E ancora una volta mi viene da dirlo: meno male che non ci sono solo i grandi editori che inseguono il colpo da best-seller, meno male che c'è ancora chi crede alla possibilità di scoprire e proporre voci originali, capaci di raccontare nuove storie, di usare linguaggi diversi, di sottrarre all'ombra ciò che troppo volte è dimenticato o taciuto.
Ecco un libro che non avrei letto senza un editore come Primamedia e che non avrei scoperto senza quel passaparola che per qualche buon libro a volte fa la differenza: I sogni non svaniscono all'alba di Gianni Manghetti.
Libro che intreccia due viaggi e due parabole di vita: quella del Biondo che ritorna nella sua Toscana dopo un passato di operaio in Francia, dove ha perso il lavoro e la famiglia per non aver voluto piegare la schiena; e quello di Gent, in fuga dalla guerra civile nel suo Sudan, che attraversa il Mediterraneo e cerca asilo politico in un'Italia che si dimostrerà paese assai diverso da quello sognato e auspicato.
Due storie di immigrazione che si intrecciano: ieri e oggi, l'italiano che va via come tanti altri hanno fatto - e magari oggi tendiamo a dimenticarcelo - e lo straniero che da noi cerca di cominciare un'altra vita - e quasi sempre di lui si ignora ciò che è stato prima, tanto da ridursi a presenza, a corpo estraneo per le nostre strade.
Due storie che raccontano il nostro presente di muri, confini liquidi, indifferenze e rimozioni. Due storie che attraversano il nostro presente e lo chiamano in causa. Un filo comune che non è solo il destino dell'uomo che migra - e che sempre migrerà per cercare altra fortuna. Se il Biondo perde il lavoro è perché non ha accettato che la sua fabbrica producesse quelle mine che nel Sudan di Gent macellano donne e bambini, in una guerra sporca combattuta contro i civili.
Quanta tristezza in questo libro: ci sono ritorni dove tutto è cambiato, uomini che faticano per niente, sudore nei campi di pomodori, notti alla stazione, bevute solitarie. Eppure, eppure, i sogni non svaniscono all'alba, come dice anche il titolo. Possono resistere, i sogni, basta avere la testa dura, basta guardare oltre. Basta affidarsi, magari a chi viene dopo di noi: come ai ragazzi del libro, che i loro sogni non li sacrificano per un buon posto e una carriera promettente.
Tristezza e poi una speranza che si schiude, un domani che può essere diverso. Grazie a un libro che non è a tesi, che è romanzo a tutto tondo, che semplicemente si fa leggere pagina dopo pagina: per vedere come va a finire.
Ecco un libro che non avrei letto senza un editore come Primamedia e che non avrei scoperto senza quel passaparola che per qualche buon libro a volte fa la differenza: I sogni non svaniscono all'alba di Gianni Manghetti.
Libro che intreccia due viaggi e due parabole di vita: quella del Biondo che ritorna nella sua Toscana dopo un passato di operaio in Francia, dove ha perso il lavoro e la famiglia per non aver voluto piegare la schiena; e quello di Gent, in fuga dalla guerra civile nel suo Sudan, che attraversa il Mediterraneo e cerca asilo politico in un'Italia che si dimostrerà paese assai diverso da quello sognato e auspicato.
Due storie di immigrazione che si intrecciano: ieri e oggi, l'italiano che va via come tanti altri hanno fatto - e magari oggi tendiamo a dimenticarcelo - e lo straniero che da noi cerca di cominciare un'altra vita - e quasi sempre di lui si ignora ciò che è stato prima, tanto da ridursi a presenza, a corpo estraneo per le nostre strade.
Due storie che raccontano il nostro presente di muri, confini liquidi, indifferenze e rimozioni. Due storie che attraversano il nostro presente e lo chiamano in causa. Un filo comune che non è solo il destino dell'uomo che migra - e che sempre migrerà per cercare altra fortuna. Se il Biondo perde il lavoro è perché non ha accettato che la sua fabbrica producesse quelle mine che nel Sudan di Gent macellano donne e bambini, in una guerra sporca combattuta contro i civili.
Quanta tristezza in questo libro: ci sono ritorni dove tutto è cambiato, uomini che faticano per niente, sudore nei campi di pomodori, notti alla stazione, bevute solitarie. Eppure, eppure, i sogni non svaniscono all'alba, come dice anche il titolo. Possono resistere, i sogni, basta avere la testa dura, basta guardare oltre. Basta affidarsi, magari a chi viene dopo di noi: come ai ragazzi del libro, che i loro sogni non li sacrificano per un buon posto e una carriera promettente.
Tristezza e poi una speranza che si schiude, un domani che può essere diverso. Grazie a un libro che non è a tesi, che è romanzo a tutto tondo, che semplicemente si fa leggere pagina dopo pagina: per vedere come va a finire.
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