lunedì 7 dicembre 2020

Alessandro Vanoli e tutta la bellezza dell'autunno


C'è l'autunno degli antichi greci, con le loro feste ed ebbrezze, e c'è l'autunno dei romantici dell'Ottocento, con i loro languori e le loro malinconie; ci sono i giorni delle liturgie e ci sono i piaceri della tavola, perchè l'autunno anche in questo non è stagione da poco; ci sono i quadri ora pieni di colori ora ingrigiti dalle foschie, ci sono le musiche di Vivaldi e Schubert; e ancora, ci sono i poeti, con i loro versi, compresi quelli che a scuola ci facevano mandare a memoria: e sì, c'è persino la nebbia che agli irti colli piovigginando sale.

C'è tutto questo e molto altro ancora in Autunno, terzo libro che Alessandro Vanoli dedica alle stagioni - non dico terza fatica perché è chiaro che per lui scriverli è prima di tutto un piacere. Manca l'estate e lui giura che si prenderà diverso tempo prima di proporcelo. Non so se dispiacermene oppure se provare una gioia sottile per questo autunno che così mi terrò stretto più a lungo. Magari aspettando il giorno in cui Il Mulino ci riproporrà insieme le quattro stagioni (meraviglioso cofanetto da regalare). 

Il fatto è che Alessandro le stagioni ce le propone da par suo: ovvero non solo da studioso che domina la materia, ma da straordinario affabulatore, contento di condividere il piacere del racconto. 

Il suo viaggio attraverso le stagioni è anche un viaggio attraverso il tempo della storia, nei secoli che hanno cambiato, e non di poco, la percezione e anche l'estetica dell'autunno. La più bella delle stagioni, per quanto mi riguarda. O almeno la più intrigante ed evocativa. Direi anche la più complessa e sfuggente.

Stagione di trapasso, certo. Ma anche stagione di sospensioni, rivelazioni, attese. Annuncia l'inverno, eppure allude già alla primavera. Sa di epilogo, ma intanto è il tempo del raccolto, della fatica che viene ripagata. Induce alla tristezza, ma intanto si concede all'ebbrezza. E' Halloween, ma anche la festa per la vendemmia.... 

Così ricco di umori, l'autunno. Così promettente nella bellezza che è capace di ispirare e nei pensieri che mettono radici nei suoi giorni... Scrivessi un romanzo, rimuginavo l'altro giorno, è nell'autunno che lo vorrei ambientare. 

Però prima di metterci mano vorrei sedermi a tavola con Alessandro. Una bottiglia di vin novo, i funghi fritti, le castagne arrosto: e starmene lì a lungo, ad ascoltare le sue storie. 




 


Nessun commento:

Posta un commento

La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...