mercoledì 30 gennaio 2013

Dall'altro lato della vita, quella sognata

E' soltanto nel processo artistico, allora, nel "fare" che tutto si ricompone, ma soltanto per la durata dell'atto.

E' li che, camminando sul crinale tra la vita vissuta e e vita sognata (o rappresentata, se così si può dire) che lo spazio della vita vissuta si riduce sempre di più, si restringe, fino a sparire.

E allora per vivere - pensavo guardando le tele dell'ultimo periodo di Van Gogh - bisognerebbe soltanto "fare" e "fare" e "fare" e "fare", non smettere mai di dipingere - mai, nemmeno un istante - o di scrivere, o di comporre, di cercare di costruire un senso, uno qualsiasi, un'altra ipotesi di realtà.

E però poi alla fine c'è questo rischio - annotavo davanti al Campo di grano con volo di corvi - di trasferirsi dall'altra parte, di traslocare dall'altra riva della vita, quella sognata, e lì, per l'appunto, d'improvviso accorgersene, incontrare la morte, alzare la testa, e farla finita. 

(Antonio Bajani, I corvi di Van Gogh: ancora qualcosa da spartire con la vita, da L'Indice)

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