sabato 10 maggio 2014

Il babbo di Bruna e quel silenzio che mi riguarda

 

Se non lo aggiunge lei, magari lo dirò io: certo che è anche altro, chi scrive poesie.
Lo so, perché la poesia è sempre stata piena di delinquenti. Francois Villon condannato all'impiccagione e graziato. Christopher Marlowe, spia dal coltello facile. Arthur Rimbaud mercante di schiavi. Potrei metterne in fila diversi altri. Attaccabrighe, ladri, tossici e ruffiani. Bari e falsari. Sicari e collaborazionisti della peggiore specie.
Meno male che il tempo in genere è galantuomo. Se non perdona, dimentica. Dimentica e va avanti. Si porta dietro solo ciò che serve. Cancella sentenze e magari si intasca la bellezza di un verso.
Certo che è anche altro, chi scrive poesie. Però a me non piace nemmeno questa parola: delinquente. Anche per il peggiore dei peggiori. Figurarsi per chi scrive poesie.
Un altro pensiero batte le ali come una farfalla. Provo a inseguirlo con il retino dell'attenzione. Il silenzio. Non è mio e di Bruna, il silenzio. Non è di questa città. C'è un altro silenzio, che ora si è fatto largo tra noi.
Il silenzio di una persona che non c'è più. Di un padre che si è portato via persino i ricordi della figlia.
Questo silenzio. Il silenzio di uomo che era anche altro. Qualunque cosa abbia combinato.
E qualunque cosa abbia combinato, comincia a riguardarmi, questo silenzio. 

(Paolo Ciampi, Il babbo era un ladro, Romano editore)
 

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