Era un'altra America, era un'altra Europa. Su questa sponda dell'oceano le intemperanze e le sperimentazioni di inizio secolo avevano lasciato il posto al mattatoio della Grande Guerra, sull'altra erano gli anni del proibizionismo e di una generazione di scrittori che beveva troppo e che ancora non aveva capito il suo posto al mondo.
Parigi però era sempre Parigi ed è in questa città, porto franco di artisti e di sogni, che un giorno sbarcò una giovane americana di Baltimora. Si chiamava Sylvia Beach, era sui trent'anni e non aveva le idee chiare: aveva accarezzato l'idea di aprire una libreria francese a New York, ora voleva provarci con una libreria americana a Parigi. Se non altro a Parigi, chi l'avrebbe detto, tutto costava decisamente meno, era un posto dove se la cavavano anche i più spiantati degli scrittori.
Così nasceva una libreria che ancora oggi è un mito, la Shakespeare and Company (da non confondere con un'analoga libreria che, nel secondo dopoguerra, diventerà riferimento dei poeti beat e di tante altre inquietudini). Chi non la ha mai sentita nominare?
Shakespeare and Company ora è anche il titolo delle memorie di Sylvia Beach che Neri Pozza propone ai lettori italiani: un libro che si legge di un fiato, tra sguardi su un mondo che non c'è più e un mondo che in qualche modo si vorrebbe ancora trattenere.
Sono i tempi in cui Fitzgerald ha già dissipato buona parte del suo talento e in cui Hemingway deve ancora dimostrarlo. James Joyce ha lasciato Trieste, spende nei ristoranti come un marinaio ubriaco e fatica a tenere a bada i suoi creditori. Ezra Pound pare più pronto a dimostrare la sua abilità con i lavori di falegnameria che con la poesia. Per tutti la libreria è il luogo dove ritovarsi, magari portandosi via sporte di libri che Sylvia Beach presta spesso senza riaverli indietro.
E la storia più incredibile, certo, è quello dell'unico libro che la libraia deciderà di editare in proprio: pensate, l'Ulisse di Joyce.
Senz'altro una bella storia, per fantasticare su quanto può mettere in moto anche una piccola libreria. Eppure ripensando a quel posto in rue de l'Odeon è un'altra la cosa che mi viene in mente. La Shakespeare and Company non era solo scaffali con tanti libri. Era quella che gli americani dicono home away from home, casa lontano da casa.
Le vere librerie questo sanno essere. Posti dove ci si sente a casa. Questo libro aiuta a crederci.
Parigi però era sempre Parigi ed è in questa città, porto franco di artisti e di sogni, che un giorno sbarcò una giovane americana di Baltimora. Si chiamava Sylvia Beach, era sui trent'anni e non aveva le idee chiare: aveva accarezzato l'idea di aprire una libreria francese a New York, ora voleva provarci con una libreria americana a Parigi. Se non altro a Parigi, chi l'avrebbe detto, tutto costava decisamente meno, era un posto dove se la cavavano anche i più spiantati degli scrittori.
Così nasceva una libreria che ancora oggi è un mito, la Shakespeare and Company (da non confondere con un'analoga libreria che, nel secondo dopoguerra, diventerà riferimento dei poeti beat e di tante altre inquietudini). Chi non la ha mai sentita nominare?
Shakespeare and Company ora è anche il titolo delle memorie di Sylvia Beach che Neri Pozza propone ai lettori italiani: un libro che si legge di un fiato, tra sguardi su un mondo che non c'è più e un mondo che in qualche modo si vorrebbe ancora trattenere.
Sono i tempi in cui Fitzgerald ha già dissipato buona parte del suo talento e in cui Hemingway deve ancora dimostrarlo. James Joyce ha lasciato Trieste, spende nei ristoranti come un marinaio ubriaco e fatica a tenere a bada i suoi creditori. Ezra Pound pare più pronto a dimostrare la sua abilità con i lavori di falegnameria che con la poesia. Per tutti la libreria è il luogo dove ritovarsi, magari portandosi via sporte di libri che Sylvia Beach presta spesso senza riaverli indietro.
E la storia più incredibile, certo, è quello dell'unico libro che la libraia deciderà di editare in proprio: pensate, l'Ulisse di Joyce.
Senz'altro una bella storia, per fantasticare su quanto può mettere in moto anche una piccola libreria. Eppure ripensando a quel posto in rue de l'Odeon è un'altra la cosa che mi viene in mente. La Shakespeare and Company non era solo scaffali con tanti libri. Era quella che gli americani dicono home away from home, casa lontano da casa.
Le vere librerie questo sanno essere. Posti dove ci si sente a casa. Questo libro aiuta a crederci.
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