
Ho scritto diverse cose sul libro di Romano Montroni, Vendere l'anima. Il mestiere del libraio. Ho dimenticato giusto questa piccola poesia, dello scrittore tedesco Felix Dahn (1834-1912), che mi pare colga davverio il segno (e occhio, tra l'altro, alla data di morte, evidentemente nemmeno prima era l'età dell'oro).
Scrivere un libro è facile
occorrono soltanto
una penna, l'inchiostro e la carta
la quale con pazienza subisce qualunque sopruso.
Stampare libri
è già più difficile
perché spesso il genio s'esprime
con illeggibile calligrafia.
Leggere libri
è ancora più difficile
a causa della minaccia del sonno.
Ma vendere un libro
è il compito più arduo
al quale un essere umano
possa dedicarsi.
Poesia che forse sarebbe da dedicare ai poveri librai e al loro improbo compito, in un paese dove è più facile sentirsi scrittori che lettori e il libro deve (quasi) sempre arrivare in omaggio (per inciso, non sembra anche voi che "ciò che è gratis" - che è cosa diversa da "ciò che è in dono" - finisca per sminuirsi?).
Ma no, lasciamo stare i librai, sarebbe come rigirare il coltello nella piaga.
Piuttosto, visto che è cosa così rara, siamone grati. Che bellezza quel momento in cui qualcuno entra in libreria, si aggira tra gli scaffali e le pile di volumi, quindi sceglie e decide di fare suo proprio quelle pagine, quelle parole, quel pezzo di vita che qualcun'altro - quasi sempre uno sconosciuto - ha riversato lì dentro.
Apprezziamo questa decisione, questa possibilità di vita, che è un ponte tra uomini diversi che la volontà, e non il caso, ha deciso di far camminare insieme, almeno per il tempo di quella lettura.
Sono una ex della benemerita categoria,oltre che frequentatrice,ancora, dall'altra parte del banco:Quanto sono vere le tue considerazioni!In famiglia ancora qualcuno insiste e resiste da quarantanni.Al Salone di Torino,la categoria ha presentato una nuova associazione,liberilibrai,nella speranza di muovere una situazione stagnante,non credo se ne farà molto,ma tentare è ancora segno di vitalità o speranza.In bocca al lupo per il tuo lavoro,hai ragione è difficile vendere,ma il tramite sono ancora loro,tantpiccoli e grandi librai,piccole e grandi librerie in piccoli paesi o grandi città,ultimi avamposti a difesa della diffusione di libri come parole,libri come conoscenza libri come viaggi dell'anima.Ciao
RispondiEliminacara "chicchina" hai proprio ragione, quando penso alle librerie penso ad avamposti di civiltà (o a trincee per l'estrema difesa dal "peggio che avanza" in questo nostro paese.Quando penso ai librai penso a una delle poche professioni (un'altra per esempio è quella di insegnanti) che tra immense difficoltà può ancora regalarci uno straccio di futuro decente... Chissà come andrà a finire, mille auguri a Liberilibrai, ne abbiamo bisogno...
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