martedì 8 giugno 2010

Vendere l'anima, il libraio come mestiere


E' un po' di tempo che mi sto avventurando in libri che raccontano i mestieri del libro. Editore o editor, correttore di bozze o libraio, non importa davvero, va bene tutto. E chissà perché mi ha preso così, sarà che forse ho bisogno di racimolare qualche briciola di sicurezza sul futuro del libro. Ragionare su chi sul libro e del libro vive è già qualcosa.

E tra tutti mi sa che merita un posto a parte proprio quello che ho terminato ora, Vendere l'anima. Il mestiere del libraio, scritto da uno che davvero se ne intende, Romano Montroni (direttore fino al 2000 delle librerie Feltrinelli, un professionista che ha formato generazioni di librai).

Per chi si affaccia a questo mestiere - complimenti per il coraggio - un libro così può funzionare anche come un manuale. Per un profano come me, vale oltre le formule e le tecniche di vendita, che pure ci sono, vale perché ci dà conto di quella strana merce che è il libro, ci fa annusare la passione, la perizia, l'intelligenza che c'è o ci deve essere dietro gli scaffali, ci libera anche di qualche strano mito (basta pensarla come Umberto Saba: La libreria è un buco con un genio dentro) e in cambio ci soddisfa diverse curiosità (per esempio sulla probabilità di sopravvivenza di un qualsiasi titolo).

Bisogna saper lavorare bene, per tenere a galla una libreria, anche se poi, come per i vecchi medici, contano ancora le mani, il contatto fisico, più che le elaborazioni delle macchine più complesse: Il piacere del tatto, di toccare i libri, è fondamentale per amare questo mestiere e quindi svolgerlo nel miglior modo possibile.

Pensate, io ho sempre sognato di fare il libraio. Poi le parole - anche le parole scritte - sono diventate comunque il mio lavoro, un altro lavoro. Il sogno della libreria è rimasto lì: e devo dire che un libro come quello di Montroni aiuta a liberare il campo da tante ambizioni senza gambe, da tanti progetti costruiti sulla sabbia.

Però che piacere incontrare un libro che restituisce al libraio la piena dignità di intellettuale. Dice Montroni: Lo sforzo non consiste unicamente nel dare al lettore il libro che cerca, ma nel fargli trovare ciò che non cerca. E non è marketing, o almeno, prima di tutto è capacità di suggerire, di trovare nuove strade, di alimentare curiosità, di consentire scoperte. E dite poco.

(quante altre cose ci sarebbero in questo libro: per esempio la difesa della libreria come luogo di incontro piuttosto che come supermarket della carta stampata, per esempio l'idea del lavoro fatto bene, con amor proprio, ma questo è un altro discorso, magari lo riprenderemo...)

3 commenti:

  1. secondo me Balzac ti capirebbe...

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  2. Non c'è bisogno di Balzac..per capire e condividere queste importante riflessioni.
    Non ci sono parole migliori di quelle usate da te, per descrivere la bellezza, la passione, la difficoltà e l'immensa soddisfazione del mestiere del LIBRAIO.
    Io ho aperto una libreria indipendente, con il mio papà ( che fa questo "mestiere" da 20 anni e che posso definire uno dei librai più bravi e appassionati della piana Lucchese). Sto cercando di creare una libreria in base ai bisogni e ai sogni dei lettori; un punto di riferimento culturale, di scambio, di incontro. Si, sono una commerciante. Ma la mia merce crea cultura, crea consapevolezza...non è un prodotto da supermercato, da mettere vicino ai surgelati. La mia "merce" è preziosa e va protetta.

    Libreria LuccaLibri

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  3. Quanto hai ragione, una "merce", ma una merce che ha un valore che va ben oltre il costo di copertina, una merce che crea cultura, e cultura vuol dire tutto, vuol dire in effetti costruirsi come persone, trovare un senso alla nostra presenza in questo mondo e nelle relazioni con gli altri. Hai ragione, una "merce" preziosa, che va protetta, perché investire nella lettura dei libri non è investire nel tempo libero, non solo almeno, è anche una delle più straordinarie politiche sociali che si possano fare. Una bella scommessa sul futuro. Discorsi confusi, solo per ringraziarti delle tue parole e prima ancora del tuo lavoro. Il tuo e quello degli altri librai indipendenti, coraggiosi, intelligenti, che cercano di far quadrare i conti "in base ai bisogni e ai sogni dei lettori": librerie come presidi di civiltà, appunto. Quando passerò da Lucca farò una visitina alla tua libreria.

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