mercoledì 11 settembre 2013

Addio alle armi, storia di una diserzione


Racconta, il grande Hem, di aver scritto questo libro mentre il suo secondo figlio nasceva in Kansas e di averlo riscritto mentre suo padre moriva suicida in Illinois - inquietante anticipazione del suo stesso destino.

Aggiunge il grande Hem che questo libro finì per uscire il giorno del grande crollo in Borsa, il venerdì nero di Wall Street, il disastro piantato nella storia del Novecento, in mezzo alle due grandi guerre.

Spiega, il grande Hem, che il fatto questo libro fosse tragico non lo rendeva infelice, un po' perché era già convinto di suo che la vita sia una tragedia, molto perché l'idea di creare con abbastanza verità da essere contenti di leggere ciò che si era creato e di farlo ogni giorno era comunque una bella gioia.

E anni dopo ricorderà, il grande Hem, che da quando questo libro era stato scritto solo per tre anni il mondo era stato capace di rimanersene in pace: e ora forse è chiaro perché uno scrittore debba interessarsi al continuo, prepotente, criminale, sporco delitto che è la guerra.

Questo libro ha un titolo che è già bellissimo - Addio alle armi - e una copertina - nell'ultima edizione negli Oscar Mondadori - che ritrae lo stesso Ernest Hemingway, ancora molto giovane e senza barba, disteso su un letto di ospedale della prima guerra mondiale, dopo essere stato ferito (non gravemente).

Il sorriso dice molto - esprime soprattutto il sollievo della distanza dal grande mattatoio in prima linea.

Storia anche in parte autobiografica - quella di Addio alle armi. Storia di una diserzione. Dopo i massacri, ma anche dopo le orrende rappresaglie successive alla rotta di Caporetto, le esecuzioni sommarie con cui gli alti papaveri dell'esercito italiano vollero punire i loro subordinati e liberarsi di ogni responsabilità.

 (Quelli che interrogavano avevano tutta l'efficienza, la freddezza e il controllo di sé degli italiani che sparano senza che nessuno spari a loro)

Addio alle armi, addio alla guerra, appunto. Perché di fronte a quell'ecatombe anche liberarsi della divisa e attraversare una frontiera può essere atto di umanità, sentimento più forte del piombo, fame di futuro.





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