domenica 22 novembre 2009

Da Primo Levi a Borges con Daniele Pugliese


A volte ci sono libri che funzionano come le sabbie mobili, fai un passo che non è frutto nè del calcolo nè tanto meno della previdenza e ci sei dentro, affondi in quelle pagine, anzi, ti arrendi a quelle pagine: e va bene così, è proprio quello che cercavi.

Con questo libro di Daniele Pugliese, Sempre più verso occidente e altri racconti, per me l'esperienza è stata proprio questa: mi sono inoltrato con disinvoltura nei territori del primo racconto per poi capire subito che il gioco non sarebbe stato affatto semplice, tutt'altro.

Perché in queste pagine, è evidente, l'autore non gioca con la letteratura, piuttosto mette a nudo la sua vita, e con la sua quella degli altri, la nostra vita: e ogni racconto è una fragile passerella che richiama i tuoi passi sopra abissi di dubbi, significati incerti, tensioni indicibili. Perché sai fin dall'inizio che quella passerella può cedere, che la vertigine può farti perdere l'equilibrio, che laggiù in fondo non è che ci si può fare soltanto male, c'è anche qualcosa che forse può restituire un senso.

Dieci racconti, dieci storie e situazioni non fini a se stesse, estranee a ogni compiacimento. Domande pesanti, crudezza della vita, inquietudini e abbandoni, esperienze filtrate atraverso una sensibilità complicata che a ben vedere può essere di tutti noi.

Anche questo, in fondo, è un viaggio, non dissimile dalla "spedizione notturna" di Francois-Xavier de Maistre. Da Sempre più verso Occidente, ispirato a un racconto di Primo Levi (e da quest'ultimo letto e commentato) all'Amore in buca dove mi pare evidente il richiamo a Borges, non senza una buona dose di Italo Calvino, ci scommetterei, e tributi più evidenti ai russi dell'Ottocento, ai tedeschi della grande crisi europea, fino a Kafka (che oggi è quasi una sfida) ma anche a Conrad (a sorpresa).

Un viaggio, sì. Un viaggio che in realtà è quasi un pellegrinaggio (ritorniamo all'etimologia della parola), un peregrinare appunto attraverso i movimenti e le sollecitazioni dell'anima, solo che questo peregrinare quasi sempre stenta a trovare la sua meta, la sua possibilità di salvezza: ma questa, si sa, è la difficile condizione dell'uomo moderno, la sua sfida.

Quando finisci un libro e lo riponi sullo scaffale della tua libreria è importante pensare cosa potrà rimanere del pezzo di strada che hai fatto insieme. Di questo libro sono davvero tante le cose. Le prime in ordine sparso, perchè in queste liste, se proprio vuoi farle, non c'è mai un ordine oggettivo: la domanda "Che cos'è un nemico?" di Ebrei erranti; la singolare figura del "redattore di istruzioni" di una multinazionale farmaceutica in La pasticca verde; la ragazza malata di vita e di letteratura di Specchio retrovisore; la battaglia per regalare tutte le parole del vocabolario alla donna persa, lettera dopo lettera, giorno dopo giorno, di Amore in buca...

Riprendo da uno di questi racconti:

"Leggere è veramente delizioso. Provi quasi un piacere. Non è solo l'interesse, la curiosità. C'è una sorta di rapporto tra te e la pagina, fra te e quelle righe nere.
L'unico dramma è che non riesco a leggere senza pensare, senza trovare un filo con quello che ho vissuto, con quello che provo. E' più forte di me. La mente continua a vagare imperterrita, quasi che ci siano due teste, una scorre sull'inchiostro impresso dal piombo, l'altra macina pensieri e impressioni e ricordi"


Non ci vuole molto a capire che per Daniele Pugliese anche il viaggio della scrittura è fatto di questa impossibilità di liberarsi dal lavorio del pensiero, che poi non è solo sofferenza, è anche un dono.

2 commenti:

  1. Non amo molto i libri di racconti, eppure ci sono raccolte che mi chiamano.
    Questo libro pare interessante ed è raro, nonchè prezioso l'attimo in cui ti accorgi di aver incontrato quel genere di autore che ti rapisce. La noia non c'è. C'è solo... viaggio.

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  2. Rodolfo Marais Savìoli19 gennaio 2010 alle ore 18:23

    Difficilmente scelgo libri di racconti, come molti generalmente li evito. Adoro invece le lunghe storie, i romanzi che ti accolgono piano piano, parola per parola, riga per riga, pagina per pagina e attraverso dettagliate descrizioni e minuziosi particolari svelano atmosfere, luoghi, situazioni e rivelano le pieghe piu profonde dell'animo dei personaggi. Questo libro, incontrato per caso e che mi ha arricchito in modo sorprendere, contraddice questa mia predilezione, perche' "Amore in buca, L'ingrato, La pasticca verde, Ebrei Erranti, Camera di rianimazione, ... nemmeno fermare su questo pensiero", cito solo alcuni tra gli scritti che Daniele Pugliese ha raccolto nel suo "Sempre piu' verso Occidente", sono racconti densi, quasi cronache, di vero, dolente e intenso vissuto in cui l'autore con stile nitido, colto e preciso apre, o meglio riapre, scatole di memorie ed emozioni che, se pur si indovinano in gran parte autobiografiche, riescono a racchiudere ritratti, atmosfere e sentimenti universali in poche vibranti ed intense pagine, che consumi in un attimo e ti porti dentro a lungo. E li' tornano, tornano, tornano.

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