Perfetto.
E' che la chiamano tutti Blu, professore.
Blu?
Blu: la bambina nata da una risata.
Sarà che di lei avevo già letto un libro importante, Guasti (Voland), uno di quei libri che ti spiazza, ti prende e non ti molla. Sarà che in questo nuovo romanzo sceglie la narrazione in seconda persona e non è facile, se lo fai sei un funambolo sospeso tra distanza e intimità, succede di precipitare, però se arrivi in fondo tanto di cappello; sarà che mi sembra una delle voci inconfondibili tra le tante dei nostri giorni, anche se c'è chi nelle sue pagine rintraccia persino qualcosa di grandi autrici del passato - per esempio l'amico Simone Innocenti, che chiama in causa nientemeno che Alba de Cèspedes e Goliarda Sapienza.
Sarà per questo e sarà anche per altro, certo, ma Blu di Giorgia Tribuiani (Fazi editore) è un libro che non mi viene da rimettere sullo scaffale tanto facilmente, terminata la lettura. Anche la copertina mi ha catturato, questo lago di celeste, insieme onirico e malinconico, un tuffo in una piscina di bellezza che può farsi ossessione.
Ma poi soprattutto questa voce, questa voce che ti aggancia fin dal primo rigo - Blu, riapri gli occhi - e sei anche tu occhi che interrogano Blu, che provano a seguire il dentro e il fuori di questa vita, chissà non si possa costruire una mappa dei dolori, delle aspirazioni, dei sogni, dei sensi di colpa.
Blu che in realtà si chiama Ginevra, però così la chiamano sin da bambina. Blu che porta su di sè un peso della vita assai più grande di quanto possa pretendere l'età. Blu che conta, perché a volte i numeri vengono meglio delle parole. Blu disarmata nel gioco dei sentimenti, ma che forse ama davvero solo l'arte.
Solo un accenno, un modo di cominciare, attraverso pagine che poi sono deflagrazione di emozioni, caleidoscopio di istanti, fragile ponte tra le varie identità che possono nascondersi denro una persona.
Provateci: a me Giorgia, per la seconda volta, mi ha spiazzato e preso senza mollarmi. E ancora provo ad ascoltare la sua voce.
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