di fare fortuna, sgomentava come la vastità del mare. A chi piangeva, dicevo che così allungava l'oceano con altra acqua salata. Il viaggio doveva servire a dimenticare il punto di partenza. Durava quasi un mese e alla fine sbarcavano uomini pronti, con il naso per aria

Poi l'Argentina è il passato che viene tagliato, una nuova vita che non si sa, ma che sarà comunque diversa: 

In Argentina ho dimenticato. Ogni cosa nuova che imparavo ne cancellava una della vita di prima

Un'opportunità, comunque, sul tavolo verde della vita. Fa bene ricordarsi tutto questo oggi.

mercoledì 9 giugno 2010

Buoni libri aspettando il Mondiale


Magari c'è anche chi vive l'attesa nella più completa indifferenza o - addirittura con una crescente irritazione - ma i Mondiali del Sudafrica incombono e ogni giorno quotidiani, settimanali, supplementi vari ci stanno seppellendo sotto montagne di parole. Però ci sono anche diversi buoni libri per chi non intende fare il gran rifiuto ("mi rifugerò nella mia casetta di montagna, senza televisione") coltivando allo stesso tempo il piacere della letteratura. Questi alcuni miei consigli (rimando a un altro post per Azzurro tenebra di Giovanni Arpino)

Osvaldo Soriano, Fùtbol. Storie di calcio, Einaudi
Era un buon centravanti, Osvaldo Soriano, scrittore argentino scomparso troppo presto, mai troppo rimpianto per quello che è stato e per quello che avrebbe potuto donarci. Giornalista divenne quasi per caso, perché lui per la testa aveva il calcio. Era un discreto centravanti, ma poi non basta avere i piedi buoni, ci vuole anche fortuna. La sua carriera gli venne stroncata da un incidente. Da allora il calcio divenne una possibilità di letteratura. Passione distillata in parole, capace di inventare personaggi, raccontare storie, accompagnare miti. Si parli del grandissimo Diego Armando Maradona oppure di sconcertanti partite in Patagonia. Di campioni, ma anche di oscuri portieri, arbitri improbabili, allenatori in pensione

Darwin Pastorin, Lettera a mio figlio sul calcio, Oscar Mondadori


Il calcio vive di passioni vissute in un attimo, nello spazio di una partita, in un dribbling, una finta, un fallo in area. Ma non sarebbe così importante, se non vivesse anche di ricordi, se non si sapesse tradurre in memoria, da conservare come cosa cara. Vive di questo, il calcio, di emozioni che non si dileguano, che restano nel cuore dopo aver impresso anni anche lontani, quasi sempre dalle parti dell'infanzia e dell'adolescenza (che non è mai solo un'età anagrafica). Le figurine Panini e quella prima volta allo stadio. L'impresa della squadra del cuore e quel gol che mai e poi mai potrà essere replicato. E poi i nomi che popolano i sogni e le fantasie, non necessariamente di grandi campioni, perché va bene anche una vita da mediano. Per un genitore non sarà mai facile trasmettere tutto questo al figlio. Eppure quale investimento in complicità, in possibilità di condividere bellezza, passione, gioco.

(di Darwin Pastorin ho letto in questi giorni anche un altro piccolo grande libro, che ci porta dalle parti del Mondiale 1950, sogni e colori sudamericani e alcune tristi storie di vita, ma di questo parlerò a parte)

Emanuela Audisio, Il ventre di Maradona. Storie di campioni che hanno prestato il corpo allo sport, Oscar Mondadori


Il ventre di Maradona gonfiato dagli abusi, ma anche l'allegria di Valentino Rossi, la rabbia di Jimmy Connors, le lacrime di Ayrton Senna, la fede di Kakà. Non solo calcio in effetti. Corpi di campioni, muscoli e tendini per andare a segno, per battere record, per battere gli avversari. Corpi segnati dai pugni su un ring o tagliati da terribili incidenti sull'asfalto di un autodromo. Ma anche corpi che racchiudono emozioni e sentimenti. Miti che prima o poi devono scendere dal piedistallo per fare i conti con la propria umanità. Tutto questo raccontato da una delle più grandi giornaliste dello sport italiano, Emanuela Audisio. Che ci aiuta a capire che lo sport sempre e comunque denuda: rivela segni e ferite, armonie e sconcezze, bellezza e imperfezione. Che è tutto quanto c'è prima e dopo i successi o i fallimenti.

La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...