Visualizzazione post con etichetta Woody Allen. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Woody Allen. Mostra tutti i post

sabato 14 marzo 2015

La vita di tutti i giorni, fonte di stupore

E' una sensazione terribile, ci disse, leggere di sé, ma siccome vi siete date tanto da fare, va bene, faremo le necessarie "precisazioni".

Così alla fine la grande, grandissima  Wislawa Szymborska decise di concedersi alle due giornaliste polacche che si erano messe in testa di raccontare la sua vita. Lei, splendida poetessa che era approdata al Nobel e che, incredibilmente, aveva fatto la fortuna degli editori con i suoi versi (pensate, 180 mila copie vendute anche in Italia), fino a quel momento aveva centellinato le sue interviste. E se le aveva concesse non era stato certo per parlare di sé, ma di poesia:

Confidarsi in pubblico è come perdere l'anima. Qualcosa bisogna pur tenere per sé. Non si può disseminare tutto così.

Invece ecco che l'impresa di Anna Bikont e Joanna Szczesna è stata finalmente coronata dal successo. Non l'ho ancora letta, questa ponderosa biografia di oltre 400 pagine, che mi tenta fin dal titolo, in perfetta sintonia con la vita che l'ha ispirata: Cianfrusaglie del passato (Adelphi).

Però lo farò presto, tanto più che  mi si dice che dentro non ci siano rivelazioni e pettegolezzi. Niente di sopra le righe, niente di piccante. Ma solo la vita di una persona che è sempre stata se stessa, anche una volta conquistata la fama: semplice e attenta alle gioie della vita.

Una donna che aveva una predilezione per i ninnoli - mi vengono in mente le buone cose di cattivo gusto di Guido Gozzano - per le cartoline postali, per le lotterie e i telequiz. Che non sopportava il Monopoli, ma si lasciava accompagnare dai film di Woody Allen e dalla voce di Ella Fitzgerald. Che fino all'ultimo non ha rinunciato alle chiacchiere con gli amici e ai bicchierini di vodka.

La vita di tutti, quella consueta, è fonte incessante di stupore.

Così affermava la grande Wislawa. Ed ecco perché in lei, più che in tanti altri, avverto il miracolo della vita che si fa poesia e della poesia che è vita. Perché cosa è la grandezza di Wislawa se non lo sguardo di meraviglia sulle cose dei nostri giorni?

giovedì 19 febbraio 2015

Szymborska, il miracolo e l'enigma in ogni cosa


La sua convinzione è che in ogni esperienza personale, anche la più apparentemente insignificante, siano nascosti un enigma e un miracolo.

Ovunque "sonnecchiano forze segrete" e la poesia "con l'aiuto di parole opportunatamente scelte riuscirà a risvegliarle". Facendo comunque attenzione ad abbordare di sbieco le questioni ultime dell'esistenza, come dimostra la celebre e meravigliosa poesia sulla morte del compagno di una vita, Konrad Filipowicz, vista attraverso gli occhi del suo gatto.

"Non so", così Szymborska esordisce nel discorso di investitura di Nobel. E proprio tale socratica ignoranza la spinge a fare domande senza trovare mai risposte.

Il suo maestro filosofico è Montaigne, il suo nume pittorico Vermeer, il suo fratello d'umorismo Woody Allen, che prova verso di lei un'ammirazione sconfinata.

(Franco Marcoaldi da Repubblica, Limpida, ironica Szymborska, i segreti di una poetessa popolare senza mai volerlo)


martedì 26 giugno 2012

Meglio Zelig di chi è troppo sicuro di sé

Ricordate Zelig, il personaggio di quel film capolavoro di Woody Allen?

Gad Lerner, nel suo Tu sei un bastardo. Contro l'abuso delle identità (Feltrinelli), parte proprio da lui, dalla sua irresistibile propensione alla metamorfosi, dalla sua smania di indossare i panni (e non solo i panni) degli altri per farsi accettare dagli altri.

Ci faceva sorridere Zelig, all'inizio degli anni Ottanta. Ma ora, a ripensarci, è quasi inevitabile un crampo di malinconia, dopo trent'anni di identità forti, di identità presuntuose, arroccate, indispettite, che nel mondo ne hanno combinate di tutti i colori. Pulizie etniche, fondamentalismi religiosi, muri per escludere l'altro: la nostra nuova guerra dei Trent'anni.

E dunque, sono contento di aver letto, anche se in ritardo, questo libro di Gad Lerner, un uomo che un po' Zelig nella vita lo è stato, a lungo reso apolide dalle correnti della Storia ma non immune, come tutti, alla tentazione di voler piantare le radici anche lui, magari in una bella campagna del Piemonte (tranne poi ricordare che gli uomini mica sono vegetali: se mettessero radici, morirebbero).

Non poteva che essere lui - uomo che riconosce come sapore di casa sia l'hummous mediorientale che il Gefiltefisch mitteleuropeo - a scrivere questo libro che è una bella boccata di ossigeno, quanto a tolleranza. Anzi, di più: quanto a capacità di mettere liberamente in gioco la propria identità, arricchendosi delle identità altrui.

Perché poi c'è una cosa comune a tutti coloro che in questi anni hanno praticato l'abuso di identità:

Di questi tempi le identità collettive, per maledizione storica generalizzata, si fondano tutte sulla ricerca di un qualsivoglia passato anziché sull'aspirazione a un futuro.

E di un futuro invece abbiamo proprio bisogno.  

domenica 16 gennaio 2011

La perla nascosta dell'umorismo ebraico

Sorpresa, sorpresa.

Un libro uscito tanti anni fa per Giuntina, forse oggi fuori catalogo, ripescato quasi per caso dalla libreria e attaccato senza un vero perchè, forse solo per puntiglio.

Titolo: Stern. Autore: Bruce Jay Friedman. Alzi la mano chi ne ha mai sentito parlare.

E fin dalle prime pagine scopro l'autore che non mi aspettavo, trovo le radici di Mordecai Richler e, perché no, forse anche di Woody Allen, trovo gli accenti di Philip Roth, trovo l'umorismo intelligente e stringi stringi desolato che percorre una certa fetta della cultura ebraica americana, combattuta tra fedeltà e voglia di liberarsi del fardello...

Bello, soprattutto nella prima parte, e degno anche di diverse riflessioni: per esempio sulle traettorie che consegnano a un rapido oblio autori che meriterebbero ben altro...

La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...