Dov'è finita l'Italia dei grandi della nostra letteratura? Quali sono i fili, più o meno sottili, più o meno invisibili, che legano Dante Alighieri, Boccaccio, Foscolo - ma anche Pascoli, Ungaretti, Pasolini, per arrivare più vicino a noi - alle nostre città, alle nostre terre, alla nostra vita di gente di Italia che vive un'epoca complessa, fatta di poca letteratura e molti scempi?
Sono gli interrogativi che accompagnano la lettura di Peregrin d'amore di Eraldo Affinati, libro denso, libro di molti movimenti da una capo all'altro dell'Italia (e non solo) e di molte letture (ma direi anche di molte esperienze che ruotano attraverso le letture che accompagnano l'insegnamento a scuola).
Un libro che forse è prima di tutto un cammino che connette epoche, pagine, luoghi, perché ogni viaggio può e deve essere in primo luogo una rivelazione, cioé deve mettere a nudo connessioni che per miopia o arroganza avevamo tralasciato.
E così può capitare di spiegare San Francesco a una giovane prostituta nigeriana, di condividere le avventure di Marco Polo con gli adolescenti afghani, di incontrare a Lampedusa. il paladino Orlando. Questo e molto altro, tra questi quaranta grandi della nostra letteratura, compagni di viaggio che ci sono e non ci possono non essere, perché la letteratura è viaggio che richiama ed esige altri viaggi.
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