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mercoledì 27 febbraio 2013

Sia detto di passaggio, il successo è cosa sporca

Victor Hugo, a proposito, ci aveva già lasciato parole definitive:


Sia detto di passaggio, il successo è cosa abbastanza sporca, la sua falsa rassomiglianza con il merito inganna gli uomini.

Successo e merito: due parole e un equivoco. Sarà un caso, ma più aumentano i successi immeritati e i meriti senza successo e più si confondono come fossero sinonimi. La qual cosa - come avviene quasi sempre con le parole - non è neutra, ma piuttosto sintomo di una decadenza che non è solo della lingua di ogni giorno.

Successo e merito, dunque. Una società che alimenta il mito del successo con la foglia di fico del merito. Tutto per le ansie e le frustrazioni dei più giovani, di cui parla Pier Luigi Celli in La generazione tradita.

Sembrerebbe dunque che assegnando loro un compito impossibile, quale quello di riuscire nonostante tutto, in realtà non attribuiamo più valore al futuro, ma semplicemente stiamo confermando la svalutazione del presente.

Però che ne dite di un mondo in cui anche il merito del successo meritato si porta l'ombra del successo immeritato?

Come Roberto Saviano dice in un'intervista a Wired:

Quello che vivo male è il fatto che in Italia qualsiasi persona riesca a raggiungere un traguardo, immediatamente genera un sospetto

E tra tutto, questo mi sembra proprio il peggio.

sabato 28 aprile 2012

Da Hugo a Saviano, se il successo non è merito

Victor Hugo ne I miserabili ci aveva già lasciato parole definitive:


Sia detto di passaggio, il successo è cosa abbastanza sporca, la sua falsa rassomiglianza con il merito inganna gli uomini.

Successo e merito: due parole e un equivoco. Sarà un caso, ma più aumentano i successi immeritati e i meriti senza successo e più si confondono come fossero sinonimi. La qual cosa - come avviene quasi sempre con le parole - non è neutra, ma piuttosto sintomo di una decadenza che non è solo della lingua di ogni giorno.

Successo e merito, dunque. Una società che alimenta il mito del successo con la foglia di fico del merito. Tutto per le ansie e le frustrazioni dei più giovani, di cui parla Pier Luigi Celli in La generazione tradita.

Sembrerebbe dunque che assegnando loro un compito impossibile, quale quello di riuscire nonostante tutto, in realtà non attribuiamo più valore al futuro, ma semplicemente stiamo confermando la svalutazione del presente.

Però che ne dite di un mondo in cui anche il merito del successo meritato si porta l'ombra del successo immeritato?

Roberto Saviano ha affermato in un'intervista a Wired:

Quello che vivo male è il fatto che in Italia qualsiasi persona riesca a raggiungere un traguardo, immediatamente genera un sospetto.

E tra tutto, questo mi sembra proprio il peggio.

domenica 19 giugno 2011

Se la malattia dona il vizio della scrittura

Dici business e sembra che concetti come etica e speranza siano clandestini appena sbarcati. C'è bisogno di sguardi diversi, più penetranti, per capire che ci può essere un altro modo per vivere le aziende e le istituzioni - e a questo servono i libri di Pier Luigi Celli.

Nel suo Le virtù deboli (Apogeo edizioni), però, ho trovato quello che non mi aspettavo. Un'ultima pagina che a suo modo dà un senso a tutte le precedenti e vale l'intera lettura.

Pier Luigi Celli - il manager umanista - confessa la sua malattia: e già questo è sorprendente, l'uomo di potere che si mette a nudo raccontando ciò per cui il potere non serve. Il tumore gli arriva così:


Mi sono ammalato senza accorgermene. Pensavo ad altro. Avevo molte cose da fare...

