sabato 21 luglio 2012

Mi chiamo Tabucchi, come tutti

Non inganniamoci: scriviamo sempre dopo gli altri.


Nel mio caso, a questa operazione di idee e frasi di altri che acquisiscono un altro senso quando vengono ritoccate livemente, bisogna aggiungere un'operazione parallela e quasi identica: l'invasione nei miei testi di citazioni letterarie totalmente inventate, che si mescolano con quelle vere. E perché, mio Dio, lo faccio?

Credo che in fondo, dietro quetso metodo, ci sia un tentativo di modificare leggermente lo stile, forse perché è già da tempo che penso che, nel romanzo, sia tutta una questione di stile...

Sì, è vero. Scriviamo sempre dopo gli altri. E a me non provoca problemi ricordare di frequente questa evidenza. Di più: mi piace farlo, perché dentro di me si annida un dichiarato desiderio di non essere mai unicamente me stesso, ma di essere anche, sfacciatamente, gli altri.

Mi chiamo Tabucchi, come tutti....

(Enrique Vila-Matas, da La Repubblica)

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