domenica 22 luglio 2012

Non se ne vanno, le Beatrici di Stefano Benni

I suoi passi? No, non è lui. Anche di queste torture è fatta l'attesa.
Anche di segni che ti rendono folle e ansioso, di ossessioni e crudele desiderio di togliere libertà all'altro, di inchiodarlo a un tempo di morti dove nessuno attende e nessuno arriva...
Ma chi aspetta davvero è vivo, aspetta sempre con amore... con un eccessivo, sprecato, indicibile, ridicolo amore.
Aspetterà sempre e gli sembrerà di non aver fatto altro giorno dopo giorno.

E' un libro snello, Le Beatrici di Stefano Benni, frutto di uno spettacolo-laboratorio, raccolta di otto monologhi al fermminile più una manciata di poesie e canzoni. Pagine diverse, voci diverse. Un concentrato di toni e umori secondo uno spartito piacevolmente anarchico, dove ci può stare tutto e il contrario di tutto, al diavolo ogni coerenza, via ogni punto di riferimento.

Libriccino comico, dolente, ondivago, piacevolmente sconclusionato. Scivola via in un niente, rimane in alcune manciare di righe, che non sai perché, ma sono lampi. Scatti di luce che non si direbbe, ma rimangono anche dopo.

Come questo: e non sai perché, ma è bello leggerselo e rileggerselo.

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