E poi mi ha chiesto se conoscevi il rumore del tempo. No, ho detto io, non lo conosco. Bene, fa lui, basta mettersi a sedere sul letto, durante la notte, quando uno non riesce a dormire, e restare a occhi aperti nel buio, e dopo un po' si sente, è come un muggito in lontananza, come l'alito di un animale che divora la gente....
Che fortuna doversi scegliere un libro per un viaggio - un libro abbastanza voluminoso, magari, in grado di accompagnarti per l'intero viaggio - e per una volta scegliere bene. Uno di quei libri su cui è bello anche indugiare su una singola pagina, lasciandosi andare al suono di una frase, alla sensazione che può lavorare dentro di noi, tra un gesto e un passo.
E dunque: cinque giorni in Spagna, a Valencia, accompagnato dai Racconti di Antonio Tabucchi (Feltrinelli). E lo so che sarebbe stato meglio a Lisbona. Ma non si può volere tutto. Sono contento così.
Davanti ai banchi delle tapas o beandomi al sole di un tiepido gennaio alla Città delle arti e delle scienze mi è capitato di indugiare su uno di questi racconti. Alcuni di essi capolavori - come Il gioco del rovescio, Piccoli equivoci senza importanza, I treni che vanno a Madras - altri forse meno.
In ogni caso sempre accogliendo dentro di me uno scrittore che sento come un amico, senza averlo mai conosciuto se non sulle sue pagine (una volta o due, di sfuggita, a qualche incontro). Come un amico che se n'è andato troppo presto, privando il mondo di molte altre storie degne della sua parola.
Che fortuna doversi scegliere un libro per un viaggio - un libro abbastanza voluminoso, magari, in grado di accompagnarti per l'intero viaggio - e per una volta scegliere bene. Uno di quei libri su cui è bello anche indugiare su una singola pagina, lasciandosi andare al suono di una frase, alla sensazione che può lavorare dentro di noi, tra un gesto e un passo.
E dunque: cinque giorni in Spagna, a Valencia, accompagnato dai Racconti di Antonio Tabucchi (Feltrinelli). E lo so che sarebbe stato meglio a Lisbona. Ma non si può volere tutto. Sono contento così.
Davanti ai banchi delle tapas o beandomi al sole di un tiepido gennaio alla Città delle arti e delle scienze mi è capitato di indugiare su uno di questi racconti. Alcuni di essi capolavori - come Il gioco del rovescio, Piccoli equivoci senza importanza, I treni che vanno a Madras - altri forse meno.
In ogni caso sempre accogliendo dentro di me uno scrittore che sento come un amico, senza averlo mai conosciuto se non sulle sue pagine (una volta o due, di sfuggita, a qualche incontro). Come un amico che se n'è andato troppo presto, privando il mondo di molte altre storie degne della sua parola.
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