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mercoledì 9 gennaio 2013

Il romanzo dell'America scoperta prima del tempo

Se ho cominciato a leggerlo è perché Sebastiano Vassalli è Sebastiano Vassalli - l'autore di splendidi libri come La chimera e La notte della cometa - e anche perché aprendolo a caso mi sono imbattuto in una pagina su La Rochelle, città fortezza sull'Atlantico, battuta dai venti e dalle piogge, percorsa da fremiti di libertà e ansie di partenza.

L'ho cominciato e l'ho portato anche a termine, come non faccio spesso, in questi mesi. E potrei cavarmela dicendo: si fa leggere, Stella avvelenata, ma certo non uno tra i migliori di Vassalli.

Peccato, c'è qualcosa che manca, in questa storia di Leonardo, chierico di Casale Monferrato che diretto a Parigi per studiare teologia finirà per imbarcarsi su una nave diretta verso l'America - l'America che ancora non è l'America (siamo nel 1441), ma un sogno oltre il mare, una vaga possibilità di una nuova Atlantide.

Peccato, è come se non decollasse mai, una volta per tutte. Che bella, però, questa idea di una scoperta prima del tempo e fuori del tempo, questa idea di libertà di uomini e donne pronti a sciogliere gli ormeggi per inseguire un mondo finalmente perfetto.

E come è intrigante pensare a quante e quali scoperte fuori del tempo ci sono state nella nostra storia, condannate all'oblio, condannate appunto a non fare storia.

domenica 5 agosto 2012

Continuando a cercare la nostra Shangri-Là

Da Atlantide a Shangri-Là, cosa vorrà dire questa costante ricerca di un luogo dell'utopia, di una valle incantata, di un'isola fuori dal tempo e dalla storia?

Non è che finora ci abbia pensato molto, però l'altro giorno mi sono imbattuto in una frase de Il turista nudo di Lawrence Osborne (Adelphi), che è stata come un raggio di luce:

Per secoli, occidentali e affini hanno cercato valli nascoste, regni perduti e isole scomparse: e civiltà estinte. Non so se indiani e giapponesi soffrano delle stesse ossessioni, e se per esorcizzarle viaggino. Ma se così non è, se questa patologia si deve considerare unica, allora ritengo dica qualcosa su di noi che ne siamo affetti.

E non so se è vero, come lui sostiene, che tutto questo riguarda noi europei, noi occidentali, quasi in esclusiva - Comunque, la smania di vedere coi propri occhi un frutto dell'immaginazione credo sia una forma di pazza tipicamente occidentale. O no? - ma so che dietro questa smania, che è insieme voglia di redenzione e di fuga, c'è  qualcosa che aiuta a capire meglio noi stessi. E non è poco.

lunedì 10 gennaio 2011

Cercare Shangi-Là e trovare noi stessi

Da Atlantide a Shangri-Là, cosa vorrà dire questa costante ricerca di un luogo dell'utopia, di una valle incantata, di un'isola fuori dal tempo e dalla storia?

Non è che finora ci abbia pensato molto, però l'altro giorno mi sono imbattuto in una frase de Il turista nudo di Lawrence Osborne (Adelphi), che è stata come un raggio di luce:

Per secoli, occidentali e affini hanno cercato valli nascoste, regni perduti e isole scomparse: e civiltà estinte. Non so se indiani e giapponesi soffrano delle stesse ossessioni, e se per esorcizzarle viaggino. Ma se così non è, se questa patologia si deve considerare unica, allora ritengo dica qualcosa su di noi che ne siamo affetti

E non so se è vero, come lui sostiene, che tutto questo riguarda noi europei, noi occidentali, quasi in esclusiva - Comunque, la smania di vedere coi propri occhi un frutto dell'immaginazione credo sia una forma di pazza tipicamente occidentale. O no? - ma so che dietro questa smania, che è insieme voglia di redenzione e di fuga, c'è  qualcosa che aiuta a capire meglio noi stessi. E non è poco.

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  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...