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giovedì 28 marzo 2013

Gianmaria Testa e il suo amico di Marsiglia

Così breve, così intensa, l'amicizia tra due grandi che con la loro arte ci hanno regalato molto: Jean-Claude Izzo, lo scrittore di Marsiglia, e Gianmaria Testa, il ferroviere musicista delle Langhe - che tra l'altro ho avuto modo di conoscere l'altro giorno al Teatro dei Dovizi di Bibbiena, in un bellissimo pomeriggio di chiacchiere e canzoni.

Non sapevo di questa amicizia, sbocciata nell'estremo lembo di vita dell'autore di Solea e di Chourmo. Però l'ho potuta ripercorrere grazie alle pagine - tra tutte le più emozionanti - che a essa dedica Isabella Maria Zoppi nel suo Il giorno che passa e consuma (Zona editore).

Il primo appuntamento in una brasserie di Parigi, che sta per chiudere, la timidezza di un bonsoir e poc'altro. Ma tempo più tardi una cena, in cui è facile riconoscersi davvero, anzi, capire che in qualche modo ci si è sempre conosciuti.

Avevamo in progetto di fare un lavoro sulle migrazioni nel Mediterraneo. Poi io ho fatto il disco, e lui non ha scritto il suo libro.

Izzo che inserisce una canzone di Testa nel suo libro. Testa che dedica il suo disco all'amico che non c'è più.

Il rimpianto di non aver fatto tante delle cose che si sarebbe potuto fare, se il tempo lo avesse concesso. Però anche la convinzione di averlo adoperato bene, il tempo.

Dice Gianmaria dell'amico:

Non so se fosse un grande scrittore, non mi interessa. Ma posso dire che tra Jean-Claude e i suoi libri non c'erano differenze.

E anche:

Sta nel paradiso della benevolenza della gente che lo ha amato. La gente ha realmente un bel ricordo di lui. Questo è una specie di paradiso.

Chissà che non ci sia anche una brasserie, dove incontrarsi di nuovo, prima o poi. 


giovedì 1 aprile 2010

Novevolt, il coraggio della nuova narrativa


Mi dispiace di non poter essere questo pomeriggio a Firenze, alla Feltrinelli International, perché sono convinto che qualsiasi nuova avventura editoriale debba essere adeguatamente festeggiata. Soprattutto in tempi come questi, che esigono se non altro molto coraggio. Per questo uso almeno questo blog per dare il benvenuto a Novevolt, la nuova collana di narrativa dell'editrice Zona, diretta da Alessandro Raveggi ed Enrico Piscitelli, illustrata da Jonathan Calugi.

In attesa di avere sotto gli occhi i primi libri le premesse sono più che buone. C'è il coraggio, ma ci sono anche buone gambe per sostenere la battaglia sempre improba contro l'indifferenza e l'omologazione culturale. “Oasi temporanee di libertà: libertà per chi scrive, libertà per chi legge”: mi piace che ci si presenti così, appropriandosi con forza della parola libertà.

A giudicare dalle prime uscite non mancherà nemmeno la qualità.

Si comincia con Enzo Fileno Carabba, lo stesso di libri come Jakob Pesciolini, vincitore del Premio Calvino, La regola del silenzio, La foresta finale, Pessimi segnali, che propone Il molosso. La leggenda del cane, un intrico di storie “fantareali” attorno alla figura leggendaria del molosso.

Franz Krauspenhaar (qualche tempo fa ho letto di lui Era mio padre, edito da Fazi, bello) firma la seconda uscita, Un viaggio con Francis Bacon: “un libro ibrido – leggo nella presentazione - che mischia strutture narrative e stili letterari, e che traccia indelebilmente i contorni del mondo della contemporaneità. Un piccolo grande viaggio pop, tra cinema, musica e poesia”.

Il buongiorno, direi, si vede dal mattino.

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  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...