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mercoledì 26 maggio 2010

Con Darwin i sogni e i calci di un bimbo




Bisognerebbe portare il calcio, inteso come fenomeno culturale, nelle scuole. Il calcio dei poeti, dei campioni, dei narratori. Il calcio che ci regala ancora sogni, che ci porta a correre a perdifiato dietro un pallone, e non importa l'età, le fatiche, le delusioni


Sottoscrivo in pieno e metto le mani avanti. Questo è un gran bel libro e non importa se il calcio vi lascia tiepidi, se ritenete che sì, va bene, una finale di Champions è un gran divertimento, ma poi la cultura è un'altra cosa, per favore non mescoliamo il sacro con il profano.

Ho incontrato persone che si sono lasciate conquistare da Febbre a novanta di Nick Hornby senza mai essersi azzardate a entrare in uno stadio. Vale lo stesso per Darwin Pastorin, che poi è uno delle penne più colte e intelligenti al servizio del giornalismo italiano.

Tanto di cappello a chi coniuga Anastasi e Batistuta con le poesie di Guido Gozzano e cita Paco Ignacio Taibo per ricordare che il catenaccio è antiletteratura.

Uno che sa dirti cose così:

Un atipico, insomma. Come Mariolino Corso, quello che, nell'Inter di Helenio Herrera, tirava le punizioni a foglia morta: e qualcuno arrivò a pensare che fosse parente di Prévert, da molti confuso per un attaccante francese compagno di Nazionale di Platini

Ma soprattutto uno che sa ancora ritrovare in un rettangolo verde i suoi sogni di bambino.

Un bambino che solcava i mari del Sud in compagnia di Emilio Salgari e intanto collezionava le figurine Panini e inseguiva un pallone.

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  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...