mercoledì 9 giugno 2010

Della straordinaria impresa di vendere libri


Ho scritto diverse cose sul libro di Romano Montroni, Vendere l'anima. Il mestiere del libraio. Ho dimenticato giusto questa piccola poesia, dello scrittore tedesco Felix Dahn (1834-1912), che mi pare colga davverio il segno (e occhio, tra l'altro, alla data di morte, evidentemente nemmeno prima era l'età dell'oro).

Scrivere un libro è facile
occorrono soltanto
una penna, l'inchiostro e la carta
la quale con pazienza subisce qualunque sopruso.
Stampare libri
è già più difficile
perché spesso il genio s'esprime
con illeggibile calligrafia.
Leggere libri
è ancora più difficile
a causa della minaccia del sonno.
Ma vendere un libro
è il compito più arduo
al quale un essere umano
possa dedicarsi.


Poesia che forse sarebbe da dedicare ai poveri librai e al loro improbo compito, in un paese dove è più facile sentirsi scrittori che lettori e il libro deve (quasi) sempre arrivare in omaggio (per inciso, non sembra anche voi che "ciò che è gratis" - che è cosa diversa da "ciò che è in dono" - finisca per sminuirsi?).

Ma no, lasciamo stare i librai, sarebbe come rigirare il coltello nella piaga.

Piuttosto, visto che è cosa così rara, siamone grati. Che bellezza quel momento in cui qualcuno entra in libreria, si aggira tra gli scaffali e le pile di volumi, quindi sceglie e decide di fare suo proprio quelle pagine, quelle parole, quel pezzo di vita che qualcun'altro - quasi sempre uno sconosciuto - ha riversato lì dentro.

Apprezziamo questa decisione, questa possibilità di vita, che è un ponte tra uomini diversi che la volontà, e non il caso, ha deciso di far camminare insieme, almeno per il tempo di quella lettura.

2 commenti:

  1. Sono una ex della benemerita categoria,oltre che frequentatrice,ancora, dall'altra parte del banco:Quanto sono vere le tue considerazioni!In famiglia ancora qualcuno insiste e resiste da quarantanni.Al Salone di Torino,la categoria ha presentato una nuova associazione,liberilibrai,nella speranza di muovere una situazione stagnante,non credo se ne farà molto,ma tentare è ancora segno di vitalità o speranza.In bocca al lupo per il tuo lavoro,hai ragione è difficile vendere,ma il tramite sono ancora loro,tantpiccoli e grandi librai,piccole e grandi librerie in piccoli paesi o grandi città,ultimi avamposti a difesa della diffusione di libri come parole,libri come conoscenza libri come viaggi dell'anima.Ciao

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  2. cara "chicchina" hai proprio ragione, quando penso alle librerie penso ad avamposti di civiltà (o a trincee per l'estrema difesa dal "peggio che avanza" in questo nostro paese.Quando penso ai librai penso a una delle poche professioni (un'altra per esempio è quella di insegnanti) che tra immense difficoltà può ancora regalarci uno straccio di futuro decente... Chissà come andrà a finire, mille auguri a Liberilibrai, ne abbiamo bisogno...

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