Che bello andare così in controtendenza. Mentre tutti cantano le magnifiche sorti e progressive del libro smaterializzato, della parola strappata alla carta e lasciata andare libera sulla Rete, da qualche tempo su Tuttolibri spicca una bella rubrica di Marco Belpoliti: La copertina.
Insomma, non una rubrica sui libri, nel senso di quello che c'è dentro: saggio o poesia o romanzo, trama e personaggi e così via. Ma il libro inteso, amato, raccontato nella sua splendida materialità. Oggetto che è bello guardare, toccare, sfogliare, sistemare al posto giusto in libreria.
Guardate per esempio come Belpoliti parla di Prima della fine di Ernesto Sabato, libro che inaugura la più che promettente collana-casa editrice Sur:
Per comporre nome dell'autore e titolo si usano solidi caratteri commerciali ottocenteschi, un egizio e un bastone condensato, e un Bodoni Poster per il numero sul dorso; mentre nell'interno il testo è in un attualissimo Miller del 1997 disegnato da Matthew Carter con capolettera nella prima pagina
Non sono sicuro di aver capito tutto, però c'è qualcosa di straordinariamente bello in tutto questo. Anche senza pensare che questo è un libro del grande Sabato, un'autobiografia scritta sul ciglio dell'esistenza, una doccia di malinconia che il giallo della copertina sembrerebbe quasi scacciare, benché il giallo, a ben vedere, sia anche il colore degli esclusi e degli emarginati.
Insomma, non una rubrica sui libri, nel senso di quello che c'è dentro: saggio o poesia o romanzo, trama e personaggi e così via. Ma il libro inteso, amato, raccontato nella sua splendida materialità. Oggetto che è bello guardare, toccare, sfogliare, sistemare al posto giusto in libreria.
Guardate per esempio come Belpoliti parla di Prima della fine di Ernesto Sabato, libro che inaugura la più che promettente collana-casa editrice Sur:
Per comporre nome dell'autore e titolo si usano solidi caratteri commerciali ottocenteschi, un egizio e un bastone condensato, e un Bodoni Poster per il numero sul dorso; mentre nell'interno il testo è in un attualissimo Miller del 1997 disegnato da Matthew Carter con capolettera nella prima pagina
Non sono sicuro di aver capito tutto, però c'è qualcosa di straordinariamente bello in tutto questo. Anche senza pensare che questo è un libro del grande Sabato, un'autobiografia scritta sul ciglio dell'esistenza, una doccia di malinconia che il giallo della copertina sembrerebbe quasi scacciare, benché il giallo, a ben vedere, sia anche il colore degli esclusi e degli emarginati.
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