Poi fa riferimento a due dolorose operazioni e spiega l'alternativa che si è trovato di fronte:

Quando succede, c'è solo da decidere se cedere alla sventura o ribellarsi. A scegliere mi ha aiutato, oltre alla famiglia com'era naturale, il vecchio vizio della scrittura

Quel vizio è un dono. E' la possibilità che troppe volte si era negato quando pensava ad altro. Diventa terapia, diventa vita oltre la preoccupazione per la sopravvivenza:


Nel corpo a corpo con la malattia, prendere la penna e dettare le condizioni per il mondo che vorrai è come fare con se stessi il patto di non arrendersi: c'è sempre qualcosa in più da pensare; qualcosa che merita di essere scritto. E tu hai bisogno di tempo

Parole da incidere nella vita. Abbiamo bisogno di tempo. Abbiamo bisogno di scrittura.


sabato 18 giugno 2011

Le 42 lettere di Pier Luigi Celli, manager umanista




In tempi di maghi della finanza, di guru dell'economia pronti a invocare le crude evidenze dei numeri, di dirigenti assunti per tagliare teste, ma anche di furbi e furbetti di ogni risma, quasi non ci credi, a un manager come questo, convinto che l'avvio di una nuova impresa sia anche un sogno da condividere e alimentare con entusiasmo.

Per questo è una buona lettura Nascita e morte di un'impresa in 42 lettere (Sellerio). Lettere che poi sono le email inviate da Celli ai suoi dipendenti nell'arco di alcuni mesi.

Pier Luigi Celli è uno che crede in un valore aggiunto che va al di là delle cifre e che scommette nella qualità delle relazioni. Uno che può inviare email ai suoi dipendenti anche solo per invitare a un'abbuffata o a una gara di go-kart.

Qui emerge come manager scrittore, come manager umanista, alle prese con la breve estate di un'impresa che stava per nascere e che poi non si volle “far scendere in campo”.

Quanto basta per capire che c'è modo e modo di stare sul mercato. E che ci sono sogni che magari muoiono all'alba, ma poi ritornano.

giovedì 26 maggio 2011

Quando si confonde il merito con il successo

A proposito, Victor Hugo ne I miserabili ci aveva già lasciato parole definitive:


Sia detto di passaggio, il successo è cosa abbastanza sporca, la sua falsa rassomiglianza con il merito inganna gli uomini

Successo e merito: due parole e un equivoco. Sarà un caso, ma più aumentano i successi immeritati e i meriti senza successo e più si confondono come fossero sinonimi. La qual cosa - come avviene quasi sempre con le parole - non è neutra, ma piuttosto sintomo di una decadenza che non è solo della lingua di ogni giorno.

Successo e merito, dunque. Una società che alimenta il mito del successo con la foglia di fico del merito. Tutto per le ansie e le frustrazioni dei più giovani, di cui parla Pier Luigi Celli in La generazione tradita.

Sembrerebbe dunque che assegnando loro un compito impossibile, quale quello di riuscire nonostante tutto, in realtà non attribuiamo più valore al futuro, ma semplicemente stiamo confermando la svalutazione del presente

Però che ne dite di un mondo in cui anche il merito del successo meritato si porta l'ombra del successo immeritato?

Come Roberto Saviano dice in un'intervista a Wired:

Quello che vivo male è il fatto che in Italia qualsiasi persona riesca a raggiungere un traguardo, immediatamente genera un sospetto

E tra tutto, questo mi sembra proprio il peggio.

mercoledì 25 maggio 2011

Pier Luigi Celli e la generazione tradita


Quanta acqua è passata sotto i ponti da quando erano i giovani a voltare le spalle agli adulti, in un'ansia di futuro che a volte si faceva sogno rivoluzionario e altre volte fuga. 

Ne è passata tanta di acqua che oggi la generazione “contro” è quella degli adulti. E sono loro che hanno voltato le spalle ai loro figli. 

Una generazione tradita, appunto. Una generazione a cui è stato portato via quel futuro che un tempo poteva essere addirittura utopia. Una generazione che vive anche il presente come assenza, invisibilità, impossibilità a costruire, progettare, contare. 

Da un'università che non mantiene le sue promesse a un lavoro che pare una condanna al precariato. Da una politica immorale e faziosa a una società che sempre di più è dominata da un individualismo sfrenato. Il merito che è quasi un handicap e tanto posto al sole per i soliti furbi e i raccomandati della prima e dell'ultima ora. 

E' questa l'Italia di oggi, solo che Pier Luigi Celli in La generazione tradita non si limita a descriverla per consegnarci alla rassegnazione. 

C'è voglia di riscatto, in queste pagine. E qualche buona idea per raccogliere la sfida del futuro.

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