Effetto farfalla: ne avete mai sentito parlare? È un concetto
che mi piace molto, benché da qualche tempo mi richiami la tipica
insofferenza per le espressioni adoperate fino all'abuso, come il
prezzemolo di una cucina povera di altri sapori. Reazione che credo
abbia qualcosa a che vedere con l'idea che sia moda recente, trovata
di successo di qualche produttore di best-sellers dei nostri anni o
anche di un qualche santone pronto a schiudervi il segreto di
insospettate energie della mente – e le due categorie in effetti
spesso coincidono.
Solo l'altro giorno ho scoperto che questo concetto ha dalla sua
anche la solidità del tempo e l'autorevolezza dei natali. Anche se
non lo chiamava così, il concetto c'era già tutto nelle riflessioni
del matematico inglese Alan Turing, uno degli uomini che dobbiamo
ringraziare se oggi il computer è uno strumento di uso domestico
come la moka per il caffè.
Lo spostamento di un singolo elettrone per un miliardesimo di
centimetro, a un momento dato, potrebbe significare la differenza tra
due avvenimenti molto diversi, come l'uccisione di un uomo un anno
dopo, a causa di una valanga o la sua salvezza.
E certo se lo spostamento di un elettrone può combinare tutto questo
c'è da chiedersi che cosa abbiano potuto produrre tutti i
comportamenti persecutori, oggi classificati come omofobia, che
portarono il povero Turing a suicidarsi a 42 anni. Ma questo è un
altro discorso.
Due anni più tardi fu Ray Bradbury. In uno dei suoi racconti il
grande scrittore di fantascienza si immagina una macchina del tempo
che consente di organizzare safari non in altri continenti ma in
altre epoche. Durante una escursione nella preistoria succede che uno
dei partecipanti calpesti una farfalla. Roba da niente Però da qui
discende una catena di devastanti conseguenze che dal passato si
riversano nel futuro, cambiando tutte le carte in tavola.
Capito di che si tratta? Accade spesso che ciò che comincia come una
suggestione letteraria – la science fiction – entri poi a
pieno titolo nelle cose della scienza.
Nel 1963 è la volta di un altro matematico, Edward Lorenz, un nome
legato alla teoria del caos e ai cosiddetti attrattori strani,
che non so cosa sono, però forse suggeriscono qualcosa proprio su
Lorenz. Il quale fa sul serio quando sulla New York Academy of
Sciences scrive cose così.
Un meteorologo fece notare che se le teorie erano corrette, un
battito delle ali di un gabbiano sarebbe stato sufficiente ad
alterare il corso del clima per sempre.
Ci siamo. Col tempo il gabbiano diventa una farfalla, mente il corso
del clima viene declinato in varie tipologie di disastro, dal
tornado in Texas al terremoto a Tokio o a San Francisco.
Però ecco, a questo penso ora, penso alle cause più lievi da cui si
scatenano effetti giganteschi. E non c'è solo il battito della
farfalla, c'è moltissimo altro. Per dire, anche un sorriso o una
buona parola. Gesti impalpabili, passi che in apparenza non lasciano
orme. Ma perché le conseguenze devono essere sempre devastanti? Un
battito una catastrofe, un battito un dono di vita.
Ci penso ora, ci penso pedalando. Ci penso accompagnando il ritmo
delle mie gambe. La farfalla, ma anche la mia bicicletta. Chi può
dire che anche ogni mia pedalata non abbia un significato? Che da
essa non discenda un'altra concatenazione di fatti?
Potrei accanirmi su scenari stile Sliding doors, le porte
scorrevoli del treno che sono come uno spartiacque per l'avvenire,
perché cambierà tutto se si arriverà con due secondi di ritardo e
quel treno partirà senza di noi. Potrei, ma mi accontento di qualche
singolare sensazione.
Non so come spiegarvelo, ma a ogni pedalata questo mondo mi sembra un
poco migliore.
(da Paolo Ciampi, Le nuvole del Baltico, Mauro Pagliai editore)
